DESPERATION di S.King

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Premetto che sono un grande fan di Stephen King, ovvero il re indiscusso del genere "horror"; ho amato molti dei suoi capolavori come "It", "La torre nera", "Il miglio verde", solo per citarne alcuni.
Fra i molti libri che avevo "arretrati" da leggere c'era questo "Desperation", che avevo lasciato in disparte senza alcun motivo; purtroppo in questi giorni ho trovato il tempo di leggerlo rovinando buona parte del rispetto che avevo per il "Re".


Il problema che molti hanno nel leggere libri horror o fantasy è quello
di accettare la base di partenza della storia, ovvero lasciarsi
trasportare nel mondo creato dallo scrittore e non discutere delle
regole che dà a questo suo mondo. Per molti realisti e razionalisti
questo non è accettabile e tutto si riduce a una favoletta per bambini
(nella migliore delle ipotesi).
Per me accettare di entrare in questi mondi non è mai stato un
problema… anzi! Mi ha sempre dato molto piacere. Il "re" poi è un
maestro del genere le avventure nei suoi mondi sono sempre state
piacevoli.

Ma in "Desperation" King fa un brutto scivolone. L'impressione che si
ha è quella che l'autore voglia convincere il lettore di qualcosa, e il
qualcosa in questione è che il suo dio è cosi buono e giusto da non
sbagliare mai.
Intendiamoci, in molti libri di S.King la fede nel Signore è presente
in modo ingombrante (basta pensare all'intervento diretto della mano,
in senso letterale del termine, di dio alla fine del suo apocalittico
"L'ombra dello scorpione"), ma mai in modo fastidioso come succede qui.
In "Desperation" la fede nel Signore è obbligatoria se si vuole leggere
con piacere il romanzo, altrimenti il tutto risulta stoppaccioso come
una piatto di pasta riscaldato più di una volta.
Non so davvero che bisogno abbia avuto il "Re" di un romanzo del
genere, forse doveva chiedere perdono per le sue opere blasfeme
precedenti… cosa che risulta ancora più indigesta perché di certo non
ne aveva bisogno… difatti nessuno dei suoi fan aveva mai dubitato
della sua sincera fede in un dio onnipotente… ma quello che risultava
altrettanto chiaro era l'antipatia per i dogmi precostituiti e
l'ipocrisia degli abiti sacri.
Quello che manca in questo libro è quella visione critica della fede
che l'ha sempre contraddistinto, ma anzi sembra un atto di genuflessione
verso la gerarchia ecclesiastica che altrove era stata dallo stesso
maltrattata.
Insomma un passaggio a vuoto per lo scrittore più famoso del mondo, che
forse in preda a una crisi mistica ha scritto uno dei suoi più brutti
romanzi.
C'è da chiedersi che senso abbia inventare universi paralleli e mostri
orrendi se poi si vuol convincere il lettore che le risposte e le
verità siano tutte dentro la bibbia!

Una volta accantonato questo pessimo romanzo mi sono ripreso in mano la
mia copia di "It" per verificare se il mio amore per lo scrittore del
Maine fosse frutto di ingenuità adolescenziale oppure è lui che è
peggiorato invecchiando.
Rileggendo qua e la il suo indiscusso capolavoro posso senza dubbio propendere per la seconda ipotesi.

Desperation
di Stephen King

12 Novembre 2007   |   articoli   |   Tags: