SAN LEONE MAGNO ED IL FINTO ECUMENISMO PAPALE

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Volevo richiamare l’attenzione del blog su alcuni fatti, succedutisi nel passato recente e legati da un filo rosso, non troppo sottile e sicuramente solido.

A questo link: http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/D354227-82.html si può leggere il resoconto dell’udienza generale del 5 marzo, nel corso della quale Benedetto XVI ha ricordato ai fedeli la figura San Leone Magno, il pontefice che è passato alla storia per aver fermato Attila, ma anche il papa di Calcedonia, vale a dire uno dei papi che hanno contribuito ad affermate il primato petrino.

Nel discorso papale la figura viene presentata in termini suggestivi, ricordando come il ripetersi delle invasioni barbariche, l’indebolirsi dell’autorità dell’impero e una grave crisi sociale avevano costretto il vescovo di Roma ad assumersi un ruolo anche in campo politico, subentrando ai poteri imperiali …

Non è difficile comprendere come il richiamo non intenda assumere un valore meramente celebrativo, ma rappresenti la proposta di un preciso paragone fra la condizione del V sec., in cui operò Leone e quella attuale, in cui opera Benedetto XVI. Instaurato un legame fra la crisi del potere imperiale del V sec. minacciato dai barbari e l’attuale crisi, si propone come  soluzione ai mali dei tempi  l’interventismo papale.

Questa ricostruzione, tuttavia, va messa in relazione proprio con Calcedonia, perché ciò che preme al papa è innanzitutto la riaffermazione del primato petrino: perché tanta enfasi su un dato scontato nel mondo cattolico?

Il 1 marzo Benedetto XVI ha incontrato il Catholicos degli Armeni, Kerekin II ed il 6 marzo il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I; non trascurerei un altro fatto, minore: il 3 marzo il Papa ed i suoi ex allievi hanno discusso del pensiero di Lutero, affrontando il problema della successione apostolica e sostenendo la tesi per cui forse il riformatore aveva idee “più cattoliche” dei luterani attuali sul tema.

La Chiesa cattolica sta forse per incassare i frutti della strategia perseguita con tenacia da secoli, di ricondurre tutta la cristianità sotto il controllo dello scettro petrino? Le minacce esterne (il relativismo?) potranno spaventare tanto gli ortodossi e persino i protestanti da indurli ad un “serrate le fila” epocale intorno al soglio pontificio? Potranno spingerli a piegare il collo sotto il giogo vaticano, rinunciando a rivendicazioni di sempre?

Il dialogo ecumenico è sempre stato ostacolato dal primato petrino, sul quale il Vaticano non ha mai inteso transigere ed ora i discorsi sulla comunione delle chiese nascondono la più potente controffensiva vaticana contro le altre chiese di tutti i tempi. Non è un caso che la chiesa ortodossa russa non intenda parteciparvi: non è così disperata come quella di Costantinopoli o quella Armena da doversi arrendere senza combattere, ha dietro i “cannoni” della rinnovata propaganda nazionalista dell’uomo del KGB.

Parliamoci chiaro, l’enfasi sull’ecumenismo è pura retorica. L’obiettivo perseguito da Ratzinger e dal Vaticano é fare di questo, forte della propria organizzazione assolutamente monarchica e di mezzi organizzativi e finanziari imponenti, il baluardo sul quale erigere una linea di resistenza – l’estrema – alla modernità.

Non credo che il vero nemico del Papa sia l’Islam (anche se i nostri teodem credono il contrario): l’incontro con i saggi islamici prefigura una Santa Alleanza di tutti i poteri clericali contro il mondo moderno.

Non posso che rimanere ancora una volta ammirato dalle capacità strategiche e politiche del Vaticano, che trae forza da una consapevolezza culturale tutta tesa ad alimentare il potere temporale più lungo della storia dell’uomo (dopo l’impero cinese ed il regno faraonico).

Una lezione per i laici: il Vaticano conserva memoria del proprio passato e la sa usare politicamente, i laici non leggano più il Sillabo e considerano l’anticlericalismo un’anticaglia…

Massimiliano Bardani

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