Il Fondo Edifici di Culto

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Il Fondo Edifici di Culto (FEC) è un ente, amministrato direttamente dal Ministero dell’Interno, che gestisce un patrimonio immobiliare frutto dell’espropriazione, avvenuta nel corso del processo dell’unità d’Italia, dei beni di proprietà della Chiesa e di numerosi ordini e congregazioni religiose.

250px-Euro_coins_and_banknotesSi tratta di circa settecentocinquanta immobili tra chiese, conventi, caserme, un castello, appartamenti, terreni, boschi e foreste ora di proprietà dello Stato Italiano, la cui gestione comporta interventi di conservazione, manutenzione e restauro sia delle strutture architettoniche, sia delle opere d’arte in esse contenute.

Il Fondo ha un suo bilancio in cui tra le entrate figurano le rendite derivanti dagli edifici che amministra e tra le uscite le spese per il loro mantenimento e conservazione. Non esiste equilibrio tra le entrate e le uscite del fondo, perché a fronte di continue e ingenti spese di restauro e manutenzione, ammontanti nel 2013 a circa dieci milioni di euro (1), l’Amministrazione può contare solo sul reddito degli immobili e di altri introiti derivanti dall’uso dei beni (frutti, biglietti di ingresso, ecc.).

L’insufficienza delle entrate è causata anche dal fatto che molti degli immobili sono concessi in uso gratuito per essere adibiti a esigenze di culto e, anche nel caso in cui è previsto un canone di locazione, questo è spesso irrisorio. Basti pensare che le abbazie e i monasteri sono dati in affitto a ordini religiosi a fronte del pagamento di un canone annuo di euro 150,00, anche se non si può sottacere che il canone è soggetto ad incremento Istat ogni tre anni (2).

E’ chiaro che con simili premesse le entrate del Fondo sono insufficienti per raggiungere il pareggio e devono essere integrate ogni anno con contributi statali. Nel bilancio del Fondo inoltre non sono contabilizzate le spese per il personale assegnato alla gestione, ma questo rappresenta pur sempre un costo vivo per l’amministrazione statale.

E’ difficile quantificare i costi del Fec, ma essi non rappresentano certo una quota trascurabile della spesa complessiva di 200 milioni di euro che lo Stato e gli enti locali sostengono ogni anno in varie forme per la manutenzione e la conservazione degli edifici di culto (3).

Non è necessario vivere in momenti di ristrettezze economiche come quelli attuali per stupirsi di questa emorragia di denaro pubblico, che avrebbe dovuto suggerire già da tempo iniziative per la sua eliminazione o riduzione.

La soluzione più naturale consiste nella cessione di questi edifici che comportano per lo Stato un onere ben maggiore dei proventi che determinano (4). La vendita di questi beni non deve necessariamente condurre ad una loro dispersione, magari con finalità improprie, perché si potrebbe prevedere un diritto di prelazione a favore della Santa Sede o di enti religiosi di emanazione cattolica, che rientrerebbe così in possesso di molti edifici costruiti per finalità religiose. Appare del resto inopportuno che lo Stato continui a possedere beni che, nonostante possano presentare obiettivi pregi storici, artistici o architettonici, sono comunque utilizzati per scopi religiosi, che secondo un principio di laicità più volte affermato, ma non ancora compreso né applicato, non possono né devono coincidere con quelli dello Stato.

Il progetto potrebbe rientrare nel più vasto piano di privatizzazioni di cui da decenni la politica parla ma che non può realizzarsi perché presuppone la vendita di beni che non hanno acquirenti. Nel caso degli immobili del Fec ci sarebbe invece un acquirente bello e pronto, anche se occorrerebbe verificarne la concreta disponibilità ad accollarsi un simile onere, dato che potrebbero continuare a godere del possesso dei beni senza sostenerne i costi.

Riassumendo, la liquidazione degli immobili del Fec comporterebbe i seguenti vantaggi:

  • la creazione di liquidità da destinare a riduzione del gigantesco debito pubblico italiano;

  • lo Stato risparmierebbe sul mantenimento di grandi edifici monumentali che richiedono continui e costosi interventi di manutenzione;

  • si eliminerebbe l’anomalia di uno Stato laico che risulta proprietario di beni immobili adibiti ad uso di culto e religiosi;

  • la Chiesa cattolica ritornerebbe in possesso delle sue Chiese e dei suoi monasteri e, si spera, verrebbero meno le lamentele di una Chiesa spogliata dei suoi beni con un atto di forza dal Regno d’Italia (5).

E’ appena il caso di ricordare che quella presunta violenza è spesso portata a giustificazione del vasto piano di sovvenzione del Cattolicesimo da parte dello Stato Italiano. Ma chi sostiene questa tesi non ricorda, o finge di non ricordare, che nell’allegato economico ai c.d. Patti Lateranensi del 1929 fu prevista, a tacitazione di ogni contenzioso pregresso, l’erogazione alla Santa Sede di 1,7 miliardi di lire (in titoli e contanti), corrispondenti a circa 1,7-2 miliardi di euro attuali.

Dagoberto Frattaroli

17 dicembre 2014

  1. Bilancio disponibile sul sito del Ministero dell’Interno all’indirizzo:

http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/Amministrazione_trasparente/2014_02_13_BIL_fec_2013.pdf

  1. DPR 13 settembre 2005, n. 296 – Regolamento concernente i criteri e le modalità di concessione in uso e in locazione dei beni immobili appartenenti allo Stato. “Gli immobili di proprietà dello Stato costituenti abbazie, certose e monasteri possono essere concessi o locati a favore di ordini religiosi e monastici per l’esercizio esclusivo di attività religiosa, ..…. a fronte del pagamento di un canone annuo di euro 150,00, da aggiornarsi ogni tre anni in misura corrispondente alla variazione ISTAT dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati. “

  2. (2)Cfr. il sito “I costi della Chiesa.it”

  3. Nel corso della XVI legislatura a cura di esponenti del Partito radicale fu presentata una proposta di legge per l’alienazione degli immobili amministrati dal FEC che non ebbe seguito.

  4. Cfr. pag. 113 della “Lettera dell’Episcopato nel ventesimo anniversario dell’avvio del nuovo sistema di sostegno alla Chiesa cattolica in Italia” approvata nel corso della 58^ Assemblea generale della CEI tenutasi a Roma dal 26 al 30 maggio 2008.

16 Dicembre 2014   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , ,