Offese e rispetto

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Le polemiche sviluppatesi intorno al gay pride perugino risvegliano un arrabbiatura laica di cui sinceramente avremmo fatto a meno. Speravamo sinceramente che chi chiunque amministrasse la “cosa pubblica”, da destra o da sinistra, certe cose fossero scontate. E invece, come si suol dire, siamo ancora a “carissimo amico”.

Secondo il sindaco Romizi la comunità cattolica perugina, alla vista dello scandaloso manifesto del pride, avrebbe subito un’offesa tale che ha “costretto” il Comune di Perugia a ritirare il patrocinio alla manifestazione.

Primo rilievo:

abbiamo letto e riletto i vari articoli on line e cartacei ma non ci sembra che ci siano state all’inizio proteste ufficiali da parte di chi rappresenta la comunità cattolica (ovvero il Vescovo di Perugia). Quindi non si capisce perché i politici, sindaco e consiglieri comunali debbano sostituirsi a lui se questo neanche ha obiettato alcunché.

Secondo rilievo:

ammesso che qualche cattolico si sia offeso e abbia esternato in vie private la sua offesa agli amministratori civili, senza entrare per ora nel merito della locandina, vogliamo ricordare a questi ultimi che tutti si possono offendere per qualcosa. Ammantare un immagine con la definizione di “sacro” per escluderla da qualsiasi critica o contesto o uso non può funzionare in democrazia. Altrimenti ognuno sacralizza l’immagine che preferisce e la sottrae da ogni critica o satira.

Terzo rilievo:

quando si parla di “rispetto” occorre intendersi. Se occorre rispettare ogni cosa “sacra” per qualsivoglia persona non se ne uscirebbe più fuori; perché chiunque potrebbe lamentarsi che si è mancato di rispetto per ciò che lui ritiene sacro. Per portare esempi concreti e riallacciandoci a quello che dicevamo prima: se per delle persone è sacra l’immagine di Stalin non è che possiamo negare ad artisti, disegnatori, umoristi di farci satira sopra. Se per qualcun’altro è “sacra” l’immagine di Diego Armando Maradona non posso pretendere che nessuno lo critichi per i suoi vizi. E così via.

Il reato di vilipendio alla religione ha delle condizioni ben definite per poter essere tale, e negli anni recenti quasi nessuno è mai ricaduto in tale reato perché l’orientamento giuridico è quello di salvaguardare sempre e comunque la libertà di espressione, a meno che non si offendano o si diffamino persone fisiche o non ci siano i presupposti per l’incitamento all’odio etnico. Del resto anche l’Europa ha chiesto più volte a tutti gli stati membri di eliminare qualunque residuo dei reati di blasfemia.

Ora sinceramente il fatto che in un manifesto ci sia una donna/madonna/suora che ride, (foss’anche un trans vestito da suora come dicono gli occhi espertissimi di chi si è offeso) sia vilipendio alla religione non reggerebbe in nessun tribunale del mondo. Probabilmente neanche in Vaticano.

Ora caro Romizi, se vogliamo parlare di cose serie, ci dica ad esempio che provvedimenti intende prendere verso quei funzionari del Comune di Perugia che hanno negato ad un bambino un certificato di nascita perché era nato all’estero da due mamme, costringendo lui e le mamme a non rientrare in Italia per “motivi di ordine pubblico”.

Ecco sig. Sindaco, cosa vogliamo fare per sanare quest’offesa al bambino, alle sue mamme, alla comunità lbgt e alla nostra ragione?

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