A Ilaria Cucchi

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É stata la droga.
É stata la sua vista dissoluta.
Era un tossico se l’è cercata.
Sono gli effetti della marjuana, rende anoressici vedi com’era magro?
La marjuana gli ha fatto i buchi nel cervello e si è lanciato contro le pareti, si è fatto del male da solo.
Non vi drogate ragazzi sennò finite male.
Ha aggredito i carabinieri mentre era ammanettato alla sedia, loro si sono solo difesi.
Se ti trovano con la droga tutto quello che succede dopo è colpa tua.
Si vede che era tuo fratello, anche tu ti fai le canne, fai schifo come lui.
Sei un’egoista pensi solo al tuo protagonismo, non pensi a quanto fai soffrire i tuoi genitori.
Non gli dai pace neanche ora che è morto. Accetta che era un tossico. Dimentica, tanto non torna in vita.

“Tanto non torna in vita”. Facile dirlo (anzi scriverlo su un social) per voi che siete morti senza mai essere stati vivi.

Ilaria, esile fuscello in balia delle tempeste di fango lanciate dalla macchina mediatica di un paese di merda; paese parzialmente libero per l’informazione, paese in cui mafie e fascisti detengono il potere da sempre, paese in cui omuncoli innominabili che farebbero schifo a un coprofago fanno i direttori di quotidiani nazionali; ti metti a testa bassa a lavorare per anni chiedendo giustizia. A testa bassa, con il cuore gonfio di dolore e con i tuoi occhialini intellettuali, con i tuoi neanche cinquanta chilogrammi di una taglia extra small, con quegli occhi che forse non riusciremo più a vedere senza lacrime. Oggi li hai messi in riga. Tutti.

Strillano ancora.
Sbraitano ancora. Nonostante tutto.
Con la loro potenza mediatica, con il loro 40% dei voti, con le tv pagate e i programmi addomesticati. Continuano e continueranno ad insultarti a vomitare la loro bile e a fomentare l’odio per conquistare i voti dei frustrati, degli ignavi, degli ignoranti e dei delinquenti. Per accreditarsi come nuovi salvatori della nazione. Continuano perché “chi non conosce dignità non può percepire l’umiliazione” e quindi andranno avanti, lo sappiamo e lo sai.

Ma la nazione (che ancora non merita la maiuscola)  oggi l’hai salvata tu, nuova eroina civile. Triste, inevitabilmente triste. Ma non tanto come quel paese che ha avuto bisogno di te, del tuo coraggio e della tua forza.

Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi, ammoniva Brecht.
In attesa della beatitudine, abbiamo te. E non è poco.

Alessandro Chiometti

15 Novembre 2019   |   articoli, attualità   |   Tags: ,