Discussione sulla filosofia – Agostino

Pubblicato da


Dato il grande successo della “prima puntata” della discussione sulla filosofia abbiamo deciso di proseguire, tuttavia a causa dei molteplici impegni il Prof. Marcello Ricci rimane come supervisore del progetto ma a rispondere alle domande sarà il Dott. Federico Piccirillo laureato in Filosofia all’Università di Siena.

 

Agostino d’Ippona, padre dottore e santo della Chiesa Cattolica è stato secondo molti il più grande pensatore cristiano del primo millennio e uno dei geni dell’umanità in assoluto. Nell’avvicinarsi a lui tramite i testi degli autori che ne parlano mi sembra di toccare con mano la devozione nei suoi confronti e quasi il timore di parlarne.

So che corro il rischio di sembrare sfacciato e ignorante ma preferisco sapermi sincero, leggere questi suoi testi non mi ha fatto molta impressione a differenza di tanti che continuano a citarlo come fonte di ispirazione in ogni ambito. Perché Agostino è considerato così importante nello studio della Filosofia?

 

Agostino è considerato un grande perché a sua speculazione filosofico-teologica va a toccare una serie di tematiche di natura religiosa, teoretica, morale ed esistenziale, che verranno riprese e riaffrontate con approcci sia laici che religiosi da filosofi a lui posteriori come Lutero, Calvino, Erasmo, Cartesio, Pascal, Leibniz, Kant, ecc., ecc. Tali temi sono la libertà, la grazia, il dubbio, la caducità dell’esistenza umana, le possibilità conoscitive dell’uomo , il problema del male ed il tempo. Agostino non risolve la sua filosofia in una mera ricerca di Dio, ma riflette anche su problematiche che vanno al di là della religione, pur cercando sempre di ricondurre tutto alla teologia. Un altro aspetto che rende Agostino interessante per molti lettori, è la totale compenetrazione tra filosofia e vita, tant’è vero che leggere le Confessioni di Agostino non vuol dire leggere solo un trattato di teologia, ma bensì leggere la biografia di un uomo e del suo rapporto con Dio, non sempre semplice e lineare ma caratterizzato da dubbi, incertezze e momenti di confusione. Ciò rende avvincente la lettura di Agostino, in quanto possiamo vedere attraverso essa come un uomo si renda “nudo”, ovvero si spogli da qualsivoglia maschera ed esponga sé stesso mostrando i suoi lati deboli e le sue incertezze, una dimensione di cui tutti noi siamo partecipi, ed è questo che ci fa sentire l’autore vicino e che lo rende interessante. Ovviamente tale discorso non è applicabile all’Agostino teologo del De Civitate Dei , ovvero un Agostino che ha superato tutti i suoi dubbi e che avendo (meglio dire credendo di avere) la verità assoluta divide il mondo in buoni e cattivi. Inoltre ciò che rende Agostino importante è il fatto che egli si sia sforzato di conciliare la filosofia greca con il cristianesimo, non cestinando e rifiutando aprioristicamente la prima. Il tentativo di far assumere alle verità di fede un profilo un po’ più razionale, tramite la mediazione di Platone ed i neoplatonici, ha di certo contribuito alla alta considerazione che molti, studiosi e non, hanno di Agostino d’Ippona. Il fatto che non sia comunque riuscito a razionalizzare la fede è un altro discorso. Del resto cercare di razionalizzare l’irrazionale è come convincere un re a fare la repubblica.

 

Initium ut esset, creatus est homo” questa frase di Agostino è stata tradotta in modi diversi ma il concetto è praticamente unico, l’uomo è stato creato perché ci fosse l’inizio. Leggendola con le nostre conoscenze attuali sappiamo che è una posizione assolutamente sbagliata, da fanatico dell’antropocentrismo. Verrebbe quasi da dire che i mali della nostra umanità cominciano da questa frase. Era veramente impossibile nel Quattrocento rendersi conto del male che portava con se quest’affermazione?

 

In Agostino l’uomo è imago Dei , in questo risiede la sua grandezza. Una grandezza che l’uomo ha tuttavia perduto con il peccato originale. Soltanto riconciliandosi con Dio egli ha la possibilità di ritrovare la sua grandezza che a lui conferisce un primato sulle altre creature. Non è appropriato parlare nemmeno di antropocentrismo , poiché Agostino non valuta l’uomo per le sue qualità intrinseche, ma soltanto in virtù del fatto che tra tutte le creature imperfette egli è l’unico che, per taluni aspetti, partecipa alla dimensione del divino. L’uomo è quella realtà del creato in cui manifesta il divino. Naturalmente Agostino allude all’uomo creato da Dio prima del peccato e non all’uomo storico, peccatore che deve riscattarsi. L’antropocentrismo di Agostino si risolve quindi nel teocentrismo. Non credo che Agostino, in quel momento storico dove tutto era dominato da una visione teocentrica, avrebbe potuto e voluto elaborare un etica antispecista che andasse oltre l’antropocentrismo teocentrico. Lostesso Francesco d’Assisi vissuto tra il XII ed il XIII secolo, loderà gli animali per il solo fatto di essere creature di Dio. Anche in Francesco la visione dell’uomo e della nature è sempre improntata al teocentrismo.

 

Una delle cose per cui Agostino è considerato geniale è la sua concezione del rapporto fra Dio e il tempo. Leggo e rileggo le sue parole (“Se poi prima del cielo e della terra non esisteva tempo, perché chiedere cosa facevi allora? Non esisteva un allora dove non esisteva un tempo”) e non vedo genialità, ma solo l’affermazione arbitraria che il tempo inizia con la creazione dell’uomo e della terra, cosa che oggi sappiamo totalmente sbagliata. Forse il problema è che sappiamo troppe cose per apprezzare Agostino?

 

Indubbiamente noi lettori del XXI secolo, culturalmente figli di Galileo, Newton e Einstein non possiamo che disapprovare le teorie agostiniane sul tempo. Prima di leggere un qualsiasi autore è sempre necessario saperlo ben contestualizzare al livello storico-culturale, ed è altrettanto necessario essere consapevoli dei cambiamenti avvenuti nell’arco di tempo che separa il filosofo che vogliamo studiare.

 

 

Il bene (Dio) è l’essere, il male (il diavolo) è il non essere. Ogni nostra scelta, anche la più piccola, in realtà è una scelta fra questi due poli, in ogni decisione un elemento di “conversione” verso l’essere o il nulla. Poi però lo stesso Agostino ci dice che il nostro Dio ha “fatto tutte le cose buone assai” . Mi sembra facile rivelare una grossa contraddizione in termini, se le cose fatte da Dio sono tutte buone anche la mia scelta verso il nulla sarà una scelta buona e non un sinonimo di dannazione. Perché Dio dovrebbe aver creato il male per poi intervenire e illuminarci su cosa è il bene e così permetterci di sceglierlo?

 

Questo è un problema del cristianesimo stesso a prescindere da Agostino: l’uomo è libero, Dio ha creato solo il bene; come è possibile che l’uomo scelga il male e che abbia la capacità di fare tale scelta, in netto contrasto con la volontà di Dio? La risposta è che Dio ama a tal punto l’uomo da lasciarlo libero di scegliere senza imporgli nulla. Ma che senso ha non imporre il bene per troppo amore, e poi castigare l’uomo quando sceglie responsabilmente, senza essere eterodiretto, il male? Se Dio non ha imposto la sua volontà all’uomo per amore, dovrebbe rispettarla invece di punire l’uomo! E’ una questione da cui non si esce, perché l’impianto stesso di tale dogma cristiano è illogico e irrazionale. Nessuna filosofia può risolvere il dilemma. E’ puramente folle cercare di trovare coerenza, logicità e raziocinio in dogmi che ne sono completamente privi, l’unica cosa da fare è riconoscere l’assurdità e l’inconsistenza della concezione cristiana del male, di Dio, e del libero arbitrio. 

30 Settembre 2012   |   articoli, in evidenza   |   Tags: , , ,