Bereshit. Bere… che?

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Ecco la prima, fatale parola, con cui, nella lingua originale,
cominciano le sacre scritture. Essa introduce alla descrizione dell'inizio di tutti gli inizi, quando, alle 9 in punto del mattino del 26
ottobre del 4004 a. C., dio, senza che nessuno l'avesse provocato ( mi
si smentisca! ) decise di dare il via a … TUTTO QUANTO!


Eterna gratitudine al genio dell'arcivescovo irlandese Ussher che nel 1654, dopo un serrato esame delle scritture stesse ( e di cos'altro mai?! … ) seppe determinare con precisione micrometrica quella data fatale. Veramente non tutti concordano ( gli ebrei ortodossi, ad esempio, computano un tempo lievemente più breve; saremmo ora nel 5764° anno ) ma non importa … I guai per la bibbia cominciano però immediatamente dopo quella prima parola. Carlo Fruttero & Franco Lucentini, ad esempio, nel loro libro sugli incipit delle più celebri opere letterarie, a commento di quello biblico ( Genesi 1, 1 ) "Bereshit bara Elohim et ashamajim weet aresh" ci fanno saper che: "La traduzione letterale è: Bereshit (in principio) bara (creò) Elohim (Iddio, che corrisponde all'arabo Allah, ma pur reggendo il singolare, è un plurale: "Gli dei"(??!-ndr)) et ashamajim (i cieli) weet aresh (e la terra)". A partire da Gen 2, 4, compare , per dio, il nome Jahvè (spesso italianizzato in Geova: quello dei Testimoni), di origine e significato oscuri; i significati spesso attribuiti: 'Io sono quel che sono' o 'io sono colui che è' sembrano avere pochissimo fondamento (v. D. D. Runes – Dizionario di filosofia). I due nomi si alterneranno poi per tutto il corso dell'opera. Prima di svelare il segreto (di Pulcinella) del curioso dualismo Elohim/Jahvè proseguo nell'esegesi del sacro testo. Dopo la creazione della luce (I giorno), dei mari, delle terre emerse e della vegetazione sulla terra (III giorno), accade qualcosa di imbarazzante: "E dio faceva i due grandi luminari, il luminare maggiore per dominare il giorno e il luminare minore per dominare la notte, e anche le stelle" (IV giorno). Così dio (o gli Elhoim per lui) avrebbe creato prima la luce, la terra e la vegetazione sulla terra, e solo dopo il sole e tutte le altre stelle. Inoltre il giorno e la notte erano indipendenti dal sole, pochè creati prima (I giorno). Queste sono chiaramente scempiaggini, e purtroppo non sono le ultime. Nel VI giorno, prima di riposarsi (sic!) nel VII, crea l'uomo a sua immagine, li crea maschio e femmina e li invita a riempire la terra.. Dopo la breve sosta , non trovando uomini (in che senso?) per coltivare alcuni campi, prende della creta, la modella, ci soffia sopra e così crea Adamo, il primo uomo (non sto scherzando! Leggere per credere). Dopo aver fatto Eva, la donna: "Il secondo passo falso di dio" (Nietzsche), pone entrambi nel giardino dell'Eden, dove oltretutto non dovevano coltivare niente giacchè avevano tutto a portata di mano. Quello che segue è fondamentale perchè definisce ciò che tutti dobbiamo sapere (e credere!) sulla situazione, nostra e del mondo in cui viviamo. Adamo, col mangiare il frutto dell'albero della conoscenza, commise l'atto più abbietto che sia concepibile: disobbedì a dio (aahh!!) e con ciò condannò la sua progenie e coprì la terra con un velo di morte:
"La terra è maledetta per causa tua"(Gen. 3, 17). La conclusione è facile da immaginare. L'unica speranza dell'uomo, che da solo, come si muove, può fare solo guai e peggiorare ulteriormente la sua posizione agli occhi di dio, è di sottomettersi totalmente ai suoi (di dio) ministri, cioè, detto esplicitamente, a chi è tanto abile da appropriarsi in esclusiva i sacri testi. "L'inizio della bibbia contiene l'intera psicologia del prete"(Nietzsche). Rimando ad altri articoli l'analisi di come scenziati e teologi biblici, fondamentalisti e non, tentano di rimediare ai patenti anacronismi e assurdità di questo testo; ci sarà da divertirsi, e anche da rabbrividire. Ma quando il Vecchio Testamento assunse il carattere terroristico (termine non esagerato) che lo contraddistingue? Nello stesso periodo in cui raggiunse anche l'estensione attuale: quello dell' 'esilio babilonese', dopo che il re Nabucodonosor II ebbe conquistata Gerusalemme (587 a. C.) e deportata buona parte della popolazione. Risale infatti solo a questo periodo l'acquisizione di almeno: buona parte del Pentateuco, Giosuè, Giudici, Samuele, Re. Molto di quanto raccontato nella bibbia è costituito addirittura da testi babilonesi o comunque mesopotamici (es. la storia del diluvio universale è copiata dalla sumerica 'Epopea di Gilgamesh'), e tra queste c'è anche il primo racconto della crezione; ed eccoci alla spiegazione della doppia identità (Elohim/Jahvè). Elì, singolare di Elohim, è proprio il nome babilonese di dio (Bab Elì = La porta di dio = Babele). I profeti ebraici di quel tempo organizzarono una raccolta di storie terribili e suggestive, di vendetta, punizione e riscatto, al fine di tenere unito il popolo ebraico in quel terribile frangente: Spacciarono il loro dio nazionale – uno dei tanti dell'epoca – per il signore e creatore (dal nulla) dell'universo intero; mentre nella tradizione jahvista
(cronologicamente precedente) egli appare piuttosto come una sorta di demiurgo, che da forma alla materia preesistente (Adamo, Eva …). [Di somma importanza saranno poi anche gli influssi dello zoroastrismo (il Salvatore, l'aldilà, giudizio universale, inferno e paradiso) e dell'ellenismo (anima immortale, metempsicosi (poi abbandonata)). Saranno trattati in un prossimo articolo.] E non solo: quei profeti riscrissero in chiave religiosa tutta la precedente storia d'Israele, spesso inventata, e lo dico a ragion veduta poichè dopo oltre 150 anni di intensa ricerca in terra di palestina l'attendibilità delle scritture come fonti storiche risulta oggi definitivamente compromessa, tanto da far dubitare persino della avvenuta esistenza di importantissimi re israeliti come David e Salomone. Era già risaputo che nessun testo delle culture del Vicino Oriente ne ricorda il nome, ma la ricerca iniziata alla metà del XIX sec. nella certezza che l'archeologia avrebbe 'provato' la bibbia, ha dato il colpo definitivo. Come già riconobbe il prof. George E. Wright, il sottosuolo di Gerusalemme non ha restituito un solo reperto del tempo dei due re. "Così, malgrado il furoreggiare insolito nelle classifiche di vendita dei best-seller di opere tanto fortunate quanto approssimative come 'La Bibbia aveva ragione' di W. Keller … l'impressione che può trarsi dal progredire vorticoso dell'archeologia … è piuttosto opposto a quella che darebbe l'indovinato ma fuorviante titolo di quel saggio di successo. Impressione che non risulta sostanzialmente alterata dai ripetuti annunci sensazionalistici su recenti scoperte archeologiche cui i maggiori organi di stampa americani danno incessantemente spazio, spesso indebito".(Paolo Matthiae – Anche la Bibbia può sbagliare – Il Messaggero 29apr93) Potenza della fede, verrebbe voglia di dire! Il prof. Matthiae così prosegue: "Così, mentre non sono esaltanti i resti architettonici che … possono essere attribuiti a David e Salomone, notevoli sono quelli … che possono essere attribuiti a Omri di Israele, un sovrano cui i testi biblici dedicano pochissimi versetti. E certo non il magnifico Salomone … lasciò tra i popoli del Vicino Oriente qualche memoria di sé … se ancora parecchi decenni dopo la sua morte la cancelleria del grande impero assiro chiamava il regno settentrionale di Israele il 'Paese di Omri'. E' difficile non concordare con … Maxwell Miller, che ha definito Salomone 'forse il sovrano più sopravvalutato' della storia dell'umanità". Eccoci dunque alla fine di questo rapido excursus nel libro dei libri, il libro per antonomasia; quello che costituisce la base indispensabile di tutte e tre le graaaaandi religioni monoteiste. Per fortuna il Signore, nella sua infinita saggezza, ha voluto avvertire tramite quella prima parola, con una simpatica sciarada italo-inglese, cosa si appresta a tracannare chi sta per immergersi nella sua Parola. Eterna e immutabile. Cin cin! Salute! A votre santé! Cheers! Prosit! Evoé!

22 Maggio 2008   |   articoli   |   Tags: