Parlamentellum

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Tutto, e forse troppo, è stato scritto sulle bagarre parlamentari e telematiche di questi giorni che hanno visto protagonisti i Cinquestelle e la presidente della Camera Laura Boldrini. Qualche rapida conclusione:

1. Beppe Grillo o chi ne cura la comunicazione non ha clamorosamente sbagliato strategia, come era facile credere, con quel ributtante post su Boldrini. Anzi. grillo-boldriniSe l’obiettivo finale fosse stato legittimarsi politicamente allora sì, avrebbe fallito. Se invece lo scopo era la caccia a più voti possibile per “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno” allora l’ha azzeccata eccome. Già, perché quella massa informe di italiani qualunquisti e ignoranti, quelli del “sono tutti uguali”, “le donne fanno carriera a colpi di pompini”, “lo Stato è un pappone” ha trovato un degno destinatario del voto. Piacciono i ritratti caricaturali, da palcoscenico, dei suoi avversari, piace quella violenza verbale che incarna la rabbia sorda di chi non ce la fa più. Piace il populismo becero di uno che, incredibile dictu, batte in questo campo persino Berlusconi senza dire, in molti casi, nulla se non il solito e liberatorio vaffanculo.

2. Lo squallore e la violenza della protesta grillina, tuttavia, ne hanno offuscato il merito legittimo, e precisamente l’opposizione alle due porcate che questo Governo ha inanellato una appresso all’altra: una legge elettorale frutto di accordi di potere, probabilmente incostituzionale come il Porcellum, e l’accorpamento di Imu e Bankitalia in un decreto omnibus. Ma i media si sono scatenati sulle offensive grilline, Boldrini ha soffiato sul fuoco invece di mantenere il distacco che le sarebbe richiesto ed ecco qua: dell’una e dell’altro non si parla più. E d’altronde non è più interessante leggere le proposte di stupro e violenza collettiva sulla terza carica dello Stato piuttosto che capire, nel merito, cosa Letta e compari ci stanno rifilando?

3. L’indignazione verso i Cinquestelle ha di botto oscurato quella verso il Pd, attore principale di un governo che boccia le preferenze dei cittadini, annulla la rappresentanza democratica affossando le minoranze e maschera, meglio del peggior Berlusconi, la ricapitalizzazione di Bankitalia con lo specchietto dell’Imu (che a sua volta è il dazio da pagare per mantenere in vita, non si per quanto ancora, le larghe intese). Ma ciò non significa che i promotori dei Vaffa Day abbiano perso la partita, tutt’altro. Nonostante ciò hanno vinto. E non una battaglia parlamentare che, numeri alla mano, era già persa e lo sapevano. Hanno vinto a lungo raggio. Hanno vinto sul futuro. Per pochi illuminati grillini che si ritireranno dal Movimento per la vergogna di convivere con facinorosi idioti machisti, è probabile che una valanga di “cittadini” di simil levatura foraggerà con il suo voto i Cinque stelle alle prossime elezioni. Ora, se questo accadrà, il Pd potrà solo ringraziare se stesso.

4. Boldrini è inadeguata al ruolo che ricopre. D’altronde, così come non è detto che un bravo pasticcere sia anche un bravo cuoco,  i meriti che le hanno conferito l’incarico di portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati non la rendono necessariamente adatta a ricoprire un incarico istituzionale di tutt’altra natura e centralità. Non è la prima volta che cede a qualche isterismo repressivo, ma in questi giorni si è superata, e non solo per la tagliola. Non è riuscita, come il suo ruolo imporrebbe, a prendere le distanze dal fango sessista che le hanno rovesciato addosso e ha reagito come un cittadino qualsiasi. Il che non fa che aizzare ancor di più tutti i decerebrati che vagheggiano con la bava alla bocca cosa farebbero in macchina con lei  o inneggiano al rogo dei libri di Augias. Le sue invettive contro gli “stupratori del web”, in sostanza, fanno il gioco dei pentastellati, le cui esternazioni non avevano certo bisogno del commento della presidente della Camera, classificandosi da sole come abominevoli. Manca solo l’ennesima richiesta di bavaglio a Internet e la frittata è fatta, Grillo sarà il paladino incontrastato della libertà di espressione contro la censura dell’apparato.

Quanto a chi non sta né con gli uni né con gli altri, il mostro a tre teste che occupa il parlamento fa sempre più paura.

Cecilia M. Calamani – MicroMega

4 Febbraio 2014   |   articoli, attualità   |