Sul caso di Franco Coppoli

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Il giudice Luigi Tosti risponde in base a questo articolo del prete Gianni Colasanti:
http://www.lavoce.it/articoli/20090529031.asp

Egregio Monsignore,
ho letto il suo commento sull'azione giudiziaria promossa dal prof.
Franco Coppoli dinanzi al tribunale di Terni, pubblicato sulla Voce, e
il suo invito ad utilizzare il metodo delle idee chiare e distinte, in
virtù del quale dovrebbe essere ben chiaro che l'imposizione del
crocifisso sopra la testa del prof. Coppoli sarebbe un atto del tutto
legittimo perché deliberato dalla "maggioranza".



Se si seguisse il suo
criterio -chiaro e distinto- sarebbe altrettanto legittimo che la
"maggioranza" degli italiani deliberasse di discriminare in mille modi
i neri, visto e considerato che i neri sono una minoranza. Purtroppo,
però, la Costituzione Italiana e le Convenzioni internazionali per la
salvaguardia dei diritti inviolabili dell'uomo dispongono in senso
diametralmente contrario, e cioè che in materia di rispetto di tali
diritti individuali -tra i quali sono da annoverare il diritto
all'eguaglianza e non discriminazione e quella di libertà religiosa- il
criterio della "maggioranza" -da lei come da gran parte dei cattolici
propugnato a spada tratta- non vale. E' la Corte Costituzionale, tra
l'altro, che ha fatto applicazione di questo principio affermando, ad
esempio, che è illegittimo inserire nella formula del giuramento
riferimenti a dio, non avendo alcun rilievo che la maggioranza della
popolazione, in ipotesi, creda magari ancora a dio.
Non propini, dunque, ai lettori tesi che non hanno alcun fondamento
giuridico e che servono solo a depistare e confondere le acque,
occultando il tema di fondo, che è quello dell'evidente ed eclatante
discriminazione religiosa da parte dei cattolici. Imporre a chi non
crede o ai non cattolici il crocifisso, infatti, non è soltanto un atto
di arroganza, ma è anche un atto discriminatorio, dal momento che a chi
non crede o a chi crede in qualche dio diverso dal vostro viene negata
la pari opportunità, cioè il diritto di esporre i propri simboli a
fianco del crocifisso: e questo è un comportamento palesemente
discriminatorio, al pari della discriminazione che impediva agli ebrei
e ai negri di entrare nei locali pubblici, consentendolo soltanto alla
superiore razza bianca. E' soltanto "grazie" al vostro "razzismo
religioso", cioè alla vostra presunzione di essere i depositari della
Vera verità e dei Veri valori, che oggi in Italia, negli uffici
pubblici, entrano -cioè sono esposti- i soli crocifissi, mentre tutti
gli altri -in quanto inferiori- debbono rimanere fuori.
E' di questo, Egregio Monsignore, che si disquisisce nelle aule giudiziarie di Terni, e non solo di Terni.
Dunque,
prima di risolvere semplicisticamente il problema della vostra
discriminazione religiosa ai danni degli atei, degli ebrei, dei
musulmani, degli induisti e di tutte le altre religioni, sarebbe forse
auspicabile cercare di capire e, poi, di documentarsi.
Grato di una pubblicazione di questa mia lettera sulla Voce, le invio i più distinti saluti.

Luigi Tosti
Rimini
tosti.luigi@yahoo.it
http://tostiluigi.blogspot.com

12 Giugno 2009   |   articoli   |   Tags: