Il governo non ci fa avere figli

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L'appello al ministro Livia Turco di una coppia sterile che lotta per la diagnosi preimpianto e per evitare un aborto


FLAVIA AMABILE su La Stampa del 26/3/2008

La storia di Fabio e Silvia inizia quasi 25 anni fa. Hanno sedici anni,
sono poco più di due ragazzini alle prese con il primo amore. Sanno
quello che fanno se ancora oggi che di anni ne hanno 34 sono l'uno
accanto all'altra a combattere insieme.


Vivono a Montebelluna in provincia di Treviso, lottano per avere un figlio mentre il mondo cattolico li condanna, li ostacola, li spinge a adottare un bimbo altrui e persino ad abortire. La storia di Fabio e Silvia è una storia piena di contraddizioni, di contorsioni, tante quante sono le contraddizioni e le contorsioni di cui sono ricche le leggi italiane che regolano la vita e la morte.

Fabio Callegari e Silvia Poloni non possono avere figli. Non c'è un motivo preciso nè una cura: l'unica strada possibile per diventare genitori passa per la fecondazione assistita. Vanno in tre centri diversi, e alla fine riescono ad averlo il loro figlio. Lo chiamano Pietro. Due mesi e mezzo dura la loro illusione di avercela fatta. Pietro ha una rara malattia genetica, (l'atrofia spinale muscolare di tipo 1) e loro due scoprono di esserne portatori sani. 'In ospedale ci hanno detto: possiamo ricoverarlo e usare tecniche invasive ma il suo destino è segnato. Altrimenti potete portarlo a casa e accompagnarlo voi', racconta Fabio.

Fabio e Silvia scelgono di tornare a casa. 'Tre mesi di sofferenza poi non c'è altro da fare se non piangere. Ora Pietro non c'è più, Fabio e Silvia non hanno parole per descrivere il loro dolore, le poche che sono rimaste hanno deciso di trasformarle in una battaglia per avere un altro figlio o una figlia, ma sani.

'Ci hanno spiegato che possiamo andare all'estero, ci hanno consigliato il Belgio. Se invece vogliamo rimanere in Italia possiamo effettuare una fecondazione che sappiamo già dove ci potrebbe portare. Siamo portatori sani di questa grave malattia, ad ogni gravidanza abbiamo il 25% di probabilità di generare un feto malato. E però non possiamo effettuare la diagnosi preimpianto, l'esame che consente di capire ancora prima dell'impianto se vi siano malattie oppure no'.  Non possono effettuarlo perché quando fu approvata la legge 40 sulla fecondazione assistita il mondo cattolico fu perentorio: nessuna analisi prenatale altrimenti sarebbe eugenetica.

'E così se Silvia rimanesse incinta potremmo solo sottoporre il feto ad un esame che si chiama villocentesi, e si fa all'undicesima settimana di gravidanza. E se dall'esame il feto risultasse malato? 'Potremmo andare avanti o ricorrere all'aborto terapeutico. Andare avanti significherebbe ripetere il dramma di Pietro: farlo nascere, farlo crescere e soffrire fino a cinque mesi e poi vederlo morire perché questa è la malattia di cui siamo portatori sani, ormai lo sappiamo, non c'è cura. Non resterebbe quindi che l'aborto terapeutico, ma non abbiamo già sofferto abbastanza? Perchè vietare in nome dell'eugenetica di intervenire su un embrione ancora non impiantato e permettere invece un aborto di un feto che già è in una fase avanzata di crescita?'

Il 3 marzo Fabio e Silvia hanno scritto un appello per chiedere di aggiornare la legge 40, attraverso le linee guida promesse da tempo dal governo e mai approvate. La prima destinataria è stata il ministro della Salute Livia Turco. Finora non ha ancora risposto. Dopo il ministro Turco hanno contattato l'associazione Coscioni, forum, enti, chiunque. Nei prossimi giorni invieranno l'appello anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. 'Forse almeno lui che è al di sopra delle parti potrà intervenire' spiega Fabio.

E dopo aver tempestato di email anche il Quirinale? 'Andremo avanti, ormai non abbiamo nulla da perdere, almeno raccontiamo quello che succede a quelli come noi'. Ovvero a più di 30 mila coppie in Italia.

26 Marzo 2008   |   articoli   |   Tags: