Il sasso di Saviano coglie nel segno e l’ipocrisia italiana si scatena

Pubblicato da

“Saviano choc”, “Saviano è impazzito”, “Saviano è un camorrista”, “Togliete la scorta a Saviano”.

Sono solo alcuni degli starnazzi che si possono facilmente reperire in rete dopo che il sasso di Saviano ha turbato l’apatico stagno dell’ipocrisia italiana sulla questione “guerra alla droga”.

Se le crociate perbeniste e ridicole di Salvini contro la cannabis light sembravano fino a poco tempo fa costringere il paese a fare ulteriori passi indietro, fortunatamente la fuga in avanti su questi temi del sempre coraggioso scrittore napoletano ha dato una sveglia. “Legalizzare le cocaina” ha detto Saviano. Apriti cielo.

In province come quella di Terni dove la presenza delle c.d. comunità di recupero è molto  ingombrante (siamo qui fin troppo abituati alle vergognose passarelle elettorali di politici sinistri e maldestri) sono arrivate le loro reazioni infuriate su ogni mass media. Dai quotidiani cartacei al più sconosciuto blog on line di “informazione” non c’è stato praticamente nessuno che non ha riportato le condanne dei vari “esperti sulla droga” alle parole di Saviano.

Ovviamente nessuno ha riportato i dati reali della sedicente guerra alla droga. Altrimenti i lettori potrebbero scoprire che i consumatori abituali di cocaina sono circa la metà della popolazione italiana, che i c.d. “morti per droga” sono inferiori (o comunque paragonabili) ogni anno a quelli dovuti all’alpinismo o allo sport amatoriale in genere sebbene nessuno si senta in dovere di scatenare “una guerra allo sport amatoriale”, che nessuno conosce le percentuali di successo delle c.d. comunità di recupero che pure prendono una valanga di soldi per le loro attività.

Per non parlare del fatto che un’informazione decente dovrebbe anche pubblicare gli studi medici sulla pericolosità delle droghe che porterebbero a scoprire che la “droga” più pericolosa di tutte è l’alcool (fonte Lancet: https://www.tpi.it/esteri/ecstasy-lsd-allucinogeni-droghe-meno-pericolose/) perfettamente legale e incentivato al consumo,  e che anche il tabacco, le anfetamine, i barbiturici e le benzodiazepine non se la passano male come pericolosità (tutte droghe legali).

Poi ovviamente un’informazione almeno decente avrebbe anche dovuto sottolineare il fatto che non solo il proibizionismo ha fallito ovunque, ma anche che di esempi di politiche diverse sulla questione droghe sono possibili; e non solo per ciò che riguarda la cannabis e le droghe leggere su cui ormai sono decine gli stati che beneficiano degli effetti della sua legalizzazione… ma anche la depenalizzazione delle droghe più pesanti ha avuto i suoi ottimi effetti ad esempio in Portogallo (fonte: https://www.linkiesta.it/it/article/2015/06/07/decriminalizzare-tutte-le-droghe-lesperimento-del-portogallo/26215/ ).

Ma ci siamo abituati, questo del resto è il paese in cui a parlare del cosmo chiamiamo gli astrologi, dove si esalta chi si è laureato all’università della strada, dove quando c’è un problema inerente  alla laicità delle istituzioni chiediamo consiglio all’Imam locale. Quindi quando si parla di droga evitiamo di far parlare farmacologi o esperti di diritto che hanno un opinione diversa da quella dominante. Anzi, perché a questo punto non chiediamo direttamente a  un narcotrafficante un parere sulla legalizzazione delle droghe?

Magari avrà la stessa reazione di James Woods e Robert De Niro che da trafficanti di alcool ai tempi del proibizionismo americano commentano l’articolo sul giornale annunciante la fine di questo con: “Siamo disoccupati!”

Alessandro Chiometti

16 Settembre 2019   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , ,