L’APS Civiltà Laica ha deciso di assegnare il Premio Valerio Bruschini “per la ricerca storica e l’impegno sociale” 2024 a Marta Bonucci per il suo romanzo d’esordio “Terzo Piano”. La consegna avverrà sabato 30 novembre alle ore 17.30 presso la “Casa delle Donne” di Terni in Via Aminale 21.
Il riconoscimento , istituito in memoria di uno dei fondatori dell’associazione, come sempre vuole essere un ringraziamento per l’attività svolta e un incoraggiamento a proseguire. Non abbiamo fondi da dare ma cerchiamo di valorizzare e promuovere le persone meritevoli e la loro attività.
Riguardo il libro in oggetto viene così recensito dal nostro Alessandro Chiometti sul suo blog personale.
About: Terzo Piano
La paura del diverso, il concetto di morale, l’integrazione, la politica, la lotta armata, i cambiamenti climatici, il carcere, la famiglia, l’amore paterno e l’amore fra coniugi.
“Si vabbè, e come fa a stare tutto in un romanzo di appena 131 pagine?”
Capita quando l’autrice è brava; e comunque probabilmente abbiamo dimenticato qualche altro tema pur presente nelle pagine del libro. Anzi, ne siamo convinti.
Del resto è anche per la molteplicità dei temi toccati che questo libro è ben difficile da catalogare in un genere e, seppur condividiamo con l’autrice il disinteresse per la categorie inventate per aiutare i librai (figuriamoci per le sotto-categorie poi), la cosa fa riflettere. Narrativa è l’unica risposta corretta che ci viene in mente riguardo al genere del libro.
L’idea di partenza è quella di “costringere” delle persone che si conoscono solo in quanto condomini e che normalmente mal si sopportano quando si incrociano nella vita quotidiana e i loro rapporti sono riconducibili al classico dialogo “Buongiorno/Buonasera – che tempo strano, vero? – eh sì, non ci sono più le mezze stagioni! – Eh sì, d’altronde è così!” a passare un bel po’ di tempo insieme. Marta Bonucci però non sceglie la classica e fantozziana riunione di condominio, luogo deputato anche nella vita reale a far venir fuori tutte le acredini nascoste durante l’anno con sorrisini di circostanza, lo fa accadere a causa di un evento eccezionale, un’alluvione e quindi alla sua acqua che sale lungo i piani del condominio.
E mormora e urla, sussurra, ti parla, ti schianta
Ma l’acqua gira e passa e non sa dirmi niente di gente, me, o di quest’aria bassa Ottusa e indifferente cammina e corre via lascia una scia e non gliene frega niente
(Francesco Guccini – Acque)
Perdonateci la divagazione, ma la canzone di Guccini ci è venuta in mente fin dall’inizio della lettura e ci ha praticamente accompagnato per ogni pagina, fino è quando è subentrato un altro pezzo musicale di cui vi diremo fra poco.
La cosa potrebbe anche finire in una “normale” rissa fra condomini che mal si sopportano e hanno visioni diverse su ogni argomento, ma per fortuna dei protagonisti arriva il vero nemico. Il mostro. Il fattore coalizzante che fa unire le forze del bene contro il male assoluto. In questo caso è colui di cui tutti sanno tutto, ma lo possono solo bisbigliare dietro le spalle nella loro quotidianità.
Arriva a bussare alla loro porta per salvarsi dall’acqua che cresce un ex carcerato. Ma non un carcerato di quelli buoni, quelli che sono stati perseguitati dai poteri forti della giustizia, o che sono stati traditi dall’avvocato, o che, poveretti, hanno commesso un delitto passionale a causa della moglie fedifraga. No.
Questo è proprio un mostro vero, di quelli che non hanno giustificazione alcuna. È un ex-terrorista.
Sono una tela di ragno sospesa
Sono l’acqua che stagna marcita
Sono la crosta di sangue che piaga una vecchia ferita […]
Sono la coda nel posto sbagliato,
gatto nero sull’itinerario
coincidenza perduta, partita da un altro binario.
Sono la mano sudata che stringe
Sono zucchero al posto del sale
Sono l’amante tenuta segreta che chiama a Natale.
E sono sabbia che punge nel letto,
scarafaggio che ti sale addosso
Sono quello che tende la mano…al semaforo rosso.
(Gianmaria Testa – Tela di ragno)
Ora lasciamo perdere i dettagli (anch’essi fantozziani) della cattura del terrorista Mauro e il fatto se avesse ucciso qualcuno. Sono cose che non devono distrarre dal fatto in se. Era un carcerato in quanto pericoloso terrorista, e poi siamo sicuri che non lo sia ancora? Quindi, cosa faranno i buoni? Potranno far entrare un terrorista (ex o non ex) nella loro salvifica arca di salvataggio, rappresentata da un modesto appartamento al terzo piano? E cosa rischieranno se lo faranno entrare?
Non sveliamo altro, ma aggiungiamo che la descrizione di Mauro e della sua condizione di “ristretto” è una perla di perfezione sia narrativa sia psicologica e politica. Ed è incastonata in un romanzo d’esordio da applausi e da consigliare a tutti tramite il doveroso passaparola che meritano le opere meritevoli della piccola editoria indipendente.