MATCH POINT di Woody Allen

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Nel parlare di questo film c'è una difficoltà quasi insuperabile, ed è quella di ricordarsi in ogni momento che stiamo parlando di un film di Woody Allen.
Per chi ha in mente le sue geniali produzioni ed interpretazioni degli anni passati è un po' difficile accettare che questo bellissimo thriller psicologico, drammatico molto più di quanto può risultare ad una prima distratta visione, sia stato scritto e diretto dallo stesso autore di raffinate e geniali commedie umoristiche come "Provaci ancora Sam" o "Il dittatore dello stato libero di Bananas" (mi limito a citare questi due perché la filmografia del geniale artista newyorkese è letteralmente sterminata).
"Match point" è uno sguardo nell'abisso, che, grazie all'inevitabile identificazione con il protagonista, ci fa capire a fondo il senso della famosa frase "quando guardi nell'abisso l'abisso guarda dentro te" di F. Nietzche.
 


È una storia che racconta di come un uomo, un ragazzo adulto per meglio dire, fa di tutto per mantenersi a galla nell'élite della società inglese, lui ex-tennista professionista senza mai troppo successo, che si riduce ad insegnare come tenere la racchetta nei country club ma ha la fortuna di conoscere una ragazza ricca e carina che si innamora perdutamente di lui.

Tuttavia la passione non segue mai la razionalità, e spesso ci costringere a commettere errori (o peccati se vogliamo vederli in questa ottica) anche quando sappiamo benissimo che li stiamo commettendo.
Questa passione fa entrare il protagonista (Jonathan Rhys-Meyers, veramente bravissimo nella sua prima interpretazione importante) in un tunnel senza uscita e che sembra portarlo inevitabilmente a perdere tutto ciò che ha faticosamente ottenuto (ovvero una vita agiata in una società spietata).
Senza svelarvi nulla del finale posso dire che questo film mostra il profondo ateismo del suo regista, la sua convinzione personale che sia solo il caos (ovvero il caso o la fortuna che dir si voglia) a controllare questo mondo.

Il film è una delizia in fatto di regia, fotografia ed interpretazioni degli attori. Assolutamente da vedere e ri-vedere, anche se il grande Woody Allen non appare mai nel film ma si è confinato, per stavolta, dietro la macchina da presa; è stata però una scelta saggia perché il suo viso, per ciò che ricorda a noi, non perché non sia in grado di recitare parti da thriller, avrebbe inevitabilmente stonato con il tipo di film.
Una curiosità interessante: Woody Allen è stato recentemente in Italia per la presentazione di questo film e con l'occasione è stato anche ospite della trasmissione "il senso della vita" condotta da Paolo Bonolis sulle reti Mediaset.

In tale frangente, visto che si parlava del senso della vita appunto, Allen non ha esitato a dichiararsi completamente ateo nonché alieno da ogni concezione religiosa del mondo. Per questo motivo non si ritiene ebreo proprio perché ateo; ovviamente le sue origini sono quelle di una famiglia ebrea e da queste origini è stato sicuramente influenzato ed ha comunque le sue radici culturali nella tradizione ebraica. Tuttavia aver maturato una visione atea del mondo lo porta inevitabilmente a non potersi dichiarare ebreo, proprio perché non riesce a vedere nessuna presenza divina in questo mondo. Tant'è vero che alla domanda di Bonolis «Qual è il suo senso della vita?», Allen ha risposto: «Io trovo che la vita non abbia alcun senso. Il trucco, nella vita di un artista, di un intellettuale – cosa che io non sono -, di un pensatore, consiste nel capire come potere tirare avanti consapevoli di questa terribile realtà, di quanto priva di senso sia la vita e, alla fine, di quanto siamo schiacciati dall'enormità dell'universo, cercando di trovare un piacere, una gioia, una ragione per continuare. Questo è il grande conseguimento di una vita».

Tutto questo alla conclusione di un'intervista condotta dallo stesso Bonolis e tradotta in Italiano con la voce del doppiatore storico di Allen, ovvero Oreste Lionello.
E siamo al punto; quest'ultimo, il famoso bagaglinaro, che da anni fornisce la voce a Woody Allen nelle edizione italiane dei suoi film (una voce che, onestamente, si intona perfettamente con il personaggio e che ce lo ha fatto sempre apprezzare in tutte le sue interpretazioni) non ha sopportato l'outing ateista di Allen ed ha avuto la brillante idea di far apparire in sovrimpressione, durante lo svolgimento dell'intervista, mentre la sua voce rispondeva traducendo le risposte dell'artista americano, una scritta in cui si diceva che "Lionello ha deciso di prendere le distanze da tutto ciò che ha detto Woody Allen" e di attendere la fine dell'intervista perché ci sarebbe stata una sorpresa.

La sorpresa (ma che bella sorpresa…) era che Lionello ha preteso di rispondere lui stesso alle domande di Bonolis ma non con il SUO volto ed il SUO corpo, ma appropriandosi del volto e del corpo di Woody Allen; ovvero ha preteso di far dire a Woody Allen ciò che lui (Oreste Lionello) pensa del senso della vita; e ha detto: «Io non sono ateo, sono cattolico, accetto la fortuna, ma è il lavoro che dà il diritto di ospitalità sulla terra. E poi non credo che con la morte finisca tutto. Noi siamo dei veicoli di creatività per i nuovi esseri umani. Noi siamo un infinitesimo lampo della gran luce di Dio».

Non credo ci sia bisogno di sottolineare quanto sia grave e scorretto il comportamento degli autori della trasmissione e soprattutto di Oreste Lionello.
Penose piuttosto sono le "giustificazioni" di quest'ultimo che ha detto di aver agito in tal modo perché in Italia la gente lo confonde spesso con W. Allen e quindi non voleva che si potessero confondere le opinioni personali del regista americano con le sue.

Alcune considerazioni a titolo personale per archiviare rapidamente questa squallida vicenda.
Pur comprendendo la frustrazione personale di un artista che dopo anni di carriera (per la maggiorparte spesi a produrre ed interpretare in televisione farse pseudo-politiche così innocue che risulterebbero accettabili anche sotto regimi nazisti) verrà ricordato più che altro per essere stato il doppiatore di un altro, non si può in nessun modo giustificare la vergognosa appropriazione indebita andata in onda sulla televisione in prima serata. Nonostante le proteste dei vari centri d'ascolto audiovisivo nessuno degli autori ha avvertito la necessità di scusarsi.
Se Oreste Lionello non se la sentiva di tradurre semplicemente le dichiarazioni che riteneva non compatibili con la propria visione cattolica del mondo, poteva semplicemente astenersi e lasciare il compito ad altri (per gli autori del programma, può essere utile in futuro la preziosa informazione che le sovrimpressioni possono essere usate anche come sottotitoli oltre che per esprimere i pareri del doppiatore).
L'ateismo di Woody Allen è noto da decenni, fin da quando lo stesso Lionello per sfruttare la loro innegabile somiglianza fisica, girò il film "Provaci ancora Lionel" imitandolo e cercando di farsi identificare con lui per aver più successo; allora, evidentemente, non aveva problemi di coscienza.

Infine, voglio in ogni caso tranquillizzare Oreste Lionello: confondere il bagaglinaro nostrano con il geniale artista newyorkese solo perché gli presta la voce nei suoi film equivarrebbe a confondere Colin Farrel con Alessandro Magno solo perché lo ha interpretato nel film di Oliver Stone. Dorma sonni tranquilli sig. Lionello e continui a farsi prendere a torte in faccia in televisione.

Match point
di Woody Allen

3 Gennaio 2006   |   articoli   |   Tags: