Don Gelmini: NO COMMENT [La Stampa]

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Da La Stampa del 14/9/2008

I retroscena Nelle carte le manovre difensive
Dall'inviato a Terni

Nella primavera dell'anno scorso, indagato per abusi sessuali nei
confronti di alcuni ragazzi che ha ospitato nella comunità Incontro per
tossicodipendenti, don Pierino Gelmini è molto loquace. Preoccupato per
l'inchiesta e ignaro di essere intercettato dalla Procura, attiva una
serie di contatti per organizzare una strategia difensiva. Parla con
magistrati, con uomini delle forze dell'ordine, con avvocati. Ne ricava
suggerimenti. E si sfoga. Ce l'ha con il pm Barbara Mazzullo e con il
questore di Terni. Ma parla anche con alcuni ragazzi che lo hanno
accusato. Promette e dà soldi, s'impegna a trovar loro lavoro.


Toghe e veleni
Cesare Martellino è l'ex procuratore di Terni. Prima di essere nominato dal secondo governo Berlusconi rappresentante italiano a Eurojust, la superprocura europea con sede a L'Aja, aveva archiviato una denuncia contro don Gelmini per abusi sessuali. Le stessa che, ripresa dal pm Mazzullo, produce la richiesta di rinvio a giudizio. A fine aprile 2007, Martellino è in Olanda. Contattato e raggiunto da un collaboratore della comunità Incontro, che lo informa sulle novità dell'inchiesta, conversa a telefono con don Gelmini. I due parlano male del pm che conduce l'indagine. Poi (meglio) dell'allora procuratore di Terni Carlo Maria Scipio, anch'egli titolare del fascicolo e considerato più disponibile, ma impotente per la ruvidezza della collega. Infine Martellino suggerisce a don Gelmini la linea difensiva: utilizzare come precedente l'inchiesta da lui archiviata qualche anno prima.
Martellino: «Pronto, don!».
Gelmini: «Ciao».
M: «Come mai riescono ‘ste cose dopo tanto tempo?». (…)
G: «Sì, sì, sì, però sono state, è stata la tua amica, quella lì».
M: «Il fatto che la Mazzullo, tu lo sai, è…».
G: «Eh!».
M: (sorride) «…è una persona… a parte che è di estrema sinistra…».
G: «Eh, te l'ho detto, mi ha mandato l'avviso di garanzia, no?».
M: «Roba da pazzi! Eh! E' che bisogna parlare con… il Capo… eh!».
G: «Ma lui… credo che lui vorrebbe fare, ma è un po' condizionato…».
M: «Ecco! Eh, co' quella… eh… non è facilissimo, io pure ti dico la verità, non avevo questo tipo di… rapporti difficili con quella, eh!». (…)
G: «Comunque vediamo adesso, cosa devo fare?».
M: «Bisogna tirar fuori pure quella precedente, bisogna dirlo all'avvocato, capito? (…) è opportuno tirare fuori il precedente, capito? (…) L'avvocato deve tirarla assolutamente fuori, mo' vediamo un po'».
È lo stesso Martellino a consigliare a don Gelmini quale avvocato scegliere per difendersi. Poi il discorso torna sul pm Mazzullo.
M: «Mi preoccupa… quella signora mi preoccupa molto perché è un tipo… un tipaccio che è pure difficilmente controllabile, capito? (…) Eh, è ignorante, non c'ha voglia di fare nulla, è ignorante e vuol fare sempre male, perché è pure cattiva, hai capito?».
G: «Sì, sì, sì». (…)
M: «Poi ti faccio sapere». Don Gelmini sembra sempre molto attento alle vicende che riguardano la Procura di Terni. A Pasqua, manda al procuratore capo gli auguri tramite un amico comune («Non dimenticarti di fare gli auguri a Scipio, eh!»). Con il suo avvocato, discute della nomina del nuovo procuratore di Terni. Poi scaglia la sua ira anche contro i poliziotti, che conducono le indagini su di lui. «Tutti infami», dice in una telefonata. A partire dal questore Gianfranco Urti: «Non si poteva trovare un individuo peggiore». Don Gelmini parla anche con un poliziotto della presidenza del Consiglio che gli promette di andarlo a trovare presto per parlare con il questore «che si è comportato male».
Il denaro

L'attivismo di don Gelmini si concentra parallelamente sui ragazzi che lo accusano di molestie. Tra questi Giovanni Preziuso. Dopo la sua deposizione in cui ha verbalizzato i racconti delle molestie subite, inizia un frenetico intreccio di contatti. Protagonisti lo stesso Preziuso, la madre Patrizia, don Gelmini e i suoi collaboratori. Secondo gli inquirenti, è la madre a gestire i contatti per trattare «la ritrattazione di suo figlio». Che puntualmente avviene con una lettera. Per l'accusa, la lettera è stata scritta dal ragazzo sotto dettatura di Pierluigi La Rocca, braccio destro di don Gelmini, che gli spiega anche come comportarsi e cosa dire al pm. A telefono, La Rocca e don Gelmini parlano del viaggio di La Rocca a casa del ragazzo per fargli scrivere la lettera. Poi delle deposizioni del ragazzo. Infine dei soldi.
La Rocca: «Io ho… gli ho mandato 500 euro sapendo che comunque anche tu gli hai dato un proficuo aiuto».
Gelmini: «Eh!».
L: «…e ‘sti soldi già so' finiti! Eh, dice, no, non possiamo andare sopra perché non ce sta una lira… ho detto, ma… senza dirle che sapevo del tuo aiuto economico, va bè, ti mando qualcosa, qual è il problema? Gli ho mandato 500 euro, don Pierì, di tasca mia purché insomma questa… faccenda si vada a chiudere. Eh…». Per gli investigatori, la ritrattazione del ragazzo non è genuina, perché «incentivata» con quattro dazioni di denaro e con la promessa di un lavoro da parte di don Gelmini. Secondo la difesa don Gelmini è abituato ad aiutare economicamente i ragazzi che sono passati dalla Comunità. Dunque, la prima dazione (per gli inquirenti di importo consistente) è quella di don Gelmini a cui si accenna nella telefonata. La seconda è quella di La Rocca: 500 euro con un vaglia online alla madre di Giovanna (due sms confermano il pagamento). La terza tranche viene consegnata direttamente da don Gelmini a Giovanni, che va a trovarlo in Comunità nel giorno in cui è stato convocato dagli inquirenti. In una successiva conversazione con la madre, don Gelmini si assicura che il denaro sia arrivato a destinazione.
Gelmini: «Io ho visto tuo figlio l'altro giorno (…) gli ho dato una cosa da dare a te, te l'ha data?».
Patrizia: «Sììì! Grazie don!». La conversazione prosegue, si parla degli sviluppi dell'inchiesta. La donna sarà presto sentita dal pm.
G: «Allora, ti ringrazio per l'amore che hai per me».
P: «Uh! Tanto, don! Tanto tanto».
G: «Se puoi fai un salto e vieni a trovarmi un giorno, poi ti rimborserò io il viaggio!». Don Gelmini promette: «Mi darò da fare» per trovare a Giovanni «un tipo di lavoro migliore e diverso». In realtà, madre e figlio speravano di ottenere di più. Scrivono gli inquirenti che la donna «contattava il figlio in viaggio e, percependo dal tono della voce una certa tristezza, gli chiedeva se derivasse dal fatto che forse don Pierino non gli avesse dato niente. E lui rispondeva: "Quasi niente". A quanto emerge dalla conversazione, la dazione sarebbe consistita in soli 200 euro». La polizia ritiene che la cifra sia superiore, perché il ragazzo va a festeggiare a Rimini con gli amici in un hotel a quattro stelle. In ogni caso, la donna non si accontenta. Vuole andare di persona da don Gelmini e alza la posta. Parte alla volta della Comunità di don Gelmini, spiegando a una cugina che va a farsi dare «l'assegno». Ritorna con la quarta dazione (400 euro) e festeggia portando il fidanzato a cena fuori. In realtà anche questa volta si aspettava di più «dal Don». Ma, spiega in una telefonata, «'a causa sta ancora in corso, e mica è fesso».

15 Settembre 2008   |   articoli   |   Tags: