Un po’ di storia, per non dimenticare

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Il 1° settembre 1939 scoppia la sciagurata seconda guerra mondiale.

Io sarei per commemorare il 70° anniversario, naturalmente come occasione di riflessione sulla Storia, sugli errori del passato, su ciò che tali errori ci insegnano per il presente e per il futuro.

Non mi riferisco solo ai soliti temi del nazismo, del razzismo, del fanatismo politico, ma alla umana idiozia, la rinuncia a pensare, il bisogno di credere servilmente, che è l’humus da cui nascono le peggiori degenerazioni morali e sociali.

Nel maggio 1939, 4 mesi prima dell’inizio della tragedia, il cavalier Benito Mussolini (questi cavalieri sono un tema tristemente ricorrente nella storia d’Italia!) conduceva serafico i suoi bagni di folla fra il popolino osannante e riconoscente (altro tema piuttosto ricorrente nella storia d’Italia!).

I più entusiasti erano i cattolici (ne avevano ben donde) che con maggior impeto degli stessi fascisti riconoscevano nel Duce non solo il "fondatore dell’impero" ma anche colui "che ha consacrato l’Italia a Dio" (traduzione: che ha fatto col Vaticano quel patto scellerato del Concordato che è tuttora causa di discriminazioni per i laici e privilegi per il clero).

Leggiamo le cronache dell’epoca e facciamoci due risate (amare) nel constatare come il servilismo italico odierno somigli molto a quello dell’italietta fascista, sebbene sia meno enfatico, ma anche meno ingenuo e, in fondo, ancora più codardo ed ipocrita.

Il 17 maggio 1939 "L’Eusebiano" (che ha titolato "Salve o Duce! Vercelli Romana, Cristiana, Sabauda, Fascista Ti saluta!!") pubblica il saluto della Giunta diocesana a Mussolini:

"I cattolici vercellesi che nelle ore gioiose e trepide della storia furono presenti sempre in generosa offerta di preghiere e di opere, muoveranno domani incontro al Duce acclamanti e riconoscenti verso colui che ha rifatto l’Italia una di spiriti e di cuori, consacrandola a Dio con gli storici patti del Laterano, circondando di attenzione l’istituto divino della famiglia con la campagna demografica e la giusta valorizzazione del lavoro e della produzione, procurando alle nuove generazioni un benessere materiale e la possibilità di una profonda coscienza religiosa. Dio benedica il Duce! Possa la nostra preghiera ottenerGli lumi per la Sua colossale fatica, alla quale offriamo oggi – come offrimmo ieri e sempre – la nostra devota e sincera collaborazione".

Il giorno precedente su "Il Biellese" era apparso il saluto della Giunta diocesana dell’Azione cattolica di quella zona:

"Cattolici biellesi, nella esultanza di tutto il nostro popolo per la desiderata visita di Colui che tanto fortemente governa le sorti del nostro Paese, noi cattolici siamo fieri di salutare in Lui il Fondatore dell’Impero e il restauratore dei valori spirituali della Nazione. La visione e la comprensione dei grandi meriti che il Duce reca nella Sua diuturna e titanica fatica per l’Italia s’aggiunge in noi al precetto cristiano che ci ispira i sensi di devota fedeltà all’Autorità che ci governa. Porgiamo al Duce il nostro fervido saluto con la volontà sincera di continuare a mettere al servizio del bene comune, nella profonda coscienza del nostro dovere, le nostre migliori energie mentre invochiamo sopra di Lui e sulla diletta Patria nostra le divine benedizioni".

Pochi mesi dopo la pubblicazione di questo articolo, per colpa dei milioni di imbecilli che sostenevano le dittature nazista e fascista, cadranno in Europa non benedizioni ma bombe.
Non è un caso.
Stiamo attenti a chi invoca Dio e le benedizioni.

Luigi M Nicolai

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