Quando lo fa un italiano su tre

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 C’è di che riflettere a leggere l’ultima relazione annuale del parlamento italiano sulle tossicodipendenze.

Oltre all’allarme che deriva dall’impennata dell’uso di cocaina, c’è sicuramente da riflettere sul significato che ha il dato relativo alla marjuana; un italiano su tre ne fa o ne ha fatto uso.

Dato probabilmente in difetto.

Unendo questo dato con la recente ricerca del Lancet che illustra come a livello sociale ci sono molte droghe legali che causano più danni della “maria” (Barbiturici, alcool, tabacco sono tutti più dannosi); viene da chiedersi a cosa serva questo continuo accanimento legale contro una droga leggera che di certo non è fra le più pericolose.

C’è da riflettere su tutte quelle persone che hanno in mano il business della disintossicazione da droghe in Italia e continuano a strillare in TV “che non esiste la distinzione fra leggere e pesanti, ma si parla sempre di droga”, spalleggiati da politici che a caccia di voti fomentano l’ignoranza.

Intanto le organizzazioni mafiose (che con il proibizionismo hanno sempre fatto affari d’oro, che sia l’alcool o la “maria” nonc ‘è differenza) gongolano; per loro più la droga è diffusa più il proibizionismo è remunerativo.

La cosa che è più significativa e che dovrebbe far riflettere, è come questo accanimento legislativo avvenga nei confronti di una droga che potrebbe avere tranquillamente costo zero… tutti infatti sanno che la canapa indiana crescerebbe tranquillamente nel giardino di casa nostra, e questo azzererebbe il suo costo… con la marjuana, se fosse legale, non ci guadagnerebbe nessuno perché avrebbe costo zero o giù di li.

Insomma una volta stabilito che il suo uso non causa certo danni più gravi di altre droghe legali, che la sua enorme diffusione dimostra l’inutilità del proibizionismo, che la sua legalizzazione taglierebbe una buona fetta degli introiti delle associazioni a delinquere; la domanda che resta è: a chi giova che la marjuana sia illegale?

Alessandro Chiometti

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