Recita un noto proverbio: “ Il lupo perde il pelo ma non il vizio” e credo che questo sia uno dei detti popolari più diffusi e condivisi. Non potrebbe essere altrimenti, del resto, considerate le notizie spicciole, piccole piccole, che la cronaca ci riserva e che suscitano pochi commenti ma rivestono l’immagine della più smaccata evidenza di verità proverbiale. Mi riferisco alle immagini televisive che hanno mostrato il serioso volto del nostro ministro dell’Interno, Angelino Alfano, tutto intento a dimostrare l’efficienza della macchina investigativa del nostro amato Paese.
Egli illustrava con dovizia di particolari e con evidente soddisfazione l’operazione di polizia che ha portato alla scoperta di numerose copie “fasulle” di una pergamena recante una provvidenziale benedizione di papa Bergoglio ai pellegrini accorsi a Roma per il giubileo della Misericordia.
In pratica la pia Elemosineria Pontificia distribuisce e vende per la modica cifra di 25 euro questa pergamena recante la benedizione papale: il commerciante che la distribuisce appone sulla pergamena il nome del beneficiato e costui se ne ritorna al paesello con la certezza che la protezione papale così a buon mercato ottenuta lo proteggerà a tempo indeterminato.
Purtroppo alcuni malviventi hanno fiutato l’affare ed hanno pensato bene di organizzare la stampa e lo smercio di copie fasulle della benedetta pergamena riuscendo a carpire la buona fede di incolpevoli pellegrini con la collaborazione di disonesti commercianti, chiamiamoli pure collaborazionisti. Se le cose fossero avvenute in terra di Romagna le pergamene false sarebbero state definite con il termine locale di “patacche” e, a pensarci bene, la parola “patacca” , per il suo onomatopeico suono e per l’incomparabile effetto-immagine, è , secondo me, la più efficace delle definizioni possibili. Tuttavia , da buon miscredente ed ateo confesso nonché anticlericale di professione, non ho potuto fare a meno di riflettere sul fatto che il temine “patacca” dovrebbe essere innanzitutto utilizzato per definire la pergamena papale, quella “ originale ed autentica” frutto della fantasiosa fatica della Elemosineria Pontificia.
Non riesco a trovare termine più adatto per il prodotto della pontificia fabbrica di indulgenze, benedizioni, assoluzioni, divine protezioni a pagamento che nei secoli si sono susseguite con implacabile costanza. Ben pochi eventi sono più celebri delle sfuriate luterane contro la vendita delle indulgenze che hanno causato la deflagrazione della rivolta protestante. Non molti , tuttavia, penso siano al corrente del fatto che nell’alto medioevo frati e preti confessori avevano l’abitudine di trasformare in moneta sonante la penitenza sanzionata per i peccati denunciati in confessione. A beneficio dei poveri, dicevano, ma al primo posto tra i poveri avevano il vezzo di mettere sé stessi, ovviamente.
Per farsene un’idea suggerisco la lettura, appassionante, del libro di Alessandro Corvisieri “ Il Crimine assolto e amnistiato a pagamento”, Paleario Editore. I lettori scoprirebbero, così, che le “tasse di penitenzieria” furono codificate ed emanate da papa Giovanni XXII ( morto ad Avignone nel 1334) con l’intento di rendere omogenee e regolamentate le pratiche di vendita delle assoluzioni dai peccati che, fino ad allora , venivano praticate in forme autonome ed indisciplinate dai vari confessori: insomma, cari frati confessori, datevi una regolata! L’autore dimostra, inoltre, che ineccepibili documenti denunciano che papi, abati, vescovi e titolari di santuari fin dal IX secolo barattavano cessioni di ogni genere a tu per tu con regnanti, nobili, latifondisti e facoltosi credenti in cambio di assoluzione dai peccati coniugando l’avidità del chierico con la fretta del potente di liberarsi dalla minaccia di una divina punizione. Tale simoniaca compravendita di grazie divine è continuata per secoli se papa Leone X, in pieno cinquecento, ritenne opportuno aggiornare il tariffario delle assoluzioni emanando la famosa “ Taxa Camarae”. Vi si definiva nei dettagli l’importo dovuto per i singoli peccati, arrivando all’apogeo della perfezione con la previsione degli importi anche per i delitti non ancora commessi ma rimasti allo stato di progetto, per cui, ad esempio, si sapeva già prima di ammazzare qualche nemico o familiare ostile quanto si sarebbe dovuto pagare per essere assolti grazie alla divina intercessione pretesca.
Pratiche dimenticate e da riporre nell’armadio degli scheletri nascosti, direte voi. Però vi chiedo: come giudicare allora gli atti del papa attuale, il beneamato e venerato Bergoglio? Come giudicare la vendita ai pellegrini che accorrono in piazza San Pietro per l’Angelus domenicale della miracolosa “ Misericordina” al modico prezzo di 10 euro? Si tratta di una confezione che contiene un rosario con appeso crocefisso, una immagine della santa Faustina Kowalska ed una benedizione , il tutto definito dallo stesso pontefice (sono parole sue) : “Medicina spirituale, senza controindicazioni, che porta immediati benefici”. E come la mettiamo con la ricordata benedizione papale contenuta nella pergamena venduta al modico prezzo di venticinque euro? Riuscite a trovare una differenza tra le pratiche simoniache nascoste nell’armadio di cui sopra e la pratica della simonia spicciola di cui il papa modernissimo, evidentemente, non riesce a fare a meno?
Da tutto ciò premesso, amo pensare, deriverebbe la conseguenza che essendo la pergamena “originale” una autentica “ patacca” , allora la pergamena “fasulla” venduta all’incauto pellegrino potrebbe essere definita “ patacca di una patacca”.
Consiglierei pertanto al nostro illuminato ministro degli Interni di concordare con la Santa Sede , di cui evidentemente si sente diretto dipendente, una nuova fattispecie di reato da inserire nel nostro codice penale, con lo scopo di facilitare il lavoro dei magistrati inquirenti: il delitto di “pataccosi”.
Eraldo Giulianelli