John Fitzgerald Veltroni

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Ieri sera il candidato a Presidente del Consiglio del nascente Partito
Democratico (che, tra parentesi, è già al governo con Romano Prodi…
il fatto che presentino il nuovo candidato dopo un anno di governo è
segno evidente che il tempo della legislatura è ritenuto agli sgoccioli
non solo dall'opposizione) ha tenuto il suo discorso di presentazione
alla nazione.

Vediamo che cosa ha detto sul tema della laicità dello Stato.


Non c'è un "noi" e non ci sono "gli altri", quando si parla degli italiani.

E non ci può essere "noi" e "gli altri" nemmeno quando si tratta del rapporto tra fede e laicità. La cosa peggiore che il Paese potrebbe avere in sorte è la contrapposizione esasperata tra integralismo religioso e laicismo esasperato. E' un paradosso insostenibile: il bipolarismo politico e istituzionale deve ancora diventare compiuto mentre a dominare la scena ci sarebbe un dannoso e paralizzante "bipolarismo etico".

No, non può essere. La risposta è nella sintesi. Nel punto di equilibrio, che è dovere della politica e delle istituzioni cercare, tra il valore pubblico delle scelte religiose delle persone e la laicità dello Stato. A nessun cittadino che abbia fede, quale essa sia, si chiederà di lasciare fuori dalla porta della politica il proprio percorso spirituale e i propri valori. Anche i non credenti devono rispettare e tener di conto le opinioni di chi, mosso dalla fede, può portare alimento alla vita pubblica. Al tempo stesso, ognuno è tenuto a rispettare quel che la nostra Costituzione afferma e salvaguarda: la laicità dello Stato Repubblicano.

Ed è la democrazia stessa a imporre, a chi è legittimamente mosso da considerazioni religiose, di tradurre le sue preoccupazioni in valori universali e in proposte concrete ispirate alla ragionevolezza, e non specifici della sua religione. In una democrazia pluralista non c'è altra scelta.

La politica, come è stato giustamente detto, dipende dalla nostra capacità di persuaderci vicendevolmente della validità di obiettivi comuni sulla base di una realtà comune. E' qualcosa che vale in particolare per temi come questi, come la tutela della famiglia, come la difesa dei diritti civili di ognuno. A guidarci c'è una Costituzione che indica principi comuni a tutti noi. A guidarci deve essere quel senso della misura, e dell'amore per la coesione della propria comunità, che deve spingere a cercare sempre un punto di incontro virtuoso che non mortifichi i convincimenti degli uni o degli altri.

E' questo spirito di ricerca e di confronto che sta alla base della proposta di legge sui Dico. Se è certamente vero ciò che Savino Pezzotta ha detto, circa il valore costituzionale della famiglia fondata sul matrimonio, è altrettanto vero che, come hanno fatto tutte le altre grandi democrazie, anche in Italia è giusto riconoscere i diritti delle persone che si amano e convivono.

(preso da: http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/politica/partito-democratico5/discorso-integrale-veltroni/discorso-integrale-veltroni.html )

A caldo posso dire che da chi sostiene di ispirarsi a John F. Kennedy mi sarei aspettato molto di più, pensando soprattutto al famoso discorso per le elezioni presidenziali americane del 1960 ( http://www.civiltalaica.it/web/index.php?option=com_content&task=view&id=574&Itemid=114 ).

Ma dico "mi sarei aspettato" perché in realtà sapevo benissimo che il sindaco di Roma, vuoi per la sua carica, vuoi per la sua concezione caritatevole della politica (da non confondere con una concezione solidale della stessa), aveva già dato molte prove di non essere molto laico.

Partendo dal fatto che il Veltroni parla di un "laicismo esasperato" non meglio identificato (esistono forse laici che chiedono la messa al bando delle religioni in questo paese? Non mi risulta e semmai ve ne fossero sono una percentuale così irrilevante che non ha senso parlarne in un discorso di presentazione alla nazione) i punti che mi risultano evidenti sono due.

1) Il Veltroni per non smentire il suo buonismo cerca molto platonicamente (ma sarebbe più corretto dire ponziopilatamente) di elevarsi in modo superpartes e di far apparire il contenzioso come un dibattito irrilevante fra due fazioni estremiste che sono sullo stesso piano politico e sociale. Ovviamente le cose non stanno così, visto che delle due fazioni quella che si preoccupa di difendere i propri dogmi morali e i propri privilegi economici, ha in mano il 99% del potere mediatico italiano e influisce direttamente sulla vita pubblica grazie all'enorme numero (trasversale) dei parlamentari ad essa collegati; mentre l'altra, che si batte per i diritti di tutti è sempre più esclusa dai media e dal parlamento italiano.

Quindi il "lavarsi le mani" di Veltroni si traduce in un tacito appoggio alla fazione dominante che sta facendo scempio dei principi della nostra democrazia.

2) Il suo giro di parole per non citare (ovviamente condividendolo) direttamente Papa Ratzinger non è molto riuscito… il risultato è che è francamente impossibile non vedere che le parole " A nessun cittadino che abbia fede, quale essa sia, si chiederà di lasciare fuori dalla porta della politica il proprio percorso spirituale e i propri valori" significhino in realtà il voler ripetere l'appello di non relegare dio alla sfera privata fatto poco tempo fa dal pontefice. Tanto più che l'appello successivo invita i "non credenti" (come se ormai per essere laici si debba essere atei o agnostici) a rispettare chi crede… ma poi il buon Veltroni (per continuare ad essere definito tale anche oltretevere) evita accuratamente di fare un analogo appello ai "credenti" di rispettare i "non credenti"… si limita invece a rivolgersi " ad ognuno" di rispettare la costituzione. Siamo alle solite insomma, si deve rispettare la religione e non convinzioni personali differenti.

La parte del discorso che ci interessa si conclude con una debolissima difesa dei Dico (che per inciso, e a perenne memoria, sono già di per se un brutto compromesso al ribasso e non garantiscono certo tutti i diritti delle parti in causa), un richiamo appena più forte ai principi costituzionali, e una lisciatina di pelo all'ex sindacalista Pezzotta (come dire, non sia mai che si possa dire che ho osato troppo su queste tematiche).

In conclusione: poco, veramente troppo poco per un laico come me per dichiararsi fiducioso di una futura investitura del Veltroni alla guida del paese; nel contempo molto di cui essere preoccupato. Perché, se questa è la parte progressista del paese c'è da rabbrividire solo immaginando la parte conservatrice.

E purtroppo la parte conservatrice non la dobbiamo immaginare ma la conosciamo bene.

29 Giugno 2007   |   articoli   |   Tags: