Il manifesto pubblica il 924° libro di Papa Francesco I e noi lettori dovremmo anche star zitti

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Eravamo rimasti fermi all’invidiabile record del suo primo anno di pontificato quando uscirono all’incirca trecento libri “di e su” Papa Francesco I.

Con una rapida ricerca sul sito di vendite on line della Mondadori appuriamo che oggi, 4 ottobre 2017, di libri “di e su” Papa Francesco ce ne sono ben 923.

Tenendo conto che codesto Papa si è insediato il 13 marzo 2013 e quindi sono passati 1666 (il numero della bestia più mille, hai visto mai finisse il mondo stanotte) con una facile divisione si ottiene che di media esce un libro “di o su” Papa Francesco I ogni 1,8 giorni del suo pontificato (anni bisestili compresi).

Ora non vogliamo per pietà del Papa (già santificato in vita), degli ingenui (oggi ci sentiamo buoni) compagni del manifesto e, soprattutto, per pietà dei nostri coglioni, calcolare quanto sia costata in termini di deforestazione del pianeta la miracolosa pubblicazione di tutte queste opere di certo indimenticabili “del e sul” Papa ambientalista. Anche perché poi dovremmo aggiungerci anche l’impatto delle riviste patinate uscite “con e per” lui e francamente anche noi atei e anticlericali di sinistra abbiamo dei limiti al nostro masochismo.

Però ci sentiamo in dovere di far notare agli ingenui compagni di cui sopra e in particolare alla compagna Castellina, che oggi per giustificare l’insopportabile operazione arriva a richiamare niente po’ po’ di meno che Togliatti e la sua “storica” frase sulla religione la quale (sosteneva “Il migliore”) poteva essere un alleato contro il capitalismo se “sentitamente vissuta”, il che per un giornale nato dall’espulsione di un gruppo dal PCI stalinista è veramente il massimo dei minimi; che alcune cose non tornano.

Innanzitutto “Il migliore” già allora avrebbe dovuto specificare di quale religione parlasse, visto che un po’ di mondo l’aveva girato e avrebbe dovuto sapere che il cattolicesimo, nome a parte, è tutto fuorché universale. Ma la Castellina oggi, di fronte all’evidenza che di cattolicesimi ne esistono quasi quanto il numero dei cattolici stessi e che le parole del Cristo sono state, e sono tutt’ora, usate in sensi diametralmente opposti a seconda della corrente della Chiesa che le pronuncia (figuriamoci quindi quelle del Papa),  dovrebbe avere il buon senso di dire che sì, è ovvio, che si può collaborare con i cattolici (nel senso delle persone) ma prima di fidarsi delle gerarchie vaticane queste dovrebbero fare una gigantesca autocritica per gli ultimi due secoli e specificare una volta per tutte quali sono le posizioni cattoliche e quali non lo sono.

Ma la vera domanda è: che bisogno c’è che un giornale di nicchia come il manifesto pubblichi il 924° libro del Papa? Forse pensano i cari compagni che noi siamo dei poveri alienati che non accendiamo  la tv, non abbiamo internet e la radio quindi non abbiamo modo di aver sentito le esternazioni estemporanee del Papa che deve recuperare i danni di immagine fatti da Ratzinger?

Se uno legge “il manifesto” è proprio perché (fra le altre cose) non ne può più delle celebrazioni in pompa magna delle banalità del Papa apparentemente pauperista che sferza i potenti della terra, dice di preoccuparsi dell’ambiente (ma intanto lo Ior non disinveste i capitali vaticani dalle compagnie petrolifere) ma è evidente che lo fa solo per approfittare della debolezza italiana ed europea e ribadire e ri-assicurare i privilegi della sua casta.

È evidente per noi atei ed anticlericali ovviamente, non così evidente per voi compagni del manifesto che avete dato anche sui social spiegazioni imbarazzanti su questa operazione.

Insomma delle due l’una: o dobbiamo capire che d’ora in poi il manifesto pubblica qualunque cosa perché “non toglie niente al resto” (frase infelice del vostro moderatore su facebook) oppure per voi il papa è davvero comunista e qui si apre un problema “leggermente” (eufemismo) più grave.

Insomma, la chiudo qui senza aggiungere i soliti ”non vi leggerò più”, “brucio le copie che ho da parte” etc, ma con una piccola considerazione sulla crisi di una sinistra che non sa che pesci prendere per ritrovare appeal elettorale e pensa che un’alleanza con un ospite così ingombrante possa portargli dei benefici. Come scrivevano i Wu Ming in Altai (parola più, parola mecno): se tu stai cacciando una lepre puoi addestrare dei cani e loro ti riporteranno la lepre che avresti dovuto prendere tu; ma se tu stai cercando la libertà e addestri dei cani per riportartela, loro ti riporteranno una libertà da cani.

Alessandro Chiometti

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