Il rospo in gola che non va giù

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Ci ho provato a far finta di niente, lo giuro.

Ci ho provato con tutte le mie forze, ho evitato di commentare per più di una settimana, ignorando quelle parole, quell’uomo, quei fatti.

Ma quando il rospo in gola continuare a permanere nonostante gli sforzi di deglutizione si deve sputare fuori.

Il fatto: Priebke, il boia delle ardeatine responsabile diretto dell’uccisione di 300 civili innocenti condannato dopo 50 anni di latitanza all’ergastolo convertito in arresti domiciliari per motivi di salute, riceve dalla "giustizia" italiana il permesso di andare a lavorare (in motorino fra l’altro).

Il nostro ministro della "giustizia", Clemente Mastella (esponente di punta del movimento teo-dem, molto teo e poco dem in realtà) per esternare la sua "disapprovazione" ha la brillante idea di dichiarare che "SE FOSSI EBREO NON SAREI CONTENTO".

Un modo per dire che dato che non è ebreo non glie ne potrebbe fregar di meno, come ha sottolineato Portelli su "il manifesto", uno dei pochissimi giornali che ha fatto risaltare lo strafalcione del ministro.

A prescindere dalla constatazione del fatto che il ministro evidentemente ignora che i 300 morti delle ardeatine non erano ebrei (ma chi se ne frega?), io mi chiedo com’è possibile che c’è ancora qualcuno che pensa che per indignarsi degli orrori del nazismo si debba essere ebrei, o comunque appartenere ad una "razza" o una categoria da essi perseguitata.

Le cose sono due. O la concessione del permesso per lavorare è legittimo e quindi, il guardasigilli aveva il DOVERE di difendere la magistratura, oppure non era legittima e quindi ci si deve dichiarare indignati (se si deve per forza dichiarare qualcosa) e subito dopo adoperarsi perché le cose vengano sistemate (dato che occupando quel ruolo si hanno tutte le possibilità per farlo).