È morto! Un commento controcorrente

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Le contraddizioni di un pontefice

Giovanni Paolo II, il papa polacco, è deceduto il 2 aprile dopo più di un quarto di secolo di pontificato. A poche ore dalla morte stiamo già assistendo a commemorazioni imponenti in cui ogni voce dissenziente è stata soffocata dall'uniformità di consensi che i servili e in gran parte mediocri giornalisti italiani al servizio dei padroni provvedono ad amplificare sui giornali e nelle televisioni di regime. E chi scrive è un liberale e non un anarco-insurrezionalista. Al di là dei convincimenti religiosi, è doveroso domandarsi il valore storico e morale di questo pontefice ma non possiamo certo trovare risposte interrogando esegeti e opinionisti italiani, troppo coinvolti e troppo sensibili alle influenze economiche e politiche del Vaticano. Per capire chi fu veramente Karol Wojtyla bisognerà  allora rivolgersi nei prossimi giorni, nei prossimi mesi ai mass media esteri, soprattutto europei, che non hanno mai nascosto con adulazioni interessate la loro vera opinione sul papa attuale. Il pontificato di Wojtyla è stato caratterizzato, tra l'altro, da adunate oceaniche di fedeli ripetute decine di volte per la proclamazione di oltre 500 santi e 1350 beati ( a fronte di 296 santi e 1319 beati da parte di 33 papi precedenti), da cronache interminabili sui suoi viaggi apostolici dal carattere fortemente politico  e dal reiterato tentativo di riunificare le varie confessioni cristiane separate da rivalità se non da odi profondi. Ad un'analisi critica, ben pochi dei progetti del papa sono apparsi coronati da successo tanto che possiamo definire il pontefice uno "sconfitto" dalla storia.  Molta causa delle sue sconfitte risiede nelle contraddizioni del suo operato. Vediamo. La martellante propaganda mediatica vaticana e italiana, che ha conosciuto l'apogeo durante i fasti celebrativi del Giubileo 2000, ha proposto l'immagine di una chiesa trionfante, di una rivincita del cristianesimo militante. A pochi anni dal Giubileo, cardinali come J. Ratzinger, E. Antonelli e T. Bertone ammettono che non oltre il 25% degli europei (il 35% degli italiani) frequenta le chiese e si accosta ai sacramenti, le vocazioni sono in calo, i matrimoni civili stanno sostituendo quelli religiosi e i favorevoli a divorzio, aborto ed eutanasia sono la maggioranza mentre ormai nessuno crede più alla resurrezione  finale dei corpi e pochi credono all'inferno e al diavolo (il papa polacco sì ed ha praticato l'esorcismo a lungo). Wojtyla non è riuscito, nonostante i suoi progetti tradizionalisti, ad arrestare l'incedere della storia né poteva certo farlo offrendo da un lato l'immagine di un cristianesimo conciliante e accondiscendente  e dall'altro avviando battaglie contro le filosofie umaniste laiche, contro la trasformazione della morale, contro i costumi secolarizzati: non si può perseguire da un lato un cristianesimo liberale  e dall'altro la battaglia al preservativo, al diritto di scegliere come morire, alle unioni di fatto, agli omosessuali, agli atei e agnostici che sono l'apice intellettuale dei paesi più evoluti, ai divorziati. Non si possono invitare i rappresentanti di altre religioni, com'è successo più volte anche ad Assisi, in un'assemblea di pace di pari dignità interconfessionale e poi ribadire ripetutamente, soprattutto agli altri cristiani, come nell'enciclica "Veritatis Splendor" che "fuori dalla Chiesa di Roma non esiste salvezza né verità": non c'è da meravigliarsi che il patriarca cristiano russo-ortodosso non abbia mai voluto Wojtyla sul suolo russo. Riguardo il pacifismo di Giovanni Paolo II, sincera è stata la sua rabbia per le ingiustizie del mondo e per le sofferenze e i martiri di interi popoli della terra, eppure egli non ha dato segno alcuno di aver compreso che il mantenimento della pace richiede strategie complesse e che il diritto internazionale può essere garantito più che con le preghiere con la equa distribuzione delle risorse, la quale non può prescindere dalla pianificazione delle nascite, soprattutto nei paesi del terzo mondo, considerato che le ultime stime della popolazione della Terra sono state riviste verso l'alto (9,1 miliardi nel 2050).
Le contraddizioni  tra proclami pacifisti e intransigenza ideologica hanno impedito al Vaticano di Wojtyla di articolare una strategia politica efficace per servire la causa della pace in Palestina, in Asia o in Africa. D'altra parte, proprio il dogmatismo dottrinario che ha concesso solo ogni tanto aperture alle concezioni non cattoliche della vita (aperture tutte ritrattate poco dopo) ha affossato ogni dialogo con le componenti più libertarie e civili della società moderna le quali riconoscono nel papa polacco più un difensore del tradizionalismo e della dottrina tridentina medioevale che un prosecutore delle riforme moderniste avviate da Giovanni XXIII e continuate da Paolo VI.  Le encicliche Woityliane come "Veritatis Splendor" e "Fides et Ratio" hanno trovato entusiastica accoglienza solo tra i cattolici integralisti, suscitando invece critica aspra e disistima da parte dei laici e un silenzioso riguardo da parte dei cristiani più modernizzati; queste reazioni possono aver inorgoglito i "combattenti di Cristo" governati da spirito settario ma hanno costituito una sconfitta mortificante per gli scopi ecumenici, laddove cattolicità doveva significare riunificazione di tutti gli uomini della terra nella dottrina di Cristo e sotto la guida di Santa Romana Chiesa. Anche nei confronti della donna, Giovanni Paolo II, vittima del suo conservatorismo teologico ha dovuto assumere un atteggiamento ambiguo. Le parole del papa quali ad esempio "la donna è un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano" sono state più volte riprese per sottolineare la sua benevolenza verso il sesso femminile ma la donna che Wojtyla ha in mente è la madre del Cristo, disponibile alla tenerezza e alla compassione non la donna moderna che si è emancipata, divorzia, usa i contraccettivi, abortisce e pratica anche l'omosessualità. Con il suo intransigente no  al sacerdozio femminile, alla contraccezione, alla liberazione della donna della condizione di subalternità nella famiglia e nella società, il pontefice ha contraddetto i suoi sentimenti di generosità verso l'altro sesso. D'altra parte, dato che negli accampamenti dei papa-boys durante le manifestazioni giubilari sono state trovate molte confezioni di preservativi consumate significa che a sconfessare, con l'azione, l'adesione dottrinale alle parole della loro guida suprema sono state proprio le ragazze cattoliche. In definitiva, che si celebri pure la memoria di Giovanni Paolo II, lo merita in quanto uomo e in quanto papa, grande soprattutto per la mediocrità di chi gli stava intorno, nei templi come nei gabinetti governativi di tutto il mondo, ma sappia il lettore italiano che il giudizio sul pontificato di questo papa non è unanime e non per pregiudizi anti-cristiani o per complotti anticattolici come qualche malato di vittimismo ha farneticato quando il parlamento europeo ha ricusato l'on. Buttiglione  o ha rifiutato di inserire il preambolo delle radici cristiane nella Costituzione Europea. L'Europa che guarda il futuro vuole semplicemente abbandonare ogni richiamo a passati imbarazzanti, quelli descritti da K.H. Deschner nella "Storia Criminale del Cristianesimo" letto all'estero ma non in Italia dove la verità sembra interessare proprio a pochi, e a dogmatismi di qualsiasi genere.  Senz'altro papa Wojtyla ha fatto parlare di sé e si è conquistato un posto nella storia guidando per oltre 25 anni un miliardo di cristiani ma non potrà essere definito un "grande", e le prime testimonianze non italiane e non cattoliche lo stanno confermando, dato che di questo titolo si può fregiare solo chi ha contribuito a migliorare in qualunque maniera la condizione degli uomini, di tutti gli uomini del genere umano e non soprattutto quelli appartenenti alla Chiesa di Roma.

3 Aprile 2005   |   articoli   |   Tags: