Lorenzo Carletti risponde a Civiltà Laica

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Scuola pubblica e privata

Nel 2013 a Bologna un referendum cittadino ha sancito che la maggioranza dei cittadini bolognesi non vorrebbe che il Comune finanzi in alcun modo scuole private ma che destini tutte le risorse che ha a disposizione alla scuola pubblica. Il referendum, non vincolante, è stato ignorato dal sindaco

e dalla giunta dicendo, sostanzialmente, che è impossibile non finanziare la scuola privata.

Qual è la sua posizione al riguardo?

lorenzo carlettiLa mia posizione si basa su quanto disposto dalla nostra Costituzione, che all’articolo 33 prevede appunto il diritto di enti e privati di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. Questo è il principio che deve trovare applicazione universale nel territorio nazionale; non servono in questo senso referendum consultivi, ma la volontà politica di sostanziare un assunto costituzionale. La nostra costituzione prevede allo stesso articolo un trattamento equipollente per gli studenti di scuole non statali: il fatto che ad ogni studente vada assicurato uguale sostegno non scalfisce minimamente il principio secondo cui è la scuola pubblica ad essere depositaria del compito di assicurare l’effettività del diritto allo studio, cosa che con tutta evidenza è ben lontana dall’essere realizzata. Per questo ritengo che ogni risorsa disponibile vada finalizzata al potenziamento del sistema dell’istruzione pubblica. Il nostro impegno, previsto nel programma elettorale, è di svolgere una completa indagine conoscitiva sul complesso delle risorse date dagli enti pubblici agli istituti non statali, per procedere alla revoca di quelli di competenza comunale.

Oneri di Urbanizzazione Secondaria

Grazie a un indagine partita proprio da Civiltà Laica finalmente a Terni nel 2013 si sono ridotti gli oneri di urbanizzazione secondaria destinati alla Chiesa Cattolica, questi dal 1986 erano il 15% del totale, grazie alla proposta di Mauro Nannini si sono livellati a quello che consiglia la Regione Umbria ovvero l’8%.

Tuttavia ricordiamo che ogni Comune ha la possibilità di decidere autonomamente cosa fare e cosa non fare con questi oneri, ad esempio la città di Perugia da alcuni anni ha azzerato il contributo alla Chiesa Cattolica girandoli tutti a parchi, campi da gioco e altri interventi riqualificativi per il sistema urbano.

Non crede che questo sia l’esempio da seguire visto e considerato che la Chiesa Cattolica per le sue strutture prende già l’8 per mille dell’Irpef che le garantisce un flusso più che sufficiente per la costruzione di nuove chiese e la restaurazione di quelle vecchie?

Le sollecitazioni di Civiltà Laica hanno consentito di aprire una profonda riflessione sulla destinazione degli oneri di urbanizzazione secondaria. La scelta circa la destinazione dei proventi degli oneri e delle sanzioni connesse, non essendo regolata dalla legge, è rimessa in linea di principio alla discrezionalità di ciascun ente locale, che ha pertanto la facoltà e non l’obbligo di destinare quote predeterminate dei suddetti proventi per gli interventi ascrivibili a opere di urbanizzazione secondaria. Con un emendamento al bilancio previsionale del 2013 il Gruppo del PRC ha ottenuto il ripristino della quota dell’8%, in sostituzione di quella del 15% disposta dal comune di Terni nel 1987. Il nostro impegno è quello di eliminare anche la quota dell’8%, che la Regione ha ribadito in manifesta violazione dei principi di autonomia finanziaria dei Comuni e contro il nostro orientamento; ne è valida testimonianza la bocciatura, nel maggio del 2013, di una mozione del nostro gruppo regionale in cui si chiedeva di non prevedere più alcuna quota percentuale predeterminata a favore delle chiese e degli edifici di culto rispetto alla destinazione finale dei proventi derivanti dalle concessioni e dalle sanzioni urbanistiche per interventi di urbanizzazione secondaria. Su questo punto saremo intransigenti; gli edifici di culto godono già di risorse proprie, e ben altre sono le priorità a cui gli enti locali dovrebbero far fronte in materia di urbanizzazione secondaria.

Trasparenza amministrativa

Le due tematiche precedenti ci portano a fare una richiesta non laica ma di sicuro etica. Per nostra esperienza sappiamo che è molto difficile per un cittadino capire e rintracciare come vengono spesi i soldi del Comune che lo ricordiamo sono soldi di tutti.

Si impegna a far si che ci sia più trasparenza nelle varie voci di spesa del comune e che le delibere di spesa pubblica siano facilmente reperibili on line sul sito del Comune?

La trasparenza amministrativa è un punto decisivo per la riqualificazione dell’operato degli enti locali e per la loro stessa credibilità: senza trasparenza non è possibile né la vigilanza democratica da parte dei cittadini, né la loro partecipazione ai processi decisionali ,che certo non si esaurisce nell’elezione dei rappresentanti nei consigli comunali. Su due questioni ci impegniamo ad una svolta nella vita democratica della nostra comunità: la riforma dei sistema di accesso agli atti e la predisposizione del bilancio partecipato. Va creato un database unico ed universalmente accessibile per tutti gli atti pubblici, comprendente anche le attività delle società partecipate dal comune. Il bilancio, quale atto principale regolante la spesa dell’ente, va reso maggiormente comprensibile nella sua composizione e deve prevedere per le varie aree tematiche quote crescenti da destinare alla partecipazione della popolazione nell’individuazione degli interventi. Non è un compito facile, anche perché la contraddittorietà delle disposizioni governative è massima: da un lato la pubblicazione on line delle consulenze e dei redditi, dall’altro un’incertezza in materia tributaria tale da determinare, nel 2013, l’approvazione del bilancio preventivo nel mese di ottobre. A maggior ragione è tuttavia necessario investire sulla trasparenza e sulla partecipazione, che sole possono consentire di colmare il divario tra istituzioni e popolazione.

Cremazione dei cadaveri

Problematica strettamente correlata alla precedente, a Terni manca ancora il forno per la cremazione dei cadaveri, con conseguente disagio per i parenti di coloro che scelgono questa strada che devono affrontare viaggi verso Viterbo o Perugia e conseguente aggravio dei costi del funerale.

Non le sembra che sia ora di fornire questo servizio di civiltà alla cittadinanza?

Anche tale servizio è indiscutibilmente necessario e si deve operare per assicurarlo, magari intervenendo su spazi e strutture già disponibili presso il polo ospedaliero della città. In ogni caso va contenuto da subito il disagio economico di quanti si spostano per rispettare le volontà dei propri cari: un piccolo contributo economico, da mettere a disposizione finché non sarà possibile una soluzione definitiva.

Eventi Valentiniani

I festeggiamenti del Santo Patrono della Città di Terni sono espressione di una cultura, ovvero quella cattolica. Non siamo certo così antireligiosi da sostenere che il Comune non deve partecipare alle spese per queste celebrazioni, tuttavia ci sembra esagerato che ci sia un assessorato apposito. Togliere i festeggiamenti di San Valentino dal budget della cultura significa creare eventi culturali di serie A ed eventi culturali di serie B, pensiamo che l’assessore alla cultura che ha sottomano il polso di quanto viene dato alle varie culture cittadine possa autonomamente decidere quanto destinare del budget al Santo Patrono tenendo conto di quanto viene già dato alla cultura religiosa.

Pensa sia possibile eliminare l’assessorato agli eventi valentiniani dalla sua giunta?

Le festività connesse al patrono necessitano ormai di un bilancio sull’intero periodo in cui è stato attivo l’assessorato ad esse dedicato. Un periodo che, visti anche gli stanziamenti decrescenti di questi ultimi anni, ha nei fatti già avuto un primo epilogo. Quello definitivo sarà dato dall’applicazione delle disposizioni vigenti sulla restrizione della spesa pubblica, che ridurranno il numero di consiglieri e di assessori. Rimane il dubbio sull’opportunità di una delega specifica a tali eventi, che sarà necessariamente oggetto di valutazione e che in ogni caso logica vorrebbe che venisse coordinata con la delega alla cultura. A mio avviso due sono le questioni da chiarire. La prima riguarda al trasparenza della spesa, che alla luce delle vicende giudiziarie da poco conclusesi necessità di maggiori garanzie e soprattutto di una chiara distinzione di ruoli e funzioni tra enti pubblici e Diocesi. La seconda la natura degli eventi: sarà pure la festa del patrono, ma negli anni si è avuto un protagonismo del volontariato sociale e sportivo e dell’associazionismo culturale, anche di matrice laica, su cui è necessario investire. Distinzione tra eventi religiosi ed eventi culturali, da cui derivare un’efficace distinzione degli oneri tra Comune e Diocesi; questa sarebbe una buona base su cui impostare il futuro di questi eventi.

Testamento Biologico

Com’è noto il consiglio comunale di Terni nel 2010 ha bocciato l’istituzione a Terni di un registro dei testamenti biologici. Un servizio ai cittadini, proposto da molti comuni italiani, che consente di veder messe per iscritto le proprie volontà riguardo a quali cure accettare e quali rifiutare nel caso ci si trovasse nella sgradevole condizione di non poter esprimere la propria volontà. Ricordiamo che, in assenza di future leggi nazionali, la sentenza del caso Englaro dimostra che le volontà espresse in vita sono vincolanti per medici e infermieri.

Pensa che una maggioranza da lei guidata si comporterà diversamente nel caso dovesse essere riproposta la questione?

Qual è la sua opinione personale sul Registro Comunale dei Testamenti biologici?

La bocciatura del registro del testamento biologico ha reso evidente la subalternità di vaste aree politiche ai dettami della chiesa cattolica, al punto da sacrificare ogni residuale possibilità di dissenso; un fatto vergognoso, che dimostra come la laicità delle istituzioni sia una conquista da rinnovarsi di volta in volta. Non dimentichiamo infatti che lo stesso registro delle coppie di fatto, benché sia stato istituito da anni nel nostro Comune, non è per nulla pubblicizzato, né offre a chi intenda usufruirne alcun servizio concreto; un fatto a cui è necessario porre rimedio. Tornando al testamento biologico, sarà un nostro preciso impegno istituire tale strumento nel nostro Comune, contribuendo in questo modo ad una battaglia di civiltà che con tutta evidenza riguarda il nostro intero Paese.

 

5 Maggio 2014   |   articoli, attualità   |