Ingerenza? Ma vogliamo scherzare?

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"E la Chiesa si rinnova per la nuova società / e la Chiesa si rinnova per salvar l'umanità".

Era il 1968 quando Giorgio Gaber cantava nei teatri un motivo, purtroppo, sempre attuale.
In quel periodo che pareva preludere ad una primavera civile era
pontefice Giovanni Battista Montini, Paolo VI. Oggi lo è Joseph
Ratzinger, Benedetto XVI.
Sono trascorsi quarant'anni. E' forse cambiato qualcosa nell'atteggiamento della Chiesa?


Ieri il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, con i modi un po' scostanti, distaccati, che lo caratterizzano, ha affermato che l'istituzione d'Oltretevere non pretende minimamente d'interferire nelle scelte elettorali. Certamente.

Infatti, tanto per confermare questa intenzione, lo stesso prelato ha tracciato, guarda caso, una sorta di manifesto politico bell'e buono, con tanto di richiamo ai soliti, immancabili, principi etici ("Occorre anche fronteggiare", ha sostenuto, " il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicono fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell'essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell'ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale") e, pensate un po', con accenni a possibili larghe intese parlamentari, all'aumento dei salari minimi, alla difesa del potere d'acquisto delle pensioni, all'emergenza abitativa, alla maggiore sicurezza nei posti di lavoro. Un programma interessante non c'è che dire ma, è evidente, da partito politico.

E andiamo avanti (cioè indietro come i gamberi).

Un altro cardinale, precisamente Antonio Cañizares, primate di Spagna, arcivescovo di Toledo, soprannominato il piccolo Ratzinger (il che è tutto dire), all'indomani della riconferma del socialista Zapatero alla guida del governo iberico, si è lanciato in moniti e proclami. Sentiamolo: "è in corso una rivoluzione culturale. Non solo in Spagna; in tutto l'Occidente. Lo denuncia Benedetto XVI, quando paventa la dittatura del relativismo. La Spagna rappresenta la punta più avanzata di questa rivoluzione, con le sue leggi "di genere", che vanno ben oltre il femminismo tradizionale, questa sorta di lotta di classe tra uomo e donna. Il governo spagnolo ha varato leggi che negano l'evidenza della natura e della ragione, che affidano allo Stato la formazione morale dei giovani, che si propongono di fondare una nuova cultura su una concezione falsa della libertà". Una concezione falsa della libertà. Capite? E quale sarebbe quella vera? Eccola: "ci batteremo contro l'ampliamento della legge sull'aborto e contro l'eutanasia (…) nessun cattolico, in qualunque partito militi, può disertare".

Naturalmente, se uno intende contrapporre un'altra visione, anche leggermente diversa da questa, passa per il solito anticlericale incallito e intollerante che vorrebbe mettere il bavaglio ai preti.

E le invettive giungono sia da destra che, ahinoi, da quella "sinistra" veltroniana secondo cui non bisogna toccare "temi eticamente sensibili" in ossequio a lorsignori.

Per fortuna che lo stesso Cañizares ha ammesso che «la Chiesa italiana ha più spazio sui media" di quella spagnola, che in occasione del "Family Day, tutti i giornali dedicarono più pagine alla manifestazione di piazza San Giovanni" anziché a "quella laicista di piazza Navona" giungendo a constatare che "in Spagna molti giornali avrebbero fatto il contrario".

Ma già, è vero, avevamo dimenticato che la Chiesa in generale, e in Italia in particolare, non si occupa di politica… E poi, scusate, non aveva sottolineato un certo Walter che solo una visione superficiale può ridurre l'intervento del Vaticano a ingerenza?

11 Marzo 2008   |   articoli   |   Tags: