Hotel no-etero [La Stampa]

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"Spendaccioni e riservati: preferiamo i gay"
FRANCO GIUBILEI
LIDO DI CLASSE (RAVENNA)

La rivista Pride lo presenta come il primo hotel gay d'Italia, 38 stanze disposte su due piani di un condominio affacciato sulle spiagge di Lido di Classe, nel Ravennate.


La clientela qui è composta da omosessuali, gente discreta che si vede al mattino, all'ora di colazione, per rifarsi viva a cena e poi uscire di nuovo, diretta verso i locali alla moda di Milano Marittima. La formula è ultraclassica, riviera romagnola-style: mezza pensione col pasto preparato dal gestore Gianfranco Dellamore, 61 anni, e la reception affidata alla moglie Livia Gaviani, per tutti la Carla («Mi hanno sempre chiamata così, dare un nome diverso da quello di battesimo è un'usanza romagnola»).

Niente di più lontano dall'iconografia modaiola omosex nella clientela dell'hotel Zeus: i proprietari hanno puntato su questo genere di ospiti perché rappresentano una nicchia di mercato che promette bene. Ma, dietro a questa decisione non c'è solo uno studio di marketing. C'è anche una vicenda umana drammatica. «Gestiamo quest'albergo dall'86 – racconta Gianfranco -. Nell'89, in un incidente stradale ci hanno ammazzato nostra figlia di 15 anni, Roberta. All'epoca lavoravo come insegnante di educazione fisica. Ho lasciato la scuola, ci siamo ritrovati qui, io e mia moglie, all'inizio della stagione estiva e non facevamo che piangere. I soli che ci hanno ascoltato, che ci hanno consolati, sono stati i clienti gay che già all'epoca frequentavano l'albergo. Gli altri, le famiglie, la clientela cosiddetta "normale", non sono più tornati».

Improvvisamente i Dellamore si sono ritrovati in una condizione di solitudine (solo in parte alleviata dalla nascita di un nipotino) molto simile a quella vissuta dai loro clienti omosessuali. Così è nata un'empatia con il mondo gay. «Sebastian, uno dei "ragazzi" ci ha consigliato i colori con cui ridipingere le pareti del soggiorno per renderlo più accogliente – racconta il gestore – e ci ha suggerito la musica da diffondere in sala».

Ma dalla decisione di puntare su una clientela gay non è estranea anche una valutazione di tipo economico: gli omosessuali single, infatti, possono permettersi spese che alle coppie etero non sempre sono concesse. Carla ne è consapevole: «I gay spesso non hanno famiglia, e quindi dispongono di un budget più cospicuo». E così le camere dell'hotel Zeus, dopo anni di costante calo, sono tornate a riempirsi. L'albergo si affida alla cucina regionale tradizionale di Gianfranco, che prepara anche il pane casalingo, e alla gentilezza e disponibilità della moglie. «E' come se fossi la mamma di questi ragazzi – sottolinea – Li ascolto quando hanno problemi da raccontare, così come loro hanno saputo ascoltarci quando è morta mia figlia. Considero più vicini loro di tanti amici e parenti che si sono visti al funerale e poi mai più. Queste persone ci hanno aiutato, riuscendo anche a risollevarci lo spirito, a farci sorridere».

Lo Zeus, dunque, è diventato una tappa importante nel circuito di hotel, stabilimenti balneari, spiagge libere, locali, discoteche e negozi della riviera indicati dal sito internet della Guida gay Romagna come attività che hanno accettato di farsi definire amiche degli omosessuali, o «gay friendly».

«I ragazzi la sera vanno a ballare ai Milano Marittima, o in altri posti qui in riviera, ma sono tranquilli. Niente piume di struzzo e abiti appariscenti», puntualizzano i gestori. Ma, nella patria dei vitelloni e della seduzione etero da spiaggia, qualcuno li guardava male lo stesso. Una diffidenza diffusa anche nel palazzo che ospita l'hotel. «Qualche difficoltà c'è stata, perché i pregiudizi sono duri a morire – conclude Dellamore – Invece questo è un albergo tranquillo e serio, i farfalloni qui non ci vengono».

La Stampa del 24/7/2007

24 Luglio 2007   |   articoli   |   Tags: