Grazie di tutto Joseph Ratzinger.

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Addio a colui che più di ogni altro, in tempi moderni, ha contribuito al crollo di immagine della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Contributo che ha raggiunto il suo apice nell’ambito dello scandalo pedofilia clericale; prima insabbiando i casi e poi negandoli spudoratamente nel 2010 quando lo scandalo assunse proporzioni mondiali, causando con le sue negligenze risarcimenti miliardari alle vittime e, di conseguenza, il fallimento di diverse diocesi americane. Infine, proteggendo vescovi e prelati dai processi civili e assicurandogli comodi ritiri in “hotel/club” in spiagge sudamericane con residence per loro sicuri. (Da vedere per maggiori informazioni i film: “Il Club” e ovviamente “Il caso Spotlight“)
Grazie a questo e a qualche avventata nomina cardinalizia, per la prima volta nella storia recente si è visto un Papa (il suo successore Francesco I) dover interrompere un viaggio apostolico in Sudamerica (proprio lui, papa argentino) a causa delle proteste sempre più numerose che hanno visto anche tumulti e attentati in piazza.
Dal punto di vista teologico ha poi spesso rilevato il vuoto della dottrina cattolica contemporanea; totalmente incapace di integrarsi con le altre discipline, arrivando a pubblicare libri come “Gesù di Nazareth” che fin dal titolo ha solo uno scopo: negare con ogni mezzo (in realtà sono pochini i mezzi rimasti) ogni possibile visione critica del cristianesimo delle origini. Tanto per soffermarci sul titolo: è ormai quasi certo che Nazareth non esistesse nel primo secolo o fosse tutt’al più un accampamento, un titolo del genere al momento della pubblicazione (2007) può essere visto solo come negazionismo storico per un saggio divulgativo.
Ha quindi riportato la CCAR a posizioni pre-conciliari ri-accogliendo i Lefebrviani, ordine religioso le cui posizioni fanno sembrare il Ku Klux Klan un circolo della bocciofila.
Dal punto di vista politico sarà poi ricordato per essere passato all’incasso del carisma del suo predecessore Giovanni Paolo II e delle trame tessute dal cardinal Ruini (soprannominato ormai: “Richelieu, scansate!“), agendo tramite il braccio economico della CEI di quest’ultimo che sguazzava, e sguazza tutt’ora, nei miliardi dell’otto per mille (e non solo, ricordiamo sempre per essere aggiornati il sito Icostidellachiesa.it ) per consigliare i cattolici chi votare e mettendo in difficoltà le sinistre soft italiane, appoggiando sempre e comunque il centrodestra in modo quasi sfrontato (da antologia alcune figuracce di Prodi e dei teo-dem spesso semplicemente ignorati dal pontefice, come all’inizio del 2005 quando PapaRatzie dichiarò urbi et orbi che il centrodestra di Berlusconi andava verso una facile conferma in Italia. Un indice questo che rende anche chiaro quanto sia connessa la gerarchia cattolica alla realtà dei fatti).
Sempre dal punto di vista politico, stavolta internazionale, come non ricordare l’imbarazzante lectio magistralis di Ratisbona (solo in Italia poteva essere ridimensionata dalla stampa asservita e finanche presentata come un successo) che ha causato spaccature irreparabili con il mondo islamico e non solo.
Il resto è sotto gli occhi di tutti, con Ratzingeriani di ferro messi nei posti di potere di enti pubblici italiani (scuole di giornalismi, enti di ricerca, università) e trasmissioni di “mamma Rai” che sarebbero state giudicate bigotte ben prima dell’avvento della televisione.
Tutto questo ha avuto un prezzo; un prezzo altissimo perché era dal 1600 che non si vedeva un papa dimettersi dalla sua carica. Qual che fosse la sua condizione fisica! Anzi, viene da sorridere al confronto con Ratzinger – papa emerito in presunte cattive condizioni di salute passeggiante per giardini e parchi di tutto il mondo con le sue fidate scarpine di Prada,  rispetto alla condizione fisica con cui Karol Woytjla ha affrontato gli ultimi anni del suo pontificato).
Addio quindi Joseph Ratzinger e grazie di tutto! Altri due papi così e la CCAR dovrà far domanda alla burocrazia italiana per vedersi accreditare come associazione riconosciuta nel terzo settore.
Alessandro Chiometti

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