Intervista all’irriverente Paolo Poli

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Intervista a Paolo Poli
di Dimitri Buffa su l'Occidentale (audio)

I matrimoni degli omosessuali? "Roba da burocrati, se mi dovevo
sposare non valeva la pena di essere froci". Viva la faccia della
sincerità, e viva un maestro di arte e vita come Paolo Poli che si
confessa un po' a ruota libera con "l'Occidentale".


Negli ultimi tuoi due spettacoli fai meno satira  e più letteratura.
Come mai? E' la politica italiana ad averti nauseato?

"Beh quella ormai ha nauseato tutti da un pezzo. Però voglio farti
notare che io nei miei spettacoli ho sempre prediletto il lato
letterario, perchè la poesia, come anche la prosa, fanno parte della
mia vita e della mia cultura. D'altronde la letteratura contiene già
la politica."

Vedi mai la televisione? Che te ne pare dei suoi programmi?

"A dire il vero io a casa il televisore non ce l'ho. Sono gli altri
che me la raccontano. E spesso mi dicono: beato te che non ce l'hai la
televisione perché non se ne può più di questi politici che blaterano
tra di loro. Quello che ti posso dire è che invece della falce e il
martello si vede ricicciare il binomio libro e moschetto. Almeno
questa è la mia impressione. Anche perché si producono le armi perchè
i negri si sparino tra di loro."

Sei uno di quelli che crede che l'arte debba essere rivoluzionaria a
tutti costi?

"Quando mai, con il teatro e con il cinema la rivoluzione non si è mai
fatta. Io sono convinto che Brecht fece benissimo ad andarsene in
America, contro la forza la ragion non vale. Per fare finire una
guerra spesso ce ne vuole un'altra."

Perché raccontare lo scorso secolo proprio attraverso sei giornaliste
come nel tuo ultuimo spettacolo?

"Perchè no? Forse ne volevi sette come i nani? A me ne andavan bene
sei. Perchè l'ora è di sessanta minuti e io ho fatto sei brevi
interventi di dieci minuti l'uno. E io sono molto amante del metro
perchè fu inventato e deciso durante la rivoluzione francese, che io
bacio la terra dove essa avvenne."

Perché?

"Perchè a noi in Italia ci avrebbe fatto tanto bene averne avuta una
ma finora non è mai successo ..  non ci siamo mai arrivati e mai ci
arriveremo perché  essendo l'Italia il regno del Papa, rimaniamo bene
così.."

E cosa raffigurano queste sei giornaliste?

"In realtà non di storia trattasi ma di realtà, di cronaca. Descrivono
le disperazioni. La prima parla delle truculenze dell'inizio del
secolo. L'amante di Carducci ha scritto un libro sulla droga , che è
una signora come un serpente.. vieni cara quanti anni hai, dodici e la
mia sorellina otto, benissimo venite a trovarmi a Londra.. uhh che
strana polverina.. sichiama cocaina, poi arriva il gatto che volle la
puntura di morfina, allora non c'era il Minculpop e si poteva dire ciò
che si voleva..e poi l'altra giornalista, la signora Mura, che è lo
pseudonimo di una che si chiamava con un nome molto più banale, ha
scritto un libro che si chiamava "Perfidie", raccontando degli amori
lesbici. Mette una specie di punizione già nel titolo. Non lo chiama
meraviglie o allegrie. Come i personagi di Carolina Invernizio che
raccontano sì il peccato, ma con travaglio e pentimento.. con le troie
che dicono: "ah quello sciagurato mestiere che facciamo", senza
invitare il lettore ai piaceri della prostituzione.. dopo ho preso la
cronista Paola Masino, una giornalista che fece nel 1929 un gran
rumore sulla rivista di Zavattini, "Omnibus", pubblicando un quadretto
dialogato sulla fame in cui c'è un padre che sgozza i suoi figlioli
perchè non ha nulla da dar loro da mangiare, e fu proibito dal regime
di Mussolini nel 1938 quando fu pubblicato sul giornale "Le grandi
firme". E già all'epoca lettere di insulti.. a quei tempi si andava in
galera per accattonaggio perchè ufficialmente i mendicanti non
esistevano.."

Gli antesignani del sindaco di Firenze?

"Si e di quelli leghisti del Nord Italia. E poi in Italia non si
parlava di pederastia, l'omosessualità non esisteva.."

Come nell'Iran di Ahmadinejad?

"Sì appunto, si diceva, ma no, queste sono robe degli inglesi."

A proposito di omosessualità, ho letto tue interviste a riviste gay
come "Babilonia" in cui ti dichiari contrario ai pacs e poco
entusiasta dei gay pride. Sarai mica un conservatore?

"Per forza, appartengo alla prima metà del secolo passato, anche
Balzac e Tolstoj erano conservatori.

Te, ti piace il matrimonio? Sei sposato? No? E allora?

Il matrimonio è orrendo per me. Uno diventa omosessuale per
trasgredire mica per sposarsi. Sì ci sono le convivenze, le amicizie,
i modus vivendi, ma vaffanculo a tutta questa burocrazia. Se mi volevo
sposare, mi trovavo anche io una brava ragazza, che certo non mi
mancavano. Non adoro la politicizzazione del movimento gay, è troppo
ideologica."

Insomma non bisogna prendersi troppo sul serio?

"Ma sì anche io nelle interviste parlo spesso a vanvera e i
giornalisti ci mettono del loro per farmi dire le cose che vogliono.
Ma a me sta bene così. Mi ci vedi a fare l'opinionista a "Porta a
porta"? Il mio lavoro è quello che fò nel teatro. Basta. E' che oggi
chiedono a Cicciolina un parere serio sulla politica, mentre da
Andreotti pretendono la barzelletta."

E tu che sei una memoria storica del teatro italiano, come ricordi i
tempi di Paolo Stoppa, Rina Morelli e Enzo Ricci?

"Come un'epoca di professionisti veri, gente che provava continuamente
le parti, che aveva una memoria prodigiosa, come la mia d'altronde..
le compagnie erano capocomicali, due, tre bravi attori, e tanti
giovani che crescevano dietro di loro, poi c'erano i caratteristi..che
sostenevano anche il cinema di regime.."

E i registi?

"I nostri cineasti avevano capito che la forza del cinema americano
non era solo nel creare il divismo ma anche nei caratteristi. La forza
di Biancaneve erano i sette nani."

Tu cinema non ne hai fatto molto?

"In gioventù, per sopravvivere negli anni '50. Era della robetta, ho
fatto i fumetti..ho fatto di tutto.. anche delle cose che non posso
dire alle famiglie. Ho persino insegnato a scuola per un paio di anni.
Questo adesso lo posso dire, tanto oggi la figura dell'insegnante ha
perso la sua sacralità da libro Cuore."

Perchè il cinema americano aveva tutto quel successo?

"Perchè vendeva alla gente i miti. E infatti Chaplin e la Garbo hanno
venduto al pubblico americano la propria aristocrazia. Lascia stare
che interpretavano ruoli popolari, la Garbo veniva da Ibsen, Chaplin
quando mangiava la scarpa lo faceva su quattro punti come se si fosse
trovato in un banchetto reale, era quello che voleva il pubblico e per
quello i film andavano bene."

12 Dicembre 2007   |   articoli   |   Tags: