Gomorra

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“Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”, scrisse a suo tempo Bertold Brecht.

Giusto. Anzi, sacrosanto.

Ma la nostra nazione con diverse regioni, e zone, saldamente sotto il controllo delle cosche mafiose, di eroi ne ha bisogno come il pane. E’ inutile negarlo.

Giorgio Bocca nella sua rubrica settimanale su “l’espresso” scriveva qualche anno fa che l’Italia sta tacitamente ed inesorabilmente cedendo poco a poco il controllo dei suoi territori all’illegalità; fino a venti anni fa la linea di illegalità era “sotto Napoli” mentre oggi si può tranquillamente affermare che è “sotto Roma” che l’illegalità domina.

Ed in piena estensione del fenomeno dell’illegalità di stampo mafioso è uscito nel 2006 questa opera prima che è un potentissimo atto di denuncia contro le cosche camorristiche che insaguinano principalmente la Campania, sto parlando ovviamente di “Gomorra” di Roberto Saviano, ed. Mondadori.

Che questa denuncia giornalistica sia un atto di eroismo lo testimonia il fatto che questo coraggioso ragazzo del ’79 (avete letto bene, Roberto Saviano non ha ancora trent’anni) è costretto dall’uscita del suo libro a vivere perennemente sotto scorta, a non uscire di casa, a leggere quotidianamente le minacce di morte che appaiano sui muri della sua città.

Troppe le cose raccontate nel suo libro per “fargliela passare liscia”: i meccanismi della gestione del traffico di droga, l’assistenza/previdenza parallela istituita dalla camorra per i suoi affiliati, la gestione del mercato delle firme false, la gestione del traffico dei rifiuti tossici che da tutta Europa vengono smaltiti nelle campagne campane uccidendo con i tumori tutti i campani.

Personalmente però quello che mi fa più rabbia e mi porta a scrivere di “Gomorra” solo ora a due anni di distanza dalla sua uscita, è vedere che un ragazzo coraggioso come Saviano, venga attaccato in televisione da un ormai pseudo-giornalista come Emilio Fede usando gli stessi argomenti dei camorristi. Ovvero Fede rinfaccia a Saviano di aver “fatto i soldi” con il suo libro.

Ci sarebbe da ridere se questo ragazzo, non scontasse quotidianamente il prezzo del suo coraggio.

Ma che il primo difensore mediatico di Silvio Berlusconi, rinfacci a qualcun’altro dei (giusti) guadagni di un proprio libro, è roba da guinness dei primati dell’indecenza e della faccia di bronzo.

Per contrastare l’azione dei tanti Emilio Fede di questo paese cerco nel mio piccolo di rilanciare la proposta fatta al festivalettratura di Mantova da Domenico De Masi.

PROPONIAMO ROBERTO SAVIANO PER IL PREMIO NOBEL PER LA PACE.

Diamoci da fare, facciamo girare la voce, e rilanciamola in ogni situazione.

Il ragazzo se lo merita.

 

Alessandro Chiometti

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