In Italia non c’è libertà di informazione, ma và?!

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Fino a ieri chi denunciava la mancanza di libertà di informazione in Italia per gli amici di Libero e Il Giornale era un terrorista-comunista-anarco-insurrezionalista, oggi invece con la condanna di Sallusti (reo di aver pubblicato un articolo firmato con uno pseudonimo in cui erano contenute falsità su un giudice e su alcuni protagonisti di una vicenda sfortunata) la stampa destrorsa italica scopre che nel nostro paese non c’è libertà di informazione. Ben svegliati, verrebbe da dire.

Per quello che riguarda i fatti contestati è ben dire fin d’ora che il comportamento di Sallusti e Farina (ovvero l’agente Betulla, vero autore dell’articolo firmato Dreyfus come ha confessato in queste ore) è stato giustamente sanzionato dalla magistratura, infatti come ricostruisce benissimo Alessandro Robecchi nel suo blog la condanna è assolutamente inevitabile. E il reato d’opinione di cui si sta (s)parlando questi giorni non c’entra assolutamente niente, c’entra invece e molto lo stampare e diffondere notizie false.

Il carcere è troppo per questo reato? Parliamone, ma evitiamo (altra) disinformazione per favore.

La realtà è che un giornale, Libero per l’appunto, ha pubblicato delle notizie clamorosamente false per alimentare il vento contrario alla legge 194/78 che garantisce il diritto all’aborto alle donne.

Se si può fare questo, allora si può fare tutto e il singolo cittadino non avrebbe più possibilità di difesa di fronte al proprietario di un giornale che ce l’abbia con lui per qualunque motivo.

Che in Italia manchi la libertà di informazione non ce lo deve venire a dire la stampa destrorsa presa con le mani nel sacco, ne’ quella sedicentemente di sinistra che “stranamente” spinge per una deregulation (se fossimo maligni potremmo pensare che lo status quo rappresentato dai principali gruppi editoriali del nostro paese ha trovato la quadratura del cerchio). Lo sappiamo invece da anni grazie a quel po’ di indipendenza che ci è rimasta grazie a internet con il quale possiamo vedere le classifiche redatte da ong internazionali come la freedomhouse.org che pone l’Italia nei paesi “parzialmente liberi” in termini di libertà di stampa per l’appunto. Unico paese dell’Europa Occidentale insieme alla Turchia.

Che le parole della Costituzione “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” sono nella pratica quotidiana tradite dai regolamenti che prevedono l’obbligatorietà dell’iscrizione all’albo dei giornalisti del Direttore Responsabile del giornale, lo sa chiunque ha pensato nella sua vita di fondare un giornalino per un associazione di volontariato o quant’altro.

Parliamone quindi di libertà di informazione, ma parliamone bene e non solo quando fa comodo alla casta.

Parliamone quando degli ingenui ragazzi sono soggetti ad “avviso orale” dalla questura per il reato di stampa clandestina.

Parliamone quando qualcuno viene condannato penalmente senza che sappia che è in corso un processo sommario su di lui (ebbene si è possibile nel nostro paese) per aver partecipato a una “manifestazione non autorizzata”.

Parliamone, noi siamo qui.

 

Alessandro Chiometti

27 Settembre 2012   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , , ,