Il codice Opus Dei [La Stampa]

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L'organizzazione creata da Escrivá de Balaguer apre gli archivi.
E, dopo le polemiche per il bestseller di Dan Brown, vuole rilanciare la sua immagine.
In programma anche un film e un cartone animato.
MARCO TOSATTI, CITTÀ DEL VATICANO

L'Opus Dei aprirà i suoi archivi agli studiosi di storia di tutto il mondo. Nella sede centrale dell'organizzazione fondata nel 1928 da Josemaría Escrivá de Balaguer, in viale Buozzi, a Roma, si sta già lavorando su tre direttrici: catalogare una mole immensa di materiale (in gran parte però già «arato» per il processo di beatificazione); preparare un luogo fisico dove gli studiosi possano consultare documenti e faldoni; addestrare personale specializzato nella gestione dei fondi di archivio, per aiutare gli «ospiti».

Monsignor José Luis Illanes, direttore dell'Istituto Storico San Josemaría, che ieri ha presentato il primo numero della rivista annuale Studia et documenta, ha precisato che ancora non è possibile fissare una data per l'inaugurazione dell'accesso libero. Ma già adesso singoli studiosi possono chiedere, tramite l'Istituto, di compiere ricerche specifiche. La sistemazione del materiale custodito nella sede centrale sarà l'occasione per gettare nuova luce, e fornire elementi inediti di grande interesse. Fra l'altro, si potrà vedere quali furono i rapporti fra Escrivá de Balaguer e il Sostituto alla Segreteria di Stato Benelli; quest'ultimo chiese al fondatore dell'Opus di usare la sua creatura come un «vivaio» politico per il dopo-Franco, ottenendone un rifiuto. «C'erano, a titolo personale, esponenti dell'Opus sia tra i franchisti sia tra gli antifranchisti. Escrivá rispettava le scelte politiche dei membri», dice Pippo Corigliano, portavoce dell'Opus.

Probabilmente tre sono i campi in cui gli storici potranno avere le soddisfazioni maggiori: i «diari» personali del fondatore, il governo dell'Opera, oltre ai rapporti con il Vaticano. «Il suo primo quaderno di appunti San Josemaría lo distrusse – racconta Corigliano -, però tutti gli altri sono salvi. C'è una gran quantità di appunti intimi, dal 1928 fino al '46, totalmente inediti. Poi ci sono i documenti di governo, per esempio tutti quelli relativi a un territorio del Perù che fu affidato all'Opus – dove Escrivá mandò un chirurgo, divenuto poi sacerdote e vescovo – completamente bonificato. E poi naturalmente ci saranno moltissime cose relative ai rapporti col Vaticano». Se i tempi dell'apertura non sono ancora noti, si è però a buon punto, afferma Corigliano: «Un lavoro enorme di scavo, grazie al processo di beatificazione, è già stato compiuto».

Trasparenza, è la parola d'ordine; e rilancio dell'immagine. Un'operazione articolata, affidata a un film di produzione internazionale, a un lungometraggio animato per le sale e per la tv, a due programmi per Rai e Mediaset, a quattro siti web ufficiali e a una videoteca online con filmati sul fondatore. Ci sarà una puntata speciale di La storia siamo noi di Minoli su Raitre dedicata all'Opus Dei, che dovrebbe andare in onda a giugno. E anche Mediaset sta studiando un intervento – non fiction – sul tema. La «Lux» di Bernabei invece sta preparando un film (l'idea è di cinque anni fa) sulla figura di Josemaría Escrivá.

Incerto il nome dell'attore: De Niro, Banderas o Cage. In realtà al momento non si sa ancora se Bernabei realizzerà una pellicola per il cinema, una fiction o entrambi i progetti; al momento c'è solo una bozza di racconto, senza «drammatizzazioni». L'Opus – ha precisato Corigliano – non lo finanzia, e non è coinvolta se non come «consulenza». Non solo: un cartoon su Escrivá bambino, con la produzione di «Mondo Tv» e la sceneggiatura di Francesco Arlanch («I disegnatori sono della Corea del Nord», dice Corigliano) dovrebbe uscire nelle sale cinematografiche e su alcune tv internazionali nei prossimi mesi. Sarà pronto dopo Pasqua, ma per la messa in onda non ci sono date.

Uno sforzo di visibilità accelerato dalle polemiche intorno al Codice da Vinci: «A noi il romanzo di Dan Brown non è piaciuto, lo abbiamo trovato una paccottiglia new age. Ma bisogna dire – ammette Corigliano – che per l'Opus Dei è stato provvidenziale, perché ha determinato un enorme aumento di interesse sulla nostra opera». E aggiunge: «In realtà abbiamo mantenuto un atteggiamento calmo, quando invece avremmo potuto denunciarli, visto che si mostrava un membro dell'Opus Dei in veste di assassino. Ci siamo limitati a chiedere alla Sony di aggiungere una frase per precisare che era un'opera di finzione».

da La Stampa del 17/2/2007

18 Febbraio 2007   |   articoli   |   Tags: