GayPride 2007: un successo!

Pubblicato da

Associazione Genitori Omosessuali     Foto Gay Pride 2007

Foto Gay Pride 2007     Raffaela e...

Eravamo davvero in tanti: con allegria, intelligenza e sentimenti.

E tutto cio', senza aver raccolto le persone dalle parrocchie e portate con
gli autobus fino a Roma, a difendere quella famiglia tanto decantata
e nella quale i fatti di cronaca nera sono inquietantemente frequenti…
Se la Questura ha detto che eravamo 300mila, non eravamo certo di
meno, anzi 😉

Una vera festa, senza mantra dogmatici e stantii!

Un paio di articoli che ne hanno parlato: sul manifesto e su Liberazione


Liberazione, 17 Giugno 2007
«Arrendetevi, siamo dappertutto»
Laura Eduati

Un milione al Pride per la parità
Un corteo gay, lesbo, trans, queer e poco etero sfila per chiedere il matrimonio tra omosessuali e basta omofobia.
Sfottò al Pd e al governo. Lo slogan: "Prodi, babbeo, beccati 'sto corteo". Fn e Militia Christi se ne stanno a casa.

Il fruttivendolo di via Labicana si appoggia allo stipite della bottega, sigaretta in bocca e sguardo al pullman dei go go boys travestiti da spartani in piume di struzzo. «C'hanno diritto pure loro», commenta nel frastuono della musica da discoteca. Pochi minuti dopo, sotto le severe statue che sovrastano la basilica di San Giovanni, gli organizzatori del Gay Pride urleranno: «Siamo un milione!» e la signora Luigina, 75 anni, sorride perché «sono tutti figli miei, ho vissuto il fascismo e ogni libertà è bella». La drag queen Lady Scandal, quattro mascherine piantate sul parruccone bianco con le scritte "chiesa", "stato", politica" e "famiglia", prende in braccio un bambino: «Finalmente anche noi abbiamo una famiglia!», e quello si mette a piangere dallo spavento.
Un corteo gay, lesbo, trans, queer e poco eterosessuale ha seguito la ventina di carri ballando al ritmo travolgente di Madonna ma anche della sigla del cartone animato Amy. Daniele Silvestri in seconda posizione al volante di una alfetta gialla (suo l'inno del Pride "Gino e l'alfetta") ne approfitta per girare un videoclip. Dall'autobus del Mario Mieli -Muccassassina piovono preservativi, coriandoli, volantini, fischietti. Ballano, si baciano, si abbracciano. Fanno festa mascherati, colorati, con le piume e le parrucche, ma è una festa tutto sommato sobria. Nessuna in topless, tranne quattro uomini e una donna completamente nudi e ricoperti di colore. Hanno ascoltato il consiglio di Vladimir Luxuria di tenere il reggiseno per non offrire alle telecamere i soliti spunti e mettere in secondo piano l'aspetto politico. Cioè la protesta. Che è forte. «Prodi, babbeo, beccati 'sto corteo» urlano a squarciagola Imma Battaglia di D'Gay Project e il presidente dell'Arcigay Aurelio Mancuso all'altezza del Colosseo. Dal primo carro parte lo sfottò ai Ds: «Sappiamo che siete in tre a partecipare, se siete stanchi vi facciamo salire sul pullman!".
I motociclisti del Coordinamento moto gay e lesbico fanno da apripista con un adesivo gigante: Dico no? Allora matrimonio. «Magari potessimo sposarci» sospira la trans Fiorella che passeggia a braccetto col fidanzato. Marco e Rolando si sono travestiti da poliziotti californiani, come nel famoso serial Chips . «Viviamo separati. Se ci fossero i Dico probabilmente li faremmo». Poi ammettono che per loro il Gay Pride è prima di tutto divertimento. Le trans del gruppo Crisalide, invece, chiedono meno discriminazione sul lavoro e una legge che consenta di cambiare sesso anagrafico anche senza operazione chirurgica. E siccome nessuno le assume, spesso sono costrette a prostituirsi per campare. La bella Elisa, evangelica e molto credente, tiene un cartello "Gesù Cristo è morto anche per me, sono transessuale e figlia di Dio". A Milano gestisce una lavanderia con i genitori che l'hanno accettata «non senza qualche problema".
«Noi siamo una vera famiglia» interrompe papà Francesca, tutù a pois, al Pride con la figlia adolescente Federica. Che ammette: «Per me è normale avere un padre donna, ma i miei compagni mi prendono in giro». Davide, invece, ha deciso di accompagnare la zia lesbica al Pride. Segue il gruppo dell'Arcigay di Verona, preoccupato dopo l'elezione a sindaco dell'ultraleghista Tosi. «Un noto omofobo», commentano. «D'altra parte, il cento-sinistra è quello che è, più cattolico che di sinistra».
Oltre al carro dei Facciamo Breccia, l'organizzatore del No Vat, l'anticlericalismo è sulle magliette: "Padre mio che sei nei cieli, restaci" e crocifissi di spermatozoi. Un cartello: "Bush e Ratzinger, coppia di fatto". «Credo che non valga la pena concentrarsi sul Vaticano, il nostro interlocutore è il governo» spiega pacato Andrea, arrivato da Pisa con decine di attivisti Arcigay e amici eterosessuali con le bandiere arcobaleno. Forza nuova e i manifesti omofobi affissi in tutta Roma fanno sorridere, meglio ballare i Scissor Sisters ed esibire un grembiule "Siamo dappertutto, arrendetevi". Persino Militia Christi, che aveva promesso una contromanifestazione a via Merulana, non si fa vedere.
"It's raining men", piovono uomini, e sventolano le bandiere dei partiti che hanno aderito a corteo e piattaforma politica: Prc, Pdci, Verdi, Sdi, radicali. Un nugolo di bandiere viola della Sinistra critica accanto allo striscione "Bush, Prodi, Ratzinger: il triangolo non l'avevo considerato". E infine Ferrando accerchiato da tre stendardi del suo Partito comunista dei lavoratori. Vladimir Luxuria cammina ancheggiando con un vestitino in viscosa e rossetto di fuoco: «Le nostre idee e le nostre piattaforme non cambiano in base al governo in carica» dice ai giornalisti.
Altro che Dico, l'obiettivo è l'uguaglianza, il matrimonio delle coppie omosessuali. «Ma è contro natura» dice infastidito un gruppo di ragazzi impomatati che si sono staccati da un corteo matrimoniale per guardare il Pride. Lo spettacolo strappa invece il sorriso a turisti e supporters che fanno da ala al corteo. «Piena solidarietà» dice una coppia sposata appoggiata alla balaustra. «E zero solidarietà a questa coalizione di governo. Il Pd, poi, non ne parliamo». I giovani comunisti prendono in giro la Binetti: a voi il cilicio, a noi l'orgasmo. E si divertono i figli delle coppie omosessuali sul carro delle Famiglie Arcobaleno.
A poche centinaia di metri da San Giovanni, il primo pullman ingrana la marcia e corre verso la piazza sulle note altissime di"Non sono una signora". Sullo spiazzo erboso i radicali raccolgono cartoline per chiedere a Veltroni l'istituzione di un registro per le coppie di fatto; Amnesty International, che ha partecipato con un proprio carro , distribuisce volantini "i diritti dei gay sono diritti umani". Ad attendere la fiumana danzante varie famigliole con bambini e gruppi di signore con la messa in piega e la borsetta. Al Family Day sotto la basilica cantava Povia, al Gay Pride l'onnipresente Madonna canta "la musica fa ballare senza sosta il borghese e il ribelle".

***

manifesto, 17 Giugno 2007
La piazza riconquistata
Gianni Rossi Barilli

Alla fine la piazza più classica degli eventi di massa è stata riempita dal popolo del pride. San Giovanni, che solo un mese fa grondava dei toni omofobici e livorosi del Family day, è stata conquistata da centinaia di migliaia di persone che hanno portato lì la loro gioia di esserci. Una gioia spontanea e irrefrenabile che non ha avuto nessun bisogno di imbeccate dall'alto, o di manuali di comportamento, semplicemente perché era vera. La manifestazione è quindi riuscita nel migliore dei modi, per quantità e qualità di partecipazione, senza i soldi dell'otto per mille, la propaganda parrocchiale o lunghe settimane di battage mediatico martellante. Il Vaticano, che sette anni fa in occasione del Worldpride aveva di fatto contribuito al successo dell'esecrato evento con la richiesta di vietarlo, questa volta è stato zitto «per non creare polemiche» e (soprattutto) per evitare di fare pubblicità gratuita al nemico. Eppure è andata bene lo stesso. Niente male per una minoranza come quella glbt, che secondo i dettami del catechismo cattolico non possiede alcuna rilevanza sociale.
Certo sarebbe stato molto meglio se questo pride 2007 fosse stato una festa e basta. Magari per celebrare l'approvazione di quella legge «umana e ragionevole» che il governo Prodi aveva promesso e poi si è rimangiato, lanciando i più che modesti Dico prima e abbandonando in seguito pure quelli per evidenti ragioni di aritmetica parlamentare. Pensare che sono già passati sette anni dal Worldpride del 2000 e che nel frattempo non è cambiato niente lascia un po' d'amaro in bocca. Ma il corteo di ieri è un motivo di allegria e di speranza, perché dimostra che le richieste di cambiamento sono sempre lì e si rafforzano con il tempo. E anche perché è servito a sancire un cambio di strategia, anziché un ridimensionamento degli obiettivi, di fronte alla mancanza di risultati politici. Non ci avete voluto dare i Pacs? Adesso vogliamo il matrimonio, ovvero la completa parità di diritti per gay, lesbiche e transessuali Questo è stato detto ieri dal palco di San Giovanni, rompendo quel patto di moderazione «a fin di bene» stipulato con il centrosinistra. Quella moderazione, del resto, non è servita. La questione dei diritti degli omosessuali è anzi diventata il simbolo di questa deprimente stagione di riformismo senza riforme.
La comunità glbt, in compagnia dei molti eterosessuali che ne sostengono le rivendicazioni, si è ripresa quindi la propria autonomia d'azione e ha deciso di alzare la posta. Nei fini come nei mezzi, visto che si sta parlando di organizzare scioperi fiscali e restituzioni in massa delle tessere elettorali come risposta alla sordità del sistema politico. Si alza la testa e la voce, pretendendo da tutti quel rispetto che finora è stato negato da tanti e proclamato in modo solo formale da troppi. Vedremo quali saranno le risposte, ma da ieri sappiamo già un po' meglio che chi sa di aver ragione e lotta per la propria dignità non si fermerà di fronte a niente.

***

21 Maggio 2007   |   articoli   |   Tags: