Apocalypse Bozzo

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Nessun libro ha terrorizzato e angosciato l'umanità – almeno quella occidentale – come quello che è l'ultimo delle s. scritture: l'Apocalisse; attribuito all'evangelista Giovanni, e che oggi finalmente sappiamo essere un falso costruito da preti greci dell'isola di Patmos.


Il suo contenuto, riguardante i fatti degli ultimi giorni, che accompagnano la Parousìa, cioè il secondo avvento – quello definitivo – di Gesù Cristo, è espresso in modo così terrifico che il titolo dell'opera, che alla lettera significa semplicemente rivelazione, è venuto nel tempo ad assumere il significato di catastrofe planetaria, disastro totale. Dall'apertura dei sette sigilli con l'apparizione dei celebri quattro cavalieri, la narrazione è un crescendo degli orrori destinati ad abbattersi sull'umanità peccatrice. Il testo va oltre quello evangelico – a sua volta già ampiamente falsificato, come da me mostrato nell'articolo ‘Il mandato', C.L. n. 6 – giacchè nel giudizio universale non c'è più alcuna certezza definitiva in fatto di salvezza; il solo fatto di essere ‘convertiti' non basta più per evitare di essere precipitati nel lago di fuoco.
E' del tutto evidente che l' effetto terroristico di questo testo si può spiegare soltanto con la sua brutale imposizione alle genti da parte della Chiesa, costrette, queste, a ragionare ossessivamente in termini escatologici, come innumerevoli portali di chiese, opere d'arte ed il lugubre Dies irae della messa funebre stanno a dimostrare. Il cristianesimo si fornì così di un armamentario capace di rendere perennemente insicuro e perciò sottomesso il ‘suo gregge', a cui promette di continuo la fine di paure che esso stesso ha prodotto, per poi rievocarle di nuovo, ad libitum; ogni celebrazione del Requiem segue questo meccanismo. Pura folie circulaire.
Ma l'escatologia cristiana ha ben altro da farsi perdonare dal mondo che la sopravvivenza della chiesa tramite il terrore. Essa ha suggestionato e fanatizzato innumerevoli generazioni di ‘spostati' attraverso i secoli rendendoli pronti a ‘dare una mano' a domineddio a farla finita con questo mondo infame. Si tratta del risvolto politico della lettura apocalittica, che nasce col settarismo medioevale e che prosegue fino ai giorni nostri; e non è affatto ozioso chiedersi quanto esso sia responsabile dei mali che oggi affliggono il nostro mondo. Chi ai giorni nostri si sforza di più per porre in atto l'Apocalisse è purtroppo l'attuale amministrazione del paese più potente del mondo. I fatti dello sciagurato 11 settembre 2001 hanno convinto il ‘cristiano rinato' George W. Bush a sentirsi esecutore testamentario del volere divino ("Dio non è neutrale!" E, naturalmente, sta dalla sua parte …) sostenuto in questo da 60 milioni dei suoi elettori appartenenti alla Chiesa Evangelica Battista (una delle più ‘apocalittiche' che esistano) convinti che sarà colui che guiderà le forze del bene alla finale battaglia di Armaghedòn (Meghiddo v. Apocalisse 16, 16) ove Satana sarà definitivamente sconfitto, e accompagnato da molti esponenti del suo entourage, come John Ashcroft, ministro della giustizia, e Tom DeLay, capogruppo repubblicano al congresso, che ritengono necessario dover agire per accelerare il compiersi delle profezie (v. ‘La storia siamo noi' 02nov04 RAI 3). E con le figure di Paul Wolfowitz, il più estremo dei falchi e n. 2 del Pentagono e Ari Fleicher, portavoce della Casa Bianca e ministro, assidui frequentatori della potente sétta ultra-ortodossa ebraica dei Lubavitcher, di cui anche vari esponenti del Likud, la destra israeliana, si augurano la scomparsa, si costituisce un curioso connubio tra il messianismo cristiano e quello ebraico mirante, quest'ultimo, a ricostruire il tempio di Gerusalemme e così far tornare Israele ad essere l'interlocutore unico di dio.
Davanti a tutto questo, fuggito ormai dalla gabbia il mostro dai loro ‘padri' creato, quasi tutti i teologi cristiani attuali tentano di minimizzare, con vari argomenti, dei quali il più ‘chich' mi sembra quello affermante che gli scritti apocalittici si riferiscono a fatti già avvenuti. Affermazione singolare poiché, per quanto ne so, la Parousìa non c'è stata e i mari continuano imperterritamente a ricoprire i sette decimi della superficie della Terra (v. Apocalisse 21, 1).
Se prima ho evidenziato il ‘quasi tutti' è perché c'è invece chi cerca di dare alle profezie apocalittiche nuova vitalità caricandole di nuove affascinanti prospettive. Così è , ad esempio, per l'ineffabile don Gianni Baget Bozzo, il teologo di corte del nuovo (bis)Unto del Signore.
Nella sua ultima fatica letteraria ‘L'impero d' occidente. La storia ritorna' (ed. Lindau) il don compie un'operazione davvero ardita. Aggancia – pensate! – l'attuale politica statunitense con le prospettive messianiche dell'Apocalisse! Quale originalità! … Nevvero?! Esalta la politica ‘imperiale' totale degli USA, i quali: "… concepiscono la politica come la lotta tra gli angeli e i demoni, tra Cristo e l'Anticristo, tra il bene e il male". E dopo aver dimenticato che il fondamentalismo di Bush è di marca smaccatamente protestante, dichiara che: "l'aquila dello stemma americano è l'aquila del capitolo XII dell'Apocalisse; l'aquila che porta la Donna, cioè la Chiesa, nel deserto, per proteggerla dagli attacchi di Satana". (In realtà non c'è nessun'aquila. Il testo recita: "Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, con cui poter volare nel deserto …". Caro don Baget, non si preoccupi; sono i sentimenti che contano …).
Ciononostante, caro don, la ringraziamo per il suo piccolo (o grande?) contributo alla Causa e, … avanti verso Armaghedòn!

22 Maggio 2008   |   articoli   |   Tags: