Le perle di Tesla

Pubblicato da

Abbiamo più volte affrontato l’argomento dei rapporti fede – scienza, tuttavia è questo un argomento che non sarà mai trattato esaustivamente visto la complessità della questione.

Se da un lato la posizione comunemente accettata da entrambe le parti, ovvero sia dagli uomini di scienza che dagli uomini di fede (posizioni che spesso si sovrappongono), è che le due cose si occupano di piani diversi dell’esistenza, in realtà la questione è più che mai aperta.

Tesla_SaronyIn primo luogo c’è il perenne tentativo da parte di frange ultrareligiose, non solo cattoliche, di far passare per scienza ciò che non lo è, ad esempio il creazionismo in tutte le sue forme o gli iperbolici studi volti a dimostrare presunti prodigi soprannaturali come la Sacra Sindone.

Dall’altro ci sono i dati di fatto che rendono difficile accettare per gli uomini di scienza assurdi dogmi teologici smentiti più volte dalle evidenze sperimentali.

Ricordiamo semplicemente che dopo la triplice rivoluzione Galileiana- Darwiniana- Freudiana è difficile continuare a pensare di essere la specie prediletta dal Signore o la “punta di diamante dell’evoluzione” che è semplicemente un modo meno goffo per tentare di salvaguardare la nostra inesistente predestinazione.

Ricordiamo brevemente cosa comporta questa triplice rivoluzione: il primo passo della decostruzione dell’antropocentrismo teologico avviene con Galileo che dimostra che l’uomo non è più al centro dell’Universo, il secondo passo avviene con Darwin che dimostra che l’uomo non è più al centro della natura, il terzo, e forse il più devastante di tutti, avviene con Freud che dimostra che l’uomo non è più al centro neanche di se stesso.

Questi sono dati di fatto, che è difficile confutare e da cui tutti dovremmo partire per una costruire una piattaforma comune della nostra esistenza. Perché se è vero che “sappiamo di non sapere” è altrettanto vero che per costruire una piattaforma condivisa di regole, diritti e doveri (chiamasi società) dobbiamo partire da quello che sappiamo con certezza.

Invece di accettare questo modus operandi è sempre più in voga da parte degli uomini di fede, più o meno illuminati, il tentativo di giustificare l’esigenza di elevare ciò che per loro è sacro a un piano superiore mettendolo in una posizione che sia indiscutibile e inattaccabile.

Questa azione forse serve, ragionando con benevolenza, a salvaguardare le loro esigenze spirituali e la loro voglia di divino, ma è usata all’atto pratico per salvaguardare privilegi anacronistici e imbarazzanti.

Per far questo è sempre più in voga l’argomentazione ad personam basata spesso su fraintendimenti e doppiogiochismi che non rendono certo onore a cause che dovrebbero essere sacre e superiori. Quante volte abbiamo sentito argomentare che Albert Einstein era un credente e quindi, conseguente deduzione logica, voi che siete più stupidi di Einstein come vi permettete di essere atei?

Inutile dire che il ragionamento fa acqua da tutte le parti, anche perché come ben sappiamo il caro Albert credeva in un dio che tutto era fuorché onnisciente onnipotente e onnipresente ma semmai in un panteismo piuttosto vago e arduo da definire se non come un’armonia complessa della natura.

Ancora peggiore il tentativo di usare il nome di uno scienziato di indubbia fama che ha effettivamente prodotto importanti studi, per estrapolare delle sue speculazione teoriche che non hanno niente di scientifico ma che in base del famigerato “principio di autorità” diventano vere per forza o per buona voglia.

Questo è un atteggiamento in voga in molti teologi illuminati che tentano in ogni modo di mettere toppe ai buchi della loro fede, speculando e confondendo i piani di ragionamento. Si passa dal fatto che uno scienziato abbia indiscutibilmente prodotto degli studi scientifici accettati e riconosciuti, al fatto che la speculazione dello stesso scienziato su una possibile finalità dell’evoluzione biologica sia da assumere come dato di fatto.

Questo è un modo di ragionare molto pericoloso e se dovessimo accettarlo arriveremmo conseguentemente alla conclusione che le perle che alcune signore indossano come uno status symbol per sfoggiare il loro lusso sono un pericolo gravissimo per il mondo tutto. Chi lo diceva? Un certo Nikola Tesla, inventore (fra le altre cose) della corrente alternata senza la quale non ci sarebbe mai stato il progresso tecnologico degli ultimi due secoli, della trasmissione radiofonica (con cui è stato in causa con Marconi per lunghi anni) e di tante altre cose che hanno contribuito a cambiare (in meglio) la nostra vita.

Peccato che Nikola Tesla considerava le perle un pericolo mortale per l’umanità e non accettava che in sua presenza fossero portate anche se si trovava in saloni per le feste che garantivano una buona distanza dal loro eventuale contatto.

Insomma l’argomentazione per “principio di autorità” non è un’arma convincente per sostenere le proprie tesi, tanto meno se sono tesi in contrasto con i dati di fatto. Semplicemente, detto in soldoni, se uno scienziato ha fatto delle grandi scoperte, non è detto che le sue idee personali e le sue convinzioni siano tutte corrette e debbano essere prese come verità assolute.

Sapendo di non sapere tutto, partiamo da ciò che sappiamo senza speculazioni gratuite e senza pretese dogmatiche, è un principio aureo che è duro da far accettare a chi ha ancora dogmi a cui credere.

 

Alessandro Chiometti

9 Febbraio 2014   |   articoli, filosofia e scienza   |   Tags: , ,