Sul negazionismo ambientale (waiting for Donald Trump)

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Abbiamo parlato in precedenza, su questo sito, del fatto che stiamo vivendo a tutti gli effetti quella che è la sesta estinzione di massa. La biodiversità sul pianeta Terra sta scomparendo con una velocità mai osservata prima, neanche nelle estinzioni di massa precedenti. Ed oggi non ci sono asteroidi o eruzioni simultanee di migliaia di vulcani da tirare in ballo.

Allora cosa sta causando questa estinzione di massa?

La comunità scientifica, nella sua maggioranza da diverso tempo ha trovato una risposta. La sta causando l’impatto dell’uomo sull’ecosistema, o meglio dell’inquinamento prodotto dalle attività umane. Questo inquinamento ha causato un riscaldamento globale anomalo e la distruzione di tanti ecosistemi.

Tant’è vero che questa “era” geologica hanno dato il nome di “antropocene”.

Ma dato che ci sono molti ancora non convinti che questo sia effettivamente vero cerchiamo di vedere che prove abbiamo che sta avvenendo tutto questo.
Ci aiutiamo anche con un ottimo articolo pubblicato su “La stampa” del 18 novembre a firma di Nicolas Lozito.

  1. Aumento della temperatura del pianeta

Sappiamo che c’è chi contesta anche questa evidenza scientifica, ma noi non possiamo che basarci sui dati verificati dalla comunità scientifica. Questo è il grafico diffuso dalla Nasa sull’andamento della “anomalia della tempratura” del pianeta, reperibile al sito: http://data.giss.nasa.gov/gistemp/graphs/

 

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Ora, se avete altri dati più attendibili, parlate con la Nasa e per favore non tirate in ballo i soliti gomblotti mondiali.

Il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre per il pianeta con un aumento medio della temperatura di 1,6 °C segno che non c’è nessun rallentamento del riscaldamento del pianeta e che gli scenari più “pessimisti” forse sono i più attendibili.

Cosa vuol dire gli scenari più pessimisti? Beh, che ne dite di cominciare a valutare l’impatto (sotto ogni punto di vista) di 400milioni di profughi nei prossimi vent’anni dal sud est asiatico in un mondo che, attualmente, non sa gestire qualche centinaio di migliaia di profughi dal nord Africa e dal medio oriente?

  1. Scioglimento dei ghiacciai del polo Nord/innalzamento del livello del mare

Anche qui solo dati di fatto: nel 2015 la superficie dei ghiacciai del polo Nord è di 4,68 milioni di Km2. Nel 1980 era di 7,86. con un facile conto si capisce che in 35 anni ne è scomparso il 41%. (fonte https://nsidc.org/ )

Qualcuno dice: “ma se si fosse sciolto “davvero” il quaranta percento dei ghiacci del polo nord i danni sarebbero stati già visibili”.

Questo significa che, oltre ad aver una visione politicamente miope (aspettare sempre il disastro, mai prevenirlo) si ha poca conoscenza di come funzionano gli equilibri in natura. Come spesso succede in molti campi dalla chimica alla fisica alla biologia, un sistema è in grado di sopportare pesanti variazioni senza darlo a vedere (o con pochissimi segnali), poi quando questa variazione va oltre i limiti sopportabili, semplicemente il sistema crolla.

Dobbiamo davvero aspettare che tutte le nostre città costiere siano cancellate e che il mare arrivi a Bologna per convincerci che forse era meglio limitare il nostro inquinamento?

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  1. Però c’è chi la pensa diversamente.

Certo, non essendo dogmatica la scienza permette di seguire anche ragionamenti diversi che portano a conclusioni diverse. Però poi alla fine la c.d. Comunità Scientifica prende una posizione dovuta all’evidenza delle prove e al numero di studi che supportano alcuni scenari.

Quindi mettiamola semplice:
Quanti sono gli studi peer reviewed che dicono che il riscaldamento del pianeta è a causa antropica (ovvero è colpa dell’uomo)? 16183

Invece quanti sono gli studi peer reviewed che dicono che il riscaldamento del pianeta NON è colpa dell’uomo? 25
(periodo di riferimento 1991- 2013, fonte James Lawrence Powell http://www.jamespowell.org/)

Certo, c’è una probabilità minuscola che abbiano ragione quei 25 studi e torto gli altri 16183. Tuttavia esiste anche una certa probabilità che all’interno di quei sedicimila abbiano ragione gli studi più pessimistici. Ovvero, che in una decina di anni a partire da oggi dovremmo cominciare a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi Marte.

 

In sintesi, cosa dobbiamo fare?

Tante cose. Cominciare a capire che abbiamo un solo pianeta e che stiamo vivendo come se ne avessimo a disposizione altri quattro. Cominciare a capire che ogni cosa ha un prezzo e che i danni ambientali sono quelli che poi costano di più in termini di tempi e risorse. Cominciare a capire che quando una specie è estinta, è estinta; la rivedremo solo nei nostri sogni. Cominciare a capire che non possiamo continuare a spostarci su motori a scoppio progettati due secoli fa. Cominciare a capire che le scelte politiche, anche se impopolari, semplicemente vanno fatte. Cominciare a capire che un altro mondo non solo è possibile ma è obbligatorio, altrimenti presto non avremo più neanche questo.

Forse basterebbe, per chi ha ancora dei dubbi, riflettere sul finale di un piccolo capolavoro cinematografico che si chiama “Finchè c’è guerra c’è speranza” scritto, diretto ed interpretato da Alberto Sordi. Democristiano, simpatizzante di Andreotti, ma in tempi in cui la coscienza sociale era molto più diffusa di oggi.

Alessandro Chiometti

20 Novembre 2016   |   articoli, filosofia e scienza   |   Tags: , , ,