Aspetti contraddittori del pontificato di Giovanni Paolo II [PrimaPagina]

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* Pubblicato su Primapagina,
n.7 del 16/04/2005

Pur nel rispetto dei sentimenti suscitati dalla morte di Giovanni Paolo II e delle manifestazioni di cordoglio a cui abbiamo assistito, è doveroso interrogarsi sul valore e il significato del suo pontificato e capire quale eredità esso ci ha lasciato.

Chi non è cristiano, dunque relativamente immune dal coinvolgimento personale che la fede induce, può tentare una interpretazione più distaccata dell'operato di papa Wojtyla, cercando in esso i meriti e i demeriti, la coerenza e le idiosincrasie, i valori e i risultati. Può darsi che ai cattolici più infervorati ed entusiasti il giudizio di un non cristiano non interessi, eppure bisognerebbe che essi avessero l'umiltà intellettuale di considerare che circa i quattro quinti degli uomini del pianeta non sono cristiani. Avrebbero dovuto essere più umili e onesti anche i gestori dei media italiani (televisioni, radio e giornali) nel mostrare dopo le legittime reazioni di lutto dei cattolici nel mondo anche i commenti e le opinioni critiche su Giovanni Paolo II, per non dare all'opinione pubblica italiana, com'è avvenuto, l'errata percezione sulla unanimità di giudizio sul papato di Wojtyla che invece non è tale, come qualsiasi cittadino italiano può verificare recandosi in un qualsiasi paese europeo, soprattutto in quelli che, con un complessivo 59,1% della popolazione del continente, si è opposto al richiamo storico delle radici cristiane nel preambolo della Costituzione appena promulgata. Ripetendo, ancora una volta, il nostro rispetto per il sentimento dei cattolici, dobbiamo tuttavia per amore di verità e obiettività riportare i giudizi dei dissenzienti e di coloro che nel pontificato di Wojtyla hanno identificato aspetti negativi o contraddittori  o talora persino contrastanti con gli stessi insegnamenti dei vangeli, come sottolineato da altri cristiani, non cattolici. Per necessità di sintesi e perché meno "impegnativi" abbiamo considerato 3 aspetti: a) l'operato politico di Giovanni Paolo II; b)qual è il grado di tolleranza mantenuto dalle gerarchie vaticane durante gli anni di Wojtyla e c) qual è stato l'apporto alle libertà civili e ai diritti degli individui da parte del pontefice.  Dovendo fare la parte dei "cattivi" metteremo in evidenza soprattutto gli aspetti critici. Se questa rivista, in futuro, ci concederà ancora ospitalità, affronteremo anche aspetti più difficili e profondi, come il contributo del papa alla teologia cattolica e quello al processo di riunificazione delle diverse confessioni cristiane.

Wojtyla e la politica
Il papa polacco non ha mai fatto mistero di aver voluto connotare il suo pontificato anche in senso politico e non è a caso egli era devoto della Madonna di Fatima, e Fatima è considerato il più politico tra gli eventi mariani. Non giudichiamo il suo anticomunismo ma il fatto che egli non si sia comportato da "papa di tutti i cristiani", inclusi i comunisti cristiani e abbia più di una volta mostrato col suo comportamento di preferire certi cristiani ad altri e i cristiani ai credenti in altre confessioni, smentendo la coerenza ecumenica secondo la quale tutti gli uomini sono figli e fratelli in Cristo. Nel suo viaggio in Cile, ad esempio, Giovanni Paolo II strinse la mano di Pinochet, benedicendo il sanguinario dittatore che la Corte di giustizia dell'Aia ha imputato di crimini contro l'umanità evitando di fare pressioni forti sulla liberazione di detenuti politici condannati a morte. Anche quando andò in Argentina, il papa sostenne il cardinale Pio Laghi, colà nunzio apostolico ai tempi della dittatura militare, prelato la cui voce non si levò mai con convinzione contro i torturatori e gli assassini di oltre 30.000 vittime, i desaparecidos, molti dei quali scaraventati vivi giù da un aereo nell'oceano. E che dire della esaltazione dei preti filofranchisti in Spagna con la santificazione di alcuni di loro, come Mons. Ecrivà che sostenne la dittatura fascista e le sue repressioni? E come giudicare la "preferenza" del papa per i cristiani Croati sui musulmani bosniaci, nonostante il celebratissimo viaggio a Sarajevo durante la guerra nella ex Jugoslavia? Era proprio il caso di fare santo anche il cardinale Stepirac che si schierò con Hitler e i fascisti  croati favorendo le atrocità degli Ustascia con la silenziosa complicità delle truppe italiane in Croazia? Perché condannare comunismo e nazismo ma non i neocolonialismi e gli sfruttamenti del neocapitalismo che prosciuga le risorse di molti paesi del terzo mondo? Si potrebbe continuare su certi silenzi e ambiguità.

Wojtyla e la tolleranza
Chi si professa cristiano avanza, come propri, tra i valori più elevati l'amore per il prossimo e la tolleranza. Non possiamo neanche cominciare l'elenco delle violazioni di questi due imperativi, nella storia, perché esso è interminabile: chi volesse saperne di più può leggere "Storia criminale del cristianesimo" in 10 volumi di K. H. Deschner . Possiamo invece ricordare quante volte esso sia stato violato dal Vaticano durante il papato di Wojtyla, che pur ha chiesto scusa per tutti gli errori della Chiesa nei suoi secoli di vita.  Pescando del tutto a caso negli archivi dei giornali si legge di una docente cattolica licenziata da un collegio salesiano di Pordenone perché sposata in comune e non in chiesa (11/91),  di 5 insegnanti di ruolo di Fabriano licenziati da una scuola cattolica perché iscrissero i loro figli alla scuola pubblica (9/94), di un impiegato del Vaticano per aver avuto un figlio con una donna fuori dal matrimonio (5/2004): la distanza delle date non vuol indicare rarità degli episodi ma loro reiterazione per anni. E che dire degli omosessuali, mal tollerati e considerati sempre esseri umani di terza categoria, uno dei quali si bruciò vivo in Piazza S. Pietro alcuni anni fa, di cui i giornali non riportarono che poche righe? Quanti sanno che nell'enciclica "Fides et Ratio" viene detto che i divorziati, pur cattolici, devono andare a messa in chiese separate per non dare scandalo? Si riconosce in questi comportamenti più la continuità dell'insegnamento del Cristo da parte del suo vicario oppure maggiormente la difesa di una ideologia religiosa che pare allontanarsi molto dalla dottrina dell'amore universale?

Wojtyla e la libertà
Grande conquista civile è la libertà di espressione di stampa e ogni persona dovrebbe essere libera di leggere e ascoltare ciò che vuole, discernendo tra ciò che vi è di buono e di cattivo, di accettabile e di riprovevole. Allora, che senso ha nel mondo moderno rievocare l'indice dei libri e delle opere d'ingegno ovvero l'elenco di libri, scritti, opere d'arte, films, ecc. che non devono essere letti, visti o ascoltati  dal buono cristiano se non vuole "peccare"? Non avrebbe senso se il cattolico fosse considerato dai suo vescovi e prelati capace di discernimento intellettivo, ma evidentemente così non è. Già nel giugno 1992 Wojtyla, per mezzo di Mons. Ratzinger, aveva elaborato un documento che invitava edicolanti e librai a non vendere materiale offensivo (?) per la fede  e invitava i cittadini a vigilare sulle opere "immorali" e a denunciarle nei tribunali. Poiché la risposta degli italiani all'appello fu scarsa, tutto il livore vaticano si sfogò in Polonia, la terra del pontefice, dove la censura cattolica su TV, radio e giornali ricordò per intensità e astio i tempi dell'Inquisizione controriformista. Nonostante la caduta dei più preziosi alleati politici di Giovanni P.II  in Polonia, come il presidente-elettricista Walesa, la censura cattolica opera ancora forte in quel paese, come conferma la recente condanna a 6 mesi di reclusione (maggio 2005) dell'artista Dorota Nieznalska rea di aver esposto una scultura offensiva della morale. Ma la lunga mano della censura vaticana non è stata calata solo in Polonia e in Italia (chi non ricorda l'espulsione del nostro filosofo E. Severino, uno dei pochi italiani che viene letto all'estero, da una università cattolica?) né le condanne religiose colpiscono i soli scrittori musulmani come S. Rushdie e Talisma Nasrin. Si provi a chiedere a scrittori e teologi come Roger Peyrefitte e Nikos Kazantzakis perseguitati per anni dal potente apparato vaticano e a Hubertus Mynarek la cui vita professionale e familiare è stata sconvolta proprio alla soglia del pontificato di papa Wojtyla da ben 15 processi.  Riguardo, infine, la libertà sessuale, è persino stancante ripetere quanto alla sessuofobia delle gerarchie vaticane non corrisponda nemmeno il comportamento dei cattolici praticanti, il cui consumo di profilattici (come verificato nei campi dei ragazzi durante le celebrazioni giubilari) non è di molto inferiore a quello dei non cattolici. Eppure  la guerra al preservativo è incessante e contro ogni buon senso, in coerenza a dettami biblici (la storia di Onan che spargeva il suo seme in terra) elaborati quando si pensava che l'uomo eiaculasse piccoli omini e non guizzanti spermatozoi.  Ad ogni modo, il 12/03/05 la prestigiosa rivista medica internazionale The Lancet ha accusato il papa di aver gravemente contrastato la lotta contro la diffusione dell'AIDS istigando i governanti cattolici  del terzo mondo a bandire i preservativi, l'unico mezzo veramente utile contro la malattia. Poco senso ha poi costruire centri di terapia e cura per malati. Pochi, infine, ricordano che il 25/7/92 il Vaticano invitò farmacisti e sanitari a non distribuire oltre ai preservativi (incitano al sesso) anche le siringhe pulite ai tossicomani, in quanto così facendo si favoriva l'abuso di droghe.

12 Maggio 2005   |   articoli   |   Tags: