Reality

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Ci voleva la lucidi analisi di Matteo Garrone (già autore de “L’imbalsamatore” e di “Gomorra”) perché il cinema facesse i conti con il fenomeno dei reality show che da almeno un decennio hanno cambiato la televisione e anche la società.

Quello che è cambiato è il rapporto stesso con il mezzo televisivo: se prima il telespettatore guardava persone speciali, ovvero con talenti non comuni, nei reality lo spettatore guarda se stesso o per meglio dire gente che come lui non ha niente di speciale se non forse il coraggio, o per meglio dire la sfrontatezza, di mettersi in mostra come fosse un animale allo zoo.

Ne consegue che tutti i telespettatori un po’ estroversi si dicono “potrei farlo anch’io”, ed hanno ragione, basta aggiungere la promessa di un po’ di soldi ed ecco le conseguneti file chilometriche ai provini.

L’incoerenza tra il fatto che il reality dovrebbe essere fatto da gente “comune” e che per vincere la selezione fra centinaia di migliaia di persone non puoi essere “comune” non sfiora minimamente i telespettatori di questi reality che, seppur in calo a quanto sembra, rimangono milioni.

 

Il film, che è girato a Napoli, inizia con un altro aspetto di “realtà” a se stante, la cerimonia di un pranzo di nozze in cui la coppia arriva con cocchio reale, viene fatta scendere da paggi impomatati, libera uno stormo di colombe in volo e poi si presta al rituale delle foto felici.

A questa cerimonia, l’estroverso Luciano che si presta a far spettacoli per gli amici travestendosi e recitando in modo simpatico, conosce Vincenzo, un reduce dal Grande Fratello che sfrutta la sua popolarità con apparizioni ai matrimoni e serate in discoteca.

Proprio grazie a questo incontro casuale Luciano riuscirà a far si che il suo provino successivo per il Grande Fratello venga selezionato per andare al colloquio successivo a Roma, qui si convince che ha “svoltato” e che praticamente è già dentro al programma. Da quel momento inizia a comportarsi come se la chiamata dovesse arrivare da un momento all’altro e mentre abbellisce la casa (“sennò dove ‘e tengo l’interviste?”) e vende la sua pescheria, perde pian piano il contatto con la realtà. Si autoconvince che qualcuno “da Roma” lo sta controllando per vedere se può andare nella “casa”.

Il successivo inizio del Grande Fratello che non lo vede protagonista peggiora le cose, in una spirale autolesionista che sembra interrompersi con un impegno sociale presso la parrocchia, ma la cosa non può durare.

Il finale del film, degno dell’oniricità che meritano milioni di persone che amano vedere altre persone chiuse in una gabbia, lascia lo spettatore con il gusto amaro della consapevolezza che la storia non è per nulla inverosimile.

 

Il film non da una lezione morale sui reality e non vuole neanche essere una denuncia contro i rischi di questi, è piuttosto, come gli altri film di Garrone uno spaccato su un fenomeno reale e lascia libero lo spettatore di trarre le sue conclusioni.

Qualcuno lo ha definito un “Truman Show” al contrario, la definizione appare molto calzante: al posto del Truman oggetto inconsapevole del voyeurismo di milioni di persone c’è Luciano che vorrebbe tanto essere l’oggetto di questo voyeurismo.

J. Mnemonic

25 Ottobre 2012   |   articoli, recensioni   |   Tags: , ,