Sempre gli stessi, neh!

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(o forse è un virus?)

Premetto che non sono piemontese (mi riferisco al "neh!"). Sono solo un po' (very po') poliglotta. Detto questo , di cui frega niente a nessuno, aggiungo che intendo qui mettere in rilievo cos' è l'atteggiamento mentale confessionale nei confronti del sapere – di quello scientifico in particolare – che chi è laico – e spero sia così per ognuno – non ha fondato motivo di praticare.


Rimando ad altra sede la questione della conciliabilità tra scienza e fede. Anticipo solo che si tratta un po' di una trappola per gonzi – o per topi? – beh, per topi gonzi. L'antagonista 'forte' della religione è infatti la filosofia. La scienza non è 'organizzata' per questo. Il timore panico dei religiosi nei confronti della scienza sta nel fatto che questa sembra innocentemente divertirsi a mandare all'aria tutti i castelletti di carte che quelli costruiscono per sé stessi; i quali riescono a malapena a dissimulare il desiderio di volerla mettere a tacere. Così, dato che oggi non è più possibile, hanno montato la problematica della 'conciliabilità', destinata a protrarsi , ovviamente, ad libitum. Magari in attesa di tempi … MIGLIORI! (A conferma che furbizia ed intelligenza sono in antitesi).
In ambiente cristiano sono paradigmatici i casi di Galileo e dell'evoluzionismo darwiniano. (Significativo e gustoso è l'aneddoto riguardante quella leggiadra lady inglese che , resa nota che fu la scoperta di Charles Darwin che l'uomo è strettamente imparentato con le scimmie, ebbe a commentare: "Sarà pur vero, ma almeno … che non se ne parli! Che non si sappia in giro!"). E per quanto riguarda i seguaci di Macometto? La situazione è anche peggiore. Un esempio: "La terra è piatta, e chi discute questa dichiarazione è un ateo che merita solo di essere punito" (Sceicco Abdel-Aziz Ibn Baaz, autorità religiosa suprema; Arabia Saudita). Medio evo? Macché! 1993.
Intendo in questo articolo dimostrare come questo habitus mentale non sia solo specificatamente cristiano o musulmano, ma tout court, religioso; e questo non a parziale giustificazione delle due concezioni suddette, ma a loro ulteriore condanna, come i più 'scafati' capiranno al volo. Per farlo racconto della disavventura occorsa nientemeno che al grande Pitagora, matematico, filosofo e … qualcos'altro; con la cui tabella numerica abbiamo avuto tutti a che fare da piccoli, e poi col suo celebre teorema, anche se sembra fosse noto già da prima. Comunque porta il suo nome. Cosa c'entra questo con la religione? Purtroppo c'entra. Accadde che in seguito alle sue scoperte (peraltro di valore immenso!) sui rapporti armonici tra i suoni, il Nostro si fosse convinto di aver trovato l'essenza ultima dell'universo, il vero logos, in altri termini: l'assoluto. Probabilmente aveva un'indole, per così dire, 'predisposta', e questo, unitamente alle sue dimostrate capacità, ne abbassò le difese immunitarie a livelli allarmanti. Il Maestro aveva fondato una scuola a Crotone, nella nostra bella Calabria (che ritrovi presto i motivi della sua grandezza autentica: Bernardino Telesio, Tommaso Campanella, Pasquale Galluppi, etc.), scuola a cui arrivò a conferire tutte le caratteristiche di una vera e propria CHIESA; di cui lui era il leader indiscusso … e indiscutibile! (valeva lo autòs éphe – ipse dixit !). Oltre che ad infischiarsi sommamente dei pareri dei suoi discepoli, Pitagora li sottoponeva a regole igieniche e dietetiche rigorose (il Maestro detestava in particolare le fave. Mah!). Dall'Orfismo mediò il disprezzo per il mondo sensibile e la teoria della trasmigrazione delle anime (metempsicosi), nota anche come reincarnazione, di origine chiaramente orientale. Tramite quel poco decoroso froschsprung ('salto della rana'. E' tedesco. Vedi all'inizio) di corpo in corpo, che a me, devo dire, fa anche un po' schifo,le anime si sarebbero progressivamente purificate in vista di una finale beatitudine contemplativa. In seguito anche Platone, e poi il primo cristianesimo, se l'approprieranno.
Ma qual era questa superiore entità, unica realtà vera del mondo, di cui lui si autoproclamò Sommo Sacerdote ed unico depositario in terra? E' presto detto: era, o meglio, erano, i numeri interi, che coi loro rapporti producono l'armonia universale. E i numeri decimali? Beh, per l'appunto, ogni decimale – si disse – ‘sottintende' comunque numeri interi, poiché può essere ricondotto al rapporto fra due di questi (es. 0,375 = 3/8. I numeri con questa proprietà saranno chiamati razionali, da ratio = rapporto. E' evidente che anche i numeri interi appartengono ai razionali; li si consideri divisi per 1).
Il principio era pertanto salvo. Davvero? Non si sa se fu lui, Pitagora, in persona, od un suo discepolo, a fare , proprio sul più bello, una scoperta sconvolgente. Si era calcolata facilmente la lunghezza della diagonale di un quadrato di lato pari a 1 (si fa applicando proprio il teorema di Pitagora; suo o no che sia!), che risultò pari a √2 (radice quadrata di 2; = 1,414213562 …). Si può immaginare quale sgomento quando, analizzando tale numero, ci si accorse che non era riducibile in alcun modo al rapporto fra due interi (per chi fosse interessato ne allego, fuori testo, la dimostrazione algebrica. Non è difficile). Il colpo fu devastante. La scoperta distruggeva le fondamenta del suo edificio mistico-matematico. A questo punto uno 'normale' avrebbe detto: "Beh, ci siamo sbagliati; cerchiamo di capirci qualcosa di più". Lui no! Ormai il 'virus' religioso aveva avvelenato la più intima essenza, sua e dei suoi adepti. Nella sua confraternita fu imposta una congiura del silenzio. Guai a chi avesse rivelato quanto era stato scoperto! Edificante, non è vero? Specie se si considera la statura del personaggio. Se non che, mantenere un segreto sembra non essere una virtù della nostra specie; la voglia di spifferare è più forte di qualsiasi costrizione. Accadde infatti che un discepolo, tale Ippaso di Metaponto, aprì le valvole e sparse la verità ai quattro venti. Il 'traditore' venne ovviamente cacciato con ignominia ed a lui si eresse una tomba mentre era ancora in vita, segno tangibile dei sentimenti nei suoi confronti. Ippaso ebbe invero il buon gusto di morirsene in mare in un naufragio. Che gli fossero arrivate tutte le maledizioni? Non lo sapremo mai. Il guaio era però ormai fatto e l'onore compromesso. Sarebbe interessante vedere cosa resta nel pensiero (spec. matematico) moderno dell'eredità pitagorica, ma questa, come si dice nei peggiori articoli: " … è un'altra storia".
 La morale che si può trarre da questa storia – ma non solo da questa – è che pare proprio che Madre Natura non sopporti di essere 'imbracata' una volta per tutte, e che detesta esclusivismi e monopoli. Certamente noi tutti onoriamo Pitagora e lo commemoriamo come uno dei grandi geni che hanno dato lustro all'umano intelletto, ma quell'amara disavventura in cui occorse fu ampiamente meritata. Voi che ne dite?

Dim. I due numeri interi p e q che individuano un numero razionale col loro rapporto p/q , se occorre opportunamente ridotto ai minimi termini (p e q non contengano fattori comuni), non possono essere entrambi pari (avrebbero almeno il fattore 2 in comune). Supponiamo che √2 sia un numero razionale (la dimostrazione è per assurdo). Abbiamo: √2 = p/q da cui, quadrando: 2 = p²/q² ; p²= 2q² (1). p² è un numero pari perché il secondo membro di (1) contiene il fattore 2; ma il quadrato di un numero dispari è dispari, dunque p è pari. Può essere perciò scritto come p = 2r (2). Introducendo la (2) nella (1) : 4r² = 2q² ; 2r² = q² . La situazione è analoga alla precedente: q² è pari e quindi lo è anche q; come p! Pertanto √2 non può essere un numero razionale. C. d. d.

5 Giugno 2008   |   articoli   |   Tags: