Il bisturi e l’accetta

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Osservando l’impennata dei positivi alla Covid19 delle ultime settimane si può dire senza dubbio che i virologi che prevedevano un andamento stagionale del virus, e non la sua scomparsa grazie al sole estivo, avevano ragione.

Dato che tutto lo staff del governo Conte-bis aveva questa opinione viene da chiedersi come è possibile essersi trovati così impreparati da arrivare a quasi ventimila contagi al giorno… ma lasciamo perdere per ora la valutazione delle misure balneari prese prima di ottobre.

Non vogliamo essere buonisti, le lasciamo perdere solo per pietà umana nei confronti di persone molto in difficoltà, come un Presidente del Consiglio che si vanta sui mass media neanche avesse vinto una guerra mondiale per aver ottenuto dei fondi dall’Europa e dopo tutti questi mesi ancora non riesce a prenderli per causa della sua stessa maggioranza di Governo; o di un buffo governatore regionale che strilla contro l’imbecillità di Auììn (leggi Halloween) dopo aver baciato il sangue liquefatto di San Gennaro.

Vi vogliamo raccontare invece di come ci siamo imbattuti nell’ennesimo incomprensibile pastrocchio italiano nella gestione di questa epidemia Covid19.

Analizzando i dati[1], oltre all’indiscutibile aumento del numero di contagiati, due cose appaiano evidenti: la prima è la caduta della mortalità apparente di questa malattia, la seconda è l’aumento consistente in termini di percentuale degli asintomatici sul numero totale dei positivi.

Se sulla prima ci sono molti fattori che contribuiscono ad una spiegazione (soprattutto il fatto che abbiamo capito come trattare i pazienti in terapia intensiva, con una caduta della mortalità di questi casi dal 40 al 5% ), sulla seconda le cose sembrano un po’ più complicate e anche con tutte le ipotesi a nostra disposizione, è difficile spiegare le punte che arrivano al 90% dei casi (dati diffusi dalla Regione Campania). E anche accettando anomalie locali e sapendo della confusione che qualcuno può fare su asintomatici, paucisintomatici e lievemente sintomatici, è indubbio che la somma di queste tre caratteristiche sia aumentata di una percentuale stimabile attorno al 10-18% (a seconda delle fasce di età) sul totale dei positivi da Maggio a Ottobre.

Sarà la nostra deformazione professionale nel trattare dati ma l’anomalia ci appare evidente. E quando ci sono anomalie in un sistema di analisi chimiche o microbiologiche la prima cosa da verificare è il metodo e la precisione a questo associata.

Quindi ci siamo chiesti “Ma qual’è l’affidabilità o per meglio dire la precisione di questo metodo di analisi comunemente noto come Tampone naso-faringeo?”.

Dopo una prima infruttuosa ricerca sul web (e già cominciamo male, dovrebbe essere un dato così in comune da apparire alla prima riga di google) abbiamo mandato una mail a tre laboratori privati con la seguente domanda: “potete fornirci cortesemente la precisione in termini percentuali del tampone naso faringeo per la Covid19 che fate presso i vostri laboratori?” (al prezzo di oltre 90 euro, avremmo voluto aggiungere).

Risposte.

Primo laboratorio: “Il nostro tampone è certificato golden standard” (terminologia che sta solo ad indicare che è la migliore tecnica disponibile); “Ok, ma abbiamo chiesto la precisione in termini percentuali” “Ah va bene giro la domanda al laboratorio”. Siamo in attesa della risposta da una settimana circa.

Secondo e terzo laboratorio, risposta identica sul golden standard, nessuna risposta alla nostra replica.

Va bene, bypassiamo i laboratori che del resto sono stracolmi di lavoro, e andiamo direttamente a chiedere a chi commercializza il tampone. Stessa mail inviata ai laboratori, risposta: “Se ci da un suo contatto le facciamo un preventivo per la fornitura”. “Grazie ma per il momento vorrei solo sapere la precisione in termini percentuali”. “Va bene le invio subito la scheda tecnica”. Oh meno male, pensiamo. E poi arriva la scheda tecnica.

Nessun riferimento alla precisione, solo la preziosissima informazione che il risultato “+” vuol dire “presenza del virus” e il risultato “-” vuol dire assenza o non rilevabilità del virus.[2]

Respiriamo. Respiriamo a fondo. Andiamo in qualche gruppo di discussione che reputiamo serio e chiediamo una mano. Dopo qualche scambio di papers l’abisso dell’ennesimo pastrocchio è chiaro.


Non possiamo qui spiegare i meccanismi della PCR (Polimerase chain reaction) a cui il materiale raccolto con il tampone viene trattato per amplificare e moltiplicare l’RNA virale fino a che questo sia effettivamente rilevabile. Ci limitiamo a dire che il numero dei cicli di “amplificazione” del segnale viene indicato come Ct. Numero che dovrebbe essere sempre indicato quando si comunica il risultato di un esame. Perché la buona sensibilità del tampone nel rilevare il Sars-Cov-2 è proprio dovuta a questa amplificazione, ma va da se che se io amplifico troppo un segnale minimo do per positivo anche un tampone fatto a chi il virus non ce l’ha più e ne sono rimaste minime tracce inattive.

Infatti come diceva questo studio datato 6 maggio 2020 pubblicato dalla rivista Jama[3] devono essere considerati positivi solo i tamponi per cui il Ct è minore di 40, ovvero il processo di amplificazione del segnale è stato fatto per meno di 40 cicli.

Il 29 agosto, mentre il governo italiano sceglieva quali influencer pagare per spiegare come indossare la mascherina agli italiani, il New York Times[4] pubblicava un’importante inchiesta su come l’uso troppo elevato di questi tamponi, inteso come sovraccarico del lavoro per le macchine che li analizzano e li elaborano, causasse un eccesso di risposte positive decisamente superiore alla precisione teorica del 95% con cui erano stati messi in commercio. Questo a causa dell’inevitabile contaminazione crociata che si ha in tecniche così delicate.

Non è un caso che il Centers for Disease Control (CDC) americano raccomandava di non considerare positivo nessun test con Ct maggiori di 35 per questo motivo. (Sul Ct in Italia vedi nota 4)

Tutto ciò veniva messo nero su bianco, scientificamente parlando dal New England Journal Of Medicine il 30 settembre[5].

Proprio così, mentre in Italia si affermavano le inossidabili certezze dei 750 esperti del Comitato Tecnico Scientifico di Conte sul virus nottambulo che predilige gli aperitivi e che va a ballare in discoteca il NEJOM diceva invece chiaramente che per sconfiggere il virus dovevamo smettere di usare come mezzo di tracciamento i Tamponi naso -faringei, lasciando questi agli approfondimenti clinici e passare ai test rapidi che danno la risposta in pochi minuti.

È vero che quei test rapidi hanno una minor sensibilità, ma danno una risposta immediata per la carica virale tale da essere infettiva e quando devi gestire un’epidemia dei debolmente positivi o di chi il virus ce l’ha avuto e gli è rimasta una bassa carica virale devi fregartene e usare uno strumento idoneo. Anche perché è impossibile pensare di fare un tracciamento efficace se la risposta del tampone arriva tra le 48 e le 72 ore. 

È certamente vero che un bisturi è molto più preciso dell’accetta ma quando devi abbattere un albero ti serve un’accetta, non te ne frega nulla della precisione del bisturi.

Non sappiamo e probabilmente non lo sapremo mai quanti sono i falsi positivi dovuti all’uso spropositato dei tamponi. L’errore è funzione anche di quanti macchinari per la PCR sono stati usati, quant’è stato il carico di lavoro di ognuno di loro eccetera eccetera.

Davvero non lo sapremo mai.

Ribadiamo invece le date dei papers indicati: 29 agosto il New York Times, 30 settembre il NEJOM.

Il 1 ottobre con 2500 nuovi positivi al giorno la “dittatura degli inetti” che governa questa distopia che ci è toccato vivere (cit. Wu Ming[6]) si è fatta cogliere dall’isteria cominciando a starnazzare come un branco di oche di fronte a un cane che entra in uno stagno fino a quel momento pacifico. Si sono ricominciati a cercare i capri espiatori, i vacanzieri che avevano avuto l’ardire di usare il bonus vacanze governativo, gli aperitivi, le palestre, il calcetto. E alla fine il capro espiatorio perfetto resta sempre quello, i giovani. Colpevoli di voler vivere e di non ammalarsi se non in forma lieve (medesima citazione).

E in un momento di isterica frenesia non è possibile pretendere che un governo con a disposizione 750 esperti di un CTS che comunque non ascolta (vedi scandalo di giugno sui mancati lockdown localizzati in Lombardia a marzo, scandalo già dimenticato come vuole la tradizione italiota), possa arrivare finanche a leggere gli studi pubblicati su prestigiosi giornali o riviste mediche in inglese. Giusto?

In questi giorni, mentre mettevamo a punto questo pezzo di testimonianza autobiografica (lo riconosciamo, abbiamo un ego così spropositato che neanche fossimo i Wu Ming), c’è stato un susseguirsi degli appelli anche dalla comunità scientifica italiana (Palù, Silvestri, Spada, Rigoli) su una moltitudine di temi legati alla gestione del virus. Dalla gestione dei malati, ai test da usare per il tracciamento, alla richiesta di un metodo per uniformità ai risultati dei tamponi in base al valore del Ct, allo smettere di inseguire gli asintomatici nel tracciamento.

Il ministro Speranza in seguito a ciò (?) ha annunciato che presto (quando?) i test rapidi saranno reperibili in farmacia (perché non c’erano già? come mai nessuno li faceva? erano vietati? da chi?).

Nel frattempo Conte, che non voleva sentire la parola lockdown e per questo ha scaricato la responsabilità delle chiusure sui governatori locali, sta preparando il terzo DPCM in due settimane (sicuramente sovrapponendo confusione su confusione con tutte le delibere regionali uscite nel frattempo… perché qui in Assurdistan nessuno pensa magari a cancellare provvedimenti che si sono dimostrati inefficaci), i mass media più importanti del paese continuano a diffondere fake news come quella di un volontario per il vaccino morto in Brasile (si è morto, ma non certo per il vaccino visto che ancora non gliel’avevano somministrato) e ad usare parole completamente inopportune come “coprifuoco”. E intanto a Napoli e Milano la gente si è incazzata davvero con i primi scontri per strada di fronte all’eventualità di nuove chiusure che metterebbero in ginocchio ciò che si è salvato dal primo lockdown.

Ma stiamo tranquilli e mettiamo su i popcorn.

Il meglio deve ancora venire.

Alessandro Chiometti

 

[1] https://public.flourish.studio/story/435616/

[2] la foto della scheda tecnica è oscurata nei dettagli commerciali che possono essere coperti da copyright

[3]https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2765837

[4] https://www.nytimes.com/2020/08/29/health/coronavirus-testing.html
non siamo riusciti a reperire un’informazione univoca sul valore del Ct raccomandato in Italia, di certo non è un caso l’appello del biologo Rigoli in tal senso: https://www.ilmessaggero.it/salute/focus/covid_asintomatici_carica_virale_bassa_pazienti_non_contagiosi_proposta_virologo_rigoli-5515150.html

[5] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2025631

[6] https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/10/messaggio-in-bottiglia-sulla-seconda-ondata/#more-45424

24 Ottobre 2020   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , ,