Non c’è ingerenza? (risposta a Lucia Annunziata)

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Gentile Sig.ra Lucia Annunziata,
mi permetta alcune critiche ed osservazioni sul suo articolo
apparso sulla prima pagina de "La Stampa"
di lunedì 26 settembre.


Comincio dalla fine del suo articolo, lei dice: "Nello stato delle cose – tanto per continuare a dubitare – viene da pensare che se il presidente della Cei cardinal Ruini si espone tanto, la sua scelta è forse più un segno di debolezza che di forza".

Su questo punto potremmo in qualche misura essere d'accordo; a patto però di sostituire la parola "debolezza" con "paura". Questo perchè la chiesa cattolica può essere aggettivata in ogni modo tranne che con la parola "debole".

Paura di cosa? Ovviamente di perdere il capillare controllo nell'intimo delle famiglie e quindi dei cittadini, in quanto i poveri cardinali sono costretti a constatare che nonostante i loro sforzi, gli italiani continuano ad essere sempre più laici (nella sostanza più che nell'apparenza), ignorando sistematicamente quanto viene loro propinato dalle gerarchie vaticane in tema di sesso, famiglia e abitudini; somigliando così sempre più ai loro contemporanei europei.

Questo, però, non vuol dire che ciò non potrebbe avvenire se ci fosse ingerenza; ragionamento che invece è alla base del suo articolo.

L'emancipazione dei popoli è sempre avvenuta NONOSTANTE il tentativo di repressione, altrimenti sarebbe come dire che la Rivoluzione Francese del 1792 non sarebbe potuta avvenire se Luigi XVI fosse stato un tiranno e che, quindi, dovrebbe essere riabilitato proprio perchè c'è stata la Rivoluzione Francese sotto il suo regno.

L'ingerenza è l'eventualità, come da lei scritto, "che uno Stato straniero non solo ha la «volontà» ma anche la «possibilità» di modificare il corso degli eventi delle nazioni nella cui vita politica si inserisce". Poi, però, ci riflette sopra giungendo alla conclusione che no, non c'è ingerenza.

Mi dispiace ma sono costretto a dissentire profondamente.

Non è forse vero che recentemente il referendum sulla PMA è stato fatto fallire dalla chiesa cattolica chiamando i fedeli all'astensione? E questo facendosi tranquillamente beffa delle leggi italiane che prevedono per un ministro di culto che commette questo REATO (e mi permetta di evidenziare la parola reato) niente di meno che il carcere?

E questo, secondo lei, rappresenterebbe solo il diritto di esprimere le proprie opinioni, anzi ci dice che rappresenta il suo diritto di aver "voglia di far politica direttamente, se vuole "… be' devo proprio aver capito male… la voglia della chiesa cattolica di fare politica direttamente sarebbe lecita? E il nostro Stato costituzionalmente laico, dove c'è libera chiesa in libero stato, dove è andato a finire? Non ci sono più gli accordi fra Italia e Stato del Vaticano che definiscono le competenze di ognuno?

Allora, se tanto mi dà tanto, sarebbe lecito che (ad esempio) il sindaco Veltroni sconsigli ai romani di andare a messa in una certa parrocchia, perché lì c'è un prete con simpatie per il centrodestra, che ogni tanto critica il suo operato. Sarebbe ingerenza, questa secondo lei?

Se la chiesa ha voglia di fare politica scenda dal suo piedistallo morale, fondi un bel partito ("Democrazia Cattolica" sarebbe un bel nome) e operi alla luce del giorno, sporcandosi le mani, facendo dibattiti e proponendo programmi economici. La politica non è fare monologhi assolutistici, teletrasmessi in pompa magna ventiquattr'ore su ventiquattro, in cui si ha la pretesa di far parlare il rappresentante di dio in terra.

E qui siamo al punto più doloroso, perché, francamente, nonostante sia qui a scriverle, non mi meraviglia per nulla il fatto che lei non veda questa enorme ingerenza. Non mi meraviglia perchè basta pensare alla sua gestione della RAI negli anni passati; quegli anni in cui è continuata indisturbata la bruttissima abitudine di assecondare ogni voglia delle gerarchie vaticane di apparire in TV. Praticamente in tutti i programmi c'è stata (come c'è stata sempre, prima e dopo la sua gestione) la presenza assidua di prelati, che hanno riportato il punto di vista del Vaticano su ogni argomento di cui si sia parlato nel piccolo schermo. Si è mai chiesta quante volte è stata data la stessa possibilità ai rappresentanti laici di altre associazioni come l'ARCI, o l'UAAR di controbattere l'opinione porporata?

In quanto al presunto "discinto trend" della tv pubblica,devo purtroppo farle notare che non bastano un paio di programmi in cui si vedono le grazie delle veline, per testimoniare che la TV è laica, quando, nel frattempo, programmi "scientifici" e "storici" hanno l'impudenza di affermare che a Beziers nel XIII secolo non c'è stato nessun crimine dell'Inquisizione.

Concludo dicendo che nessuno vuole impedire alla chiesa (che dorma sonni tranquilli…) di esprimere la sua opinione su certi temi… ma questo va fatto rispettando le leggi!

Così come non si può insultare il presidente del consiglio per strada (pena delle multe salate), allo stesso modo non dovrebbe essere possibile chiamare assassina una madre che sceglie, per gravissimi motivi, di rinunciare ad un figlio; oppure di paragonare i medici abortisti ai gerachi nazisti. Invece questo è proprio quello che accade quotidianamente nella tv pubblica, che a suo giudizio è senza ingerenze.

Distinti saluti

Alessandro Chiometti
Presidente dell'Associazione Culturale Civiltà Laica
www.civiltalaica.it

29 Settembre 2005   |   articoli   |   Tags: