Placebit (Massari – Chiometti)

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(seconda parte)

Caro Alessandro,
leggendo il numero 6 di Civiltà laica (che ti ringrazio di avermi
inviato) e giunto alla p. 7 – quella dedicata all'effetto placebo – ho
dovuto fare un balzo sulla sedia alla lettura del tuo articolo contro
l'omeopatia.


Io rientro tra quei milioni di individui al mondo (migliaia sono solo gli omeopati) che hanno da molto tempo scelto la medicina omeopatica. Essa entrò nella mia vita alla fine degli anni '60, quando non ne sapevo nulla, ma mia sorella un po' di più. E poiché sua figlia (mia nipotina, di circa due anni) era data quasi per spacciata dai dottori del Bambin Gesù (così, purtroppo, si chiama a Roma l'ospedale pediatrico) per una bronchite che non si lasciava curare, mia sorella tentò l'omeopatia con uno dei più noti medici nel settore (Carosi, ovviamente laureato e specializzato come medico). La bimba si salvò (senza effetto placebo che a due anni non può ottenere) e da quel giorno passammo tutti all'omeopatia: mia sorella, la bambina, io. Poi Antonella, la mia compagna di un tempo, attuale grande collaboratrice in tutto, laureata in biologia e agopunturista diplomata, nostro figlio Liben. Poi, per fortuna anche la mia nuova compagna era già curata in omeopatia e quindi anche nostro figlio Laris, di anni 4 e mezzo, viene curato omeopaticamente dall'inizio. Quando insegnavo a Fiumicino, convinsi anche un sacerdote a passare all'omeopatia per problemi che da tempo aveva all'intestino. E ogni volta che lo rivedo, non tralascia di ringraziarmi per il consiglio che gli diedi.
Nel corso del 2008, il mio nuovo omeopata – residente a Orvieto, ma noto anche a Terni – mi ha liberato di fastidiosi dolori che avevo alle articolazioni di braccia e gambe, regolando la terapia per tentativi, finché non ha individuato la cura giusta. E in settimana mi recherò nuovamente da lui con lastre e risonanze magnetiche per curare il dolore al ginocchio. Ti farò sapere come si concluderà la cosa (o, per carità, anche in omeopatia esistono i fallimenti, anche se corrispondono a concezioni diverse dal fallimento delle cure allopatiche).
Questa, grosso modo, è la casistica mia, dei miei figli e di alcune persone che conosco.

A questo punto, prima di aprire una polemica con te, devo capire con chi sto parlando.
In primo luogo devo chiederti se sei un medico o in generale un operatore in campo sanitario. Ho conosciuto molti medici allopatici, che non curano omeopaticamente, ma hanno un grande rispetto dell'omeopatia (per esempio il mio medico della mutua a Bolsena).
In secondo luogo mi chiedo (non te lo posso chiedere così, brutalmente) quanto tu sia informato sull'omeopatia. Esistono libri (troppi), alcuni più seri di altri. Esistono pubblicazioni in lingua italiana ed estera. Ed esistono correnti diverse di pensiero. Esiste poi questo omeopata di Orvieto che è veramente una grande personalità. Il suo curriculum medico è spettacolare e l'omeopatia è entrata solo a un certo punto nella sua pratica terapeutica. Divenuto dottore, specializzato in chirurgia, specializzato anche in psichiatria, agopunturista e infine omeopata (oltre a una serie di altre specializzazioni che ora non ricordo). Un itinerario meraviglioso, con pratiche cliniche tradizionali e un impegno forte in campo psicoterapeutico.
Ebbene, questo signore così poliedrico – Giorgio Albani – pubblica da un po' di anni un giornaletto autoprodotto in cui affronta la questione "malato" (per l'omeopatia non c'è la malattia, ma l'individuo malato nel suo complesso, con squilibri interni che vanno riequilibrati) sotto molteplici punti di vista. Io non lo leggo, tale giornaletto, ma lo divoro, ricavandone insegnamenti d'ordine umano, filosofico e in ultima analisi anche politico. Lo sto incoraggiando a proseguire e, se possibile, pubblicherò queste sue riflessioni che lui ha già pubblicato in forma autoprodotta. Gli ho detto di mettermi da parte un po' di numeri del suo giornaletto, per mandarteli. In più è stato relatore nella grande conferenza sull'omeopatia che si è tenuta a Terni. E a Terni si pubblica il giornale omeopatico "Il granulo".
Ne ricaverai sicuramente giovamento spirituale. Troverai anche alcune risposte sulle periodiche campagne che vengono lanciate contro l'omeopatia e, in un numero, anche la risposta al presunto esperimento della rivista Lancet. Quando saprai cosa l'omeopatia veramente è, capirai che quel tipo di esperimento non si può nemmeno fare: l'omeopatia non propone rimedi uguali per malattie uguali, ma ha rimedi che cambiano a seconda della stuttura interna del malato, anche quando la malattia sembra apparentemente uguale. Questo è il minimo che ti posso dire da profano (quello che fino all'entrata del tempio poteva avvicinarsi, ma non andare oltre).

Sicuro che dimostrerai anche verso l'omeopatia lo spirito laico e di intelligente curiosità che dimostri in altri campi,
ti invio un caro saluto

Roberto

P. S. Ti prego di supporre che sono perfettamente al corrente di tutta la diatriba sulla farmacologia omeopatica (che è solo un aspetto dell'omeopatia) e sul fatto che più aumentano le diluizioni e meno probabilità ci sono che della sostanza originaria non vi sia più nulla. Chi pratica l'omeopatia è perfettamente al corrente di questo fatto che viene considerato per ciò che è: un fatto accertato, ma anche un mistero che la scienza non è ancora riuscita a spiegare. Il fatto esiste anche se la scienza non lo spiega. Ti avrei fatto assistere questo inverno alla malattia febbrile di Laris, mentre gli davo Belladonna alla 30 CH, senza ottenere l'effetto voluto (e cioè che la febbre calasse e se ne andasse). L'effetto l'ho ottenuto invece con Belladonna alla 200 CH, senza che Laris avesse la minima consapevolezza di cosa gli stessi dando. Ma sappi che esistono diluzioni alla 1000 CH e anche alla 10.000 CH.
Tu sai, spero, che ogni diluzione viene sottoposta a una dinamizzazione. Ebbene, il mistero scientifico è lì: cosa accade alla struttura molecolare (ma siamo ormai nel campo della fisica subatomica) quando viene dinamizzata (cioè, in parole povere, scossa brutalmente)? La scienza non sa cosa dire ancora (ma un giorno lo dirà). Il fatto però esiste ed è oggettivamente nonché statisticamente misurabile.
Come se non bastasse, esiste anche la branca omeopatica della veterinaria.

Ciao Roberto,
grazie della tua lettera, ti rispondo volentieri ma prima alcune premesse.
1) L'articolo non esprime la posizione "ufficiale" dell'associazione
ne' del giornale, noi ci confrontiamo su tutti i temi e cerchiamo di
aprire dibattiti interessanti, molti di noi si curano con l'omeopatia
e ovviamente hanno opinioni diverse.
2) Tu dici: "prima di aprire una polemica con te, devo capire con chi
sto parlando"; allora lasciamo stare le polemiche e rimaniamo ad una
discussione fra amici. Vuoi sapere i miei "titoli"? Va bene, anche se
mi sembra una richiesta un po' "cattiva" fra amici, comunque, sono un
perito chimico e un QUASI tossicologo (lo so prima o poi dovrò
decidermi a dare questi pochi esami che da più di 3 anni mi
impediscono di chiamarmi dottore). Tossicologo vuol anche dire esperto
di Farmacologia di cui ho dato tutti gli esami previsti
dall'ordinamento. Comunque per sicurezza (mia, glie l'ho chiesto
esplicitamente) il mio articolo è stato "approvato" dal Dott. Maurizio
Magnani che conoscerai.
Inoltre, inerente al tema, ho seguito il ciclo di lezioni che la
facoltà di Farmacia di Roma aveva organizzato per i suoi studenti
sull'omeopatia (tenuto da un omeopata), quindi so benissimo quali sono
le teorie alla base dell'omeopatia (diluizione, dinamizzazione,
memoria dell'acqua)
3) tu dici: "Sicuro che dimostrerai anche verso l'omeopatia lo spirito
laico e di intelligente curiosità che dimostri in altri campi". Certo,
l'ho già dimostrato seguendo i corsi che ti ho detto, però non
dimenticare anche che l'aggettivo che preferisco darmi è RAZIONALISTA,
ovvero mi baso su quello che vedo, che sento che tocco e che la
scienza mi dimostra esistere.

Veniamo a noi.
Mi racconti nella tua lettera la tua esperienza personale. Di contro
potrei portarti la MIA esperienza personale insieme a quella di mia
madre, di mia nonna, di mio padre e della compagna successiva di mio
padre. Cinque esperienze personali di tentativi di cura omeopatici
andati male.
Ma rimangono sempre esperienze singole, non è questo il discorso.
Il discorso, semplice semplice, è che nessun farmaco omeopatico ha mai
passato la prova di controllo del doppio cieco incrociato per
dimostrare di NON essere un placebo.
Mi dispiace, ma per pretendere di essere "cura" questa prova la devi
passare. E non è vero che la passono solo i farmaci tradizionali, ad
esempio, l'agopuntura l'ha passata. Una volta che questa l'ha passata
si è capito (andando a ricercarla) qual'era la spiegazione del fatto
che non è legata agli astri cinesi ma al flusso elettronico che causa
un ago inserito nel derma.
Ma quando un farmaco non passa il doppio cieco incrociato
semplicemente non è un farmaco. Rasoio di Occam, non serve andare a
cercare altro.
Poi se vogliamo disquisire delle teorie alla base dell'omeopatia,
posso dire che reputo risbile la teoria della dinamizzazzione (quanti
campi magnetici ci sono intorno alle diluizioni nelle varie fasi della
preparazione? e dopo? quando va in giro il farmaco non fanno più
effetto?), ridicola la teoria della memoria dell'acqua (da quando cade
a terra l'acqua va in contatto con miliardi di elementi contenuti
nelle rocce e nel suolo, perchè si dovrebbe ricordare solo quello che
dici tu?), patetica la teoria alla base delle diluizioni (una
soluzione diluita 1:10 e poi successivamente diluita 1:10 non è uguale
a una diluita direttamente 1:100….. vabbè qui siamo nel campo della
stregoneria).
Interessante sapere poi che l'omeopatia da alcuni anni è entrata a far
parte del premio James Randi. In pratica, è in palio 1 milione di
dollari per il primo che riuscirà ad identificare fra 10 provette di
cui 9 contenenti acqua distillata l'unica che contiene un medicinale
omeopatico. Si può usare qualunque metodo: clinico, diagnostico,
analitico… "stranamente" non c'è riuscito ancora nessuno.
Quindi non posso che concludere con lo stesso spirito con cui ho
chiuso il mio articolo, ovvero, ognuno si curi pure con quello che
ritiene più opportuno, però non si può pretendere che altri non
raccontino le cose come stanno (vedi Piero Angela), ne di far entrare
nei prontuari mutuabili farmaci che non hanno superato il controllo
placebo.

Ciao, un abbraccio razionalista e non in dose omeopatica 😉

Alessandro

Caro Alessandro,
ti ringrazio per la risposta e sono contento di vedere che sei preparato sull'argomento. Credo che la divergenza di fondo rimanga sul fatto che la scienza non è in grado di spiegare il fenomeno delle dinamizzazioni, mentre queste continuano ad esistere come fatto acquisito per migliaia di omeopati e per milioni di pazienti in cura. Come razionalista vedo i limiti delle conoscenze scientifiche attuali in tanti altri campi (Eps, determinate percezioni extrasensoriali), che pure sono fatti reali e sui quali si lavora da tempo col metodo comparativo, sperimentale ecc. E come razionalista mi auguro che le energie scientifiche si applichino seriamente a tali campi, omeopatia inclusa.

Un caro saluto

Roberto

12 Novembre 2008   |   articoli, posta e risposta   |   Tags: