Venticinque milioni di polemiche su San Valentino

Pubblicato da

Sembra incredibile ma nonostante il cambio di colore della giunta si riescono ancora a far polemiche su San Valentino.

Se sembrano archiviate (fino a nuove ordine) quelle dei fedeli del quartiere omonimo di Terni che hanno infine chinato la testa di fronte alla decisione dell’arcigno vescovo Piemontese di organizzare la carnevalata della processione fino al duomo delle “reliquie” del santo, ritornano quelle “culturali” che accusano (di nuovo) il comune di non saper valorizzare l’immagine preziosa di un santo cotanto amato.

Eppure se nessuno in questa città è riuscito in questa impresa titanica evidentemente un motivo ci sarà.

Sarà forse che al di là dell’inesistente “verità storica” su San Valentino (che in realtà poteva essere anche vescovo di Costantinopoli per quanto ne sappiamo, lo spiega bene Stefano della Casa su Wired), la figura del “patrono degli innamorati” è sempre stata slegata da quella di un Santo Cattolico e la cosa più culturale che ha prodotto questa tradizione sono le strisce in cui Charlie Brown manda le valentine alla ragazza con i capelli rossi?

Sarà quindi che l’immagine di una festa dichiaratamente così commerciale (cioccolatini, anelli, brillanti, prime uscite dei fidanzatini etc.) non può per forza di cosa essere legata a una città qualunque, fosse anche non prettamente industriale come Terni?

 

Al di là di scelte davvero di dubbio gusto (lo ribadiamo: il nome “cioccolentino” lo continuiamo a ritenere quanto il più ridicolo che sia mai stato scelto per promuovere una manifestazione a base di dolciumi) non si capisce cosa abbia ancora da provare il comune per lanciare o rilanciare una cosa che evidentemente non funziona sul piano culturale ma funziona solo sul piano della sagra godereccia. Questo probabilmente perché a nessuno fuori di Terni frega nulla di dove sia stato vescovo San Valentino. Ammesso e non concesso che fosse costui esistito davvero attorno agli anni 300 dell’Era Volgare.

Quindi riteniamo il caso che il comune smetta di sperperare soldi in esperienze fallimentari e provi a indirizzare le risorse verso altro.

Se poi la diocesi ci tiene così tanto, che il nostro caro Vescovo Piemontese apra i cordoni della borsa lui che hai fondi dell’otto per mille e non solo. E, fra le altre cose, ancora ci deve spiegare (lui o chi per lui) che fine hanno fatto i 25 milioni di euro (VENTICINQUE MILIONI DI EURO!) spariti dai conti della diocesi ai tempi di Monsignor Paglia.

Fra un po’ ci diranno che è stato un miracolo di San Valentino.

Alessandro Chiometti

21 Febbraio 2020   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , , ,