Il giorno dopo

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charlie hebdoVentiquattro ore, neanche.
Tanto abbiamo dovuto aspettare per vedere su facebook i primi “distinguo” e quelli che cominciano a chiedersi se in fondo quelli Charlie Hebdo non se la siano cercata. La domanda delle ventiquattro ore dopo non è più “com’è possibile che un fanatico religioso arrivi a tanto?” ma piuttosto: “non dovrebbe esserci un limite alla satira?”, oppure “è  giusto fare una vignetta che dileggi il Corano o altre cose che sono sacre per qualcuno?” Ecco, questo è l’equivalente di chiedere com’era vestita una vittima di stupro. Portava la minigonna? Aveva provocato la stupratore? Gli aveva fatto credere che ci sarebbe stato qualcosa fra loro?
Se grazie alle meritevoli associazioni delle donne queste domande oggi non le fa più nessuno o quasi, a fare quella domanda ugualmente terrificante oggi sono anche degli atei e dei laici. Perché la paura del “sacro” è ancora forte in tutti noi.
Mi dispiace per voi benpensanti di turno, ma di sacro assoluto non esiste niente. Ciò che è sacro per te non lo è per me e viceversa e ognuno ha il diritto di ridere e scherzare su qualsiasi cosa ne ha voglia fin quando non ricade in reati individuali come la persecuzione, la diffamazione o la calunnia. Io sono Charlie Hebdo, ma non lo sono tutti, qualcuno magari inconsciamente sta già giustificando gli assassini

Alessandro Chiometti

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