Non sequitur

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Dal 1 settembre al 1 dicembre 2020, secondo i dati ottenibili dai grafici interattivi del Financial Times, in Europa ci sono stati 9.472.238 casi di Covid19 di cui 122.106 sono finiti con la morte del paziente.

La letalità apparente attuale del Sars-Cov-2 è quindi dell’1,3% circa.

Questo dato è ovviamente la media di tutti paesi, dal nostro Assurdistan in cui è dell’1,5% e della Svezia alo 0,6% . Questa letalità apparente dei virus poi tenderà a dimezzarsi quando si avranno le stime corrette del contagio.

Abbiamo già parlato delle varie assurdità legate alla gestione dell’emergenza con strumenti inadeguati. Per completare quel discorso aggiungiamo che, visto che nel nostro paese le domande non le fa nessuno ed il giornalismo è diventata un’attività di copia e incolla dal Social Network, ci abbiamo provato a capire anche se ci fosse un valore uniforme del Ct di riferimento per cui un tampone deve essere considerato negativo al di sopra di quello.
Possiamo con ragionevole certezza dire che la risposta, dopo aver consultato diversi laboratori e finanche una casa che commercializza i metodi di analisi è: boh!

Come si vede in foto ci sono manuali di istruzione dei sistemi di analisi dei tamponi naso faringei che indicano all’operatore di amplificare la risposta 45 volte e ovviamente chi li usa si attiene a quelle istruzioni. D’altro canto chi le produce (o le commercializza) alla domanda su come mai è raccomandato un Ct di 45 cicli quando gli studi al riguardo raccomandano di non considerare positivi tamponi che hanno fatto più di 35 cicli risponde che: “Il valore di cutoff da lei indicato ai 35 Ct, altro non è che un’indicazione di alcuni papers senza alcuna validazione scientifica, e comunque resta in capo al responsabile del reparto analisi che effettua il test di decidere come interpretare e refertare i risultati di un campione testato.

Ora il fatto che i papers di riviste specializzate non abbiano validità scientifica ci lascia un po’ perplessi, mentre invece possiamo tranquillamente dire che scaricare la responsabilità ai direttori dei laboratori (che dovrebbero andare contro i manuali di istruzioni delle macchine acquistate) fa molto italian way to responsability.

Nel frattempo è uscita fuori la notizia che i tamponi non sono solo negativi o positivi ma anche indeterminati, che però (in base ovviamente al fatto che per star sicuri sbattiamo tutti in quarantena e chi s’è visto s’è visto) vengono conteggiati positivi. (Caso Melasecche in Umbria, caso giocatori del Lecce).


Noi intanto, rincuorati dalle parole del ministro Speranza (che non si dica mai che siamo un paese senza sper… scusate!), siamo andati per tutto il mese di novembre in giro per farmacie a cercare più volte un tampone rapido antigenico ma la risposta è stata “abbiamo solo i sierologici”. Perché ovviamente in un momento di confusione come quello vissuto a novembre, in cui si è persino smesso di fare i tamponi agli asintomatici a causa del collasso del sistema di tracciamento e si chiedevano risposte in tempi più rapidi, la regione Umbria ha ben pensato di far partire uno screening di test sierologici per capire quanto fosse diffusa la Covid19. Con il risultato che fra le parole del ministro e la pubblicità dello screening sierologico molti umbri sono andati a fare quest’ultimo per verificare la loro eventuale contagiosità dopo un contatto positivo (il test sierologico invece risulta positivo quando la contagiosità è praticamente finita e serve solo per indagini conoscitive del numero di persone che lo hanno contratto).

Però state tranquilli, come avevamo scritto in tempi non sospetti, il governo Conte bis si è già messo la medaglia al petto viso che con l’ennesimo DPCM fatto in “emergenza” è riuscito a frenare i contagi. Sarà pure una dittatura degli inetti, ma la furbizia non gli manca.
Provateci ora nel Nuovo Medioevo Italico con un analfabetismo funzionale al 40-50% a far capire cos’è una correlazione spuria o il fatto che le curve di Gompertz [1] calcolate ad ottobre avevano previsto benissimo che nella seconda metà di novembre tutta o quasi l’Italia sarebbe stata in calo.

Non sequitur!” urlavano i professori rinascimentali a chi proponeva ragionamenti capziosi e non supportati da prove scientifiche per far uscire l’uomo dal medioevo. Oggi perderebbero la voce inutilmente.

Coincidenze, malagestione, risorse negate a sanità e trasporti, l’anima candida di Zagrebelski che dichiara su un articolo di “Scienze in rete” che “Dal punto di vista epidemiologico il lockdown si è rivelato un grande esperimento sociale che ha ottenuto quello cui mirava e cioè una inversione della curva epidemica.”, gente costretta a chiudersi in casa per un mese con i rifiuti perché hanno fatto terrorismo anche sulla raccolta della spazzatura quando bastava prendere delle semplici precauzioni, il sinistro ministro Speranza che si rammarica che a causa della Costituzione non ha potuto organizzare una rete delazionatoria per controllare quanti amici avevamo invitato a casa… e poi arriva l’opinionista della Repubblica degli Gedi che si interroga sui motivi che portano alla crescita del numero di complottisti e negazionisti.

La follia dell’homo sedicente sapiens che ci ha portato a decidere che va bene rinunciare ad ogni libertà personale di fronte a un virus con l’1,3% non accenna a diminuire.
Da ferragosto abbiamo accettato lo scaricabarile governativo, coprifuochi e proibizioni notturne totalmente senza motivo dal punto di vista sanitario (non è certo proibendo di uscire quando c’è meno gente in giro che si può fermare un contagio, e questo se non fossero sufficienti la logica a capirlo lo dimostrano benissimo curve e grafici che vi abbiamo già proposto) e oggi accettiamo di aver (di nuovo) chiuso un paese a novembre perché il Santo Natale fosse libero (fregandosene di chi voleva festeggiare tradizioni diverse, il solito democratico pluralismo italiota) e poi accettiamo che i DPCM ci dicano in quanti dobbiamo essere seduti a tavola e che, nonostante i vaccini, i vari Ricciardi prospettino anni per tornare alla normalità.
E ci mancherebbe altro, come fa un paese a tornare normale se abbiamo affidato la gestione di un’epidemia a chi ha smantellato il nucleo di epidemiologia e sorveglianza dell’ISS nel 2016 che avrebbe evitato il caos fra le regioni oggi?

In questi giorni il parlamento ha votato un altro “scostamento di bilancio”, i fondi del Mes di cui si era vantato Conte in estate rimangono inutilizzati, le fabbriche cominciano a chiudere (Treofan di Terni, Whirlpool di Napoli, la Thyssen in Germania annuncia undicimila licenziamenti) e qualcuno già ha annunciato che riandrà a chiedere elemosine all’Europa per “cancellare il debito”.

Avremmo la tentazione di metter su i pop corn e gustarci la scena, ma purtroppo (ah, la beata ignoranza…) non siamo fra quelli convinti che il loro stipendio da posto fisso o la loro meritata pensione sia garantita in eterno a prescindere dai lockdown, quindi ci andrebbero di traverso.

Qualche anno fa tutti erano terrorizzati del possibile default (do you remember crisi greca and trojka?); oggi che, con i ripetuti scostamenti di bilancio e un 2021 dove spariranno il 30% delle imprese (stime Confesercenti), il default sarà forse un automatismo tecnico, non frega nulla a nessuno. Chissà perché.

Però potremo raccontare (a chi?) di essere sopravvissuti a un virus con l’1,3% di letalità apparente.

Alessandro Chiometti

[1] Le “curve di Gompertz” sono un metodo statistico per prevedere l’andamento di questo tipo di eventi. Si basano sulla diffusione iniziale di un contagio in un paese e sulle risorse  (leggi esseri umani da infettare) disponibili per l’agente infettante. Sono state usate con ottimo successo dal gruppo di studio riconducibile alla pagina facebook “La peste” che da metà ottobre sosteneva che la media italiana di contagi sarebbe stata in calo nella seconda metà di novembre. 

Le loro previsioni sono sempre visibili a questo link   ma nonostante il buon successo di queste la Repubblica degli Gedi preferisce portare ad esempio di “previsioni azzeccate” il fisico Battiston che il 12 novembre prevedeva un picco nazionale il 26. Sbagliando in maniera grossolana perché il picco c’è stato dal 13 al 16 novembre.

2 Dicembre 2020   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , ,