Negli ultimi tempi c’è un grande precipitarsi da parte degli intellettuali laici e umanisti a ribadire che l’esistenza di Gesù sia un fatto storicamente provato e che la discussione dal punto di vista accademico è chiusa.
L’ultimo in ordine di tempo è il Prof. Alessandro Barbero ma addirittura in casa della più grande associazione di atei italiani la cosa non è più in discussione visto l’abbraccio della posizione di Bart D. Erhman.
Abbraccio che sembra sconfessare il loro presidente onorario Piergiorgio Odifreddi che anche in tempi recenti ha ribadito che per lui la figura di Gesù sia un mito; del resto a supporto della sua opinione cita le parole di Papa Leone X rivolte al cardinal Bembo: «La storia ci insegna quanto ci abbia fruttato quella favola di Cristo».
Ora a parte il fatto che, ambito accademico o meno, le posizioni pro-mito non ci sembrano poi così isolate visto che da Bruno Bauer in poi sono state condivise e supportate da nomi come Martinetti, Schwaitzer, Onfray, Carrier, Dubourg e Price; la posizione più laicamente corretta sulla questione resta a nostro avviso quella di K.H. Deschner (autore della “Storia Criminale del Cristianesimo” Libri I-X ed. Ariele, 2000 – 2013 dove ha sempre evidenziato come praticamente tutto ciò che si considera cristianesimo andrebbe correttamente chiamato paolinismo, nel senso di attribuirlo a Paolo di Tarso ovviamente), secondo cui pur non essendoci prove certe della reale esistenza di Gesù Cristo, vista l’esplosione e la diffusione così rapida di un movimento che portava il suo nome pochi decenni dopo la sua presunta morte, è estremamente probabile che una persona con quel nome sia effettivamente esistita.
Discorso chiuso quindi? Tutt’altro. Perché è comunque storicamente vero (e per capire il senso di quest’ultima parola vi rimandiamo al pamphlet “Che cos’è la verità” di P. Odifreddi ed. Castelvecchi 2016) che è il Gesù in cui i fedeli cattolici credono a non essere mai esistito. Che poi ne sia esistito uno completamente diverso a quello della loro fede è un altro paio di maniche.
Secondo qualunque studio indipendente dalle varie chiese infatti, ciò che viene tirato faticosamente fuori dai vangeli canonici e dagli altri documenti è completamente diverso da ciò che viene tramandato dal catechismo e dalla tradizione.
Si potrebbe cominciare dal fatto che Gesù aveva dei fratelli (ormai lo negano solo in Vaticano), per arrivare alle discrepanze dei vangeli sinottici (quindi escludendo la problematica ellenizzazione di Cristo presente in Giovanni) che non sono d’accordo neanche sul nome e sul numero degli apostoli, sui miracoli, o che non descrivono la resurrezione di Gesù ma la citano come avvenuta e basta, la descrizione viene fatta solo in alcuni apocrifi.
Si potrebbe quindi prendere in esame il famigerato Barabba, fin dal suo nome si capisce che costui non era di certo un brigante; infatti Bar-abbà vuol dire “figlio del padre”, se poi ci aggiungiamo che in Matteo viene chiamato in modo completo Yeshua (ovvero Giosuè, ovvero Gesù) Bar-Abbà il quadro è completo. Alla popolazione di Gerusalemme fu chiesto di scegliere quale salvare dei due predicatori: Gesù Cristo (ovvero “Il messia” o “l’unto”) o Gesù Figlio-del-Padre.
Potete approfondire queste ed altre numerose questioni in numerosi saggi, solo per rimanere ai lavori italiani citiamo: le inchieste fatte da Corrado Augias con Mario Pesce e Remo Cacitti, i libri divulgativi di Paolo Flores D’Arcais e Davide Donnini. Se siete pigri e volete il riassunto possiamo anticiparvi che ben poco si sa su chi fosse veramente Gesù Cristo e cosa abbia realmente detto. I punti fermi (spesso ottenuti con il principio dell’imbarazzo, ovvero se sono imbarazzanti per coloro che li hanno propagandati allora probabilmente sono veri) sono i seguenti: era un fomentatore di rivolte anti-romane (ci sarà pure un motivo se è stato crocifisso e non lapidato); aveva certamente dei fratelli; era un integralista religioso a tal punto che si è raccomandato più volte di non predicare le sue parole ai gentili (cioè ai non ebrei); probabilmente a Nazareth c’è stato ben poco per non dire mai di certo praticava esorcismi. Il “sermone della montagna” che tanto piace a noi di sinistra, probabilmente è stata un aggiunta postuma per dargli un livello intellettuale più elevato.
Potete verificare ciò sui testi citati e molti altri, ma la domanda che a questo punto noi ci siamo posti è: perché dobbiamo essere così ossessionati da questa figura dopo duemila anni?
Se ha detto, o gli sono state attribuite, delle frasi che possono ispirarci in positivo ricordiamocele e andiamo avanti.
Se ha detto fesserie, o gli sono state attribuite, lasciamole alle spalle e andiamo avanti.
Che uno storico voglia dedicare la vita a questo specifico mistero è comprensibile. C’è chi è affascinato da Archimede, chi da Giulio Cesare e chi dai popoli celti. Ogni studioso sceglie il suo campo di approfondimento.
Ma è così importante parlare oggi nell’agorà pubblica della figura storica del Cristo?
Personalmente riteniamo che di alcuni importanti avvenimenti storici l’importante sia capire il senso. Capire il contesto del perché sono accadute certe cose. Non il dettaglio.
Ad esempio, parlando di miti che in realtà non sono mai esistiti, J.F. Kennedy è stato ucciso da Oswald in solitaria o da un commando? Il proiettile magico, il filmato di Zapruder, le pessime prestazioni di Oswald come tiratore… ma non è più importante capire ciò che il film di Oliver Stone “JFK” non dice? Ovvero: perché è stato ucciso il presidente degli Stati Uniti?
Su questo oggi possiamo avere un’idea molto verosimile: è stato ucciso perché per essere eletto aveva stretto un patto con persone di “dubbia legalità” garantendosi così i voti del sindacato di Jimmy Hoffa negli swinging states ribaltando quindi le previsioni; però poi, una volta presidente, non ha mantenuto quel patto che consisteva nel supportare militarmente la contro-rivoluzione a Cuba che è finita alla Baia dei Porci. Saputo questo cosa ci dovrebbe importare se Oswald abbia agito da solo o in gruppo?
“L’agiografia santifica politici contaballe e reinventa le loro gesta opportunistiche come momenti di grande spessore morale. La nostra narrazione ininterrotta è confusa al di là di ogni verità o giudizio retrospettivo. Soltanto una verosomiglianza senza scrupoli è in grado di rimettere tutto in prospettiva.
La vera trinità di Camelot era Piacere, Spaccare il culo e Scopare. Jack Kennedy è stata la punta di diamante di una fetta particolarmente succosa della storia. Spandeva merda in modo molto abile e aveva un taglio di capelli di gran classe. Era Bill Clinton senza l’onnipresente scrutinio dei media e senza qualche rotolo di grasso.” James Ellroy – American Tabloid.
Ecco, sosteniamo proprio questo: che una volta raccolte le informazioni a disposizione spesso sia molto più utile la verosomiglianza del quadro generale che definire il dettaglio o il particolare.
Con buona pace di chi crede in miti mai esistiti.
Alessandro Chiometti