E che la tua fatica non sia vana

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La sentenza della Cassazione sembra aver posto fine alla lunga vicenda giudiziaria di Eluana e Beppino Englaro.

Ci sono voluti quasi vent’anni di lungaggini burocratiche e giuridiche ma finalmente nel nostro paese sembra essere riconosciuto il diritto di rifiutare le cure mediche. Qualunque tipo di cure.

Cosa stabiliscono le sentenze che hanno assolto Mario Riccio (il medico che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby) e di Eluana Englaro?

Semplicemente, la prima, quella di Mario Riccio, stabilisce che il rifiuto di una cura è un diritto costituzionalmente garantito (Art. 32 della costituzione italiana) e il medico che “stacca la spina” a un malato che l’ha esplicitamente richiesto non commette alcun reato.

La seconda stabilisce che la richiesta di veder rispettato questo diritto può essere esercitata anche dal tutore legale del malato che non è in grado di esprimersi ma che, IN PRECEDENZA, aveva testimoniato le sue volontà.

Questo smentisce tutti i saccenti sapientoni di diritto penale che nei mesi scorsi avevano minacciato di risvolti legali pesantissimi i familiari di Eluana che si fossero azzardati a mettere in atto la già esecutiva sentenza della Corte d’Appello di Milano. Non solo, smentisce anche coloro che ancora oggi continuano a sparlare (strillando) di eutanasia mostrando la loro profonda ignoranza dell’argomento, continuando, di proposito a far confusione sui termini; coniandone di nuovi (come ad esempio l’abuso del termine “eutanasia passiva”, termine che di per se non vuol dire niente, visto che si deve parlare più correttamente di “sospensione delle cure”), storpiandone altri (opportuno qui ricordare gli infausti “assassinio”, “omicidio”, “pena di morte”, fino ad arrivare al classico “nazista”) e preoccupandosi sempre di far finire la discussione nel vicolo cieco “pro o contro l’eutanasia?”, tirando in ballo la sacralità della vita (che come ricorda Umberto Veronesi su “la repubblica” semmai è valida solo per i credenti) e minacciando l’inferno a chi osa contraddire i loro dogmi morali.

Niente di nuovo, tutto già visto.

Come già viste sono le reazioni isteriche dei catto-talebani di turno che oggi arrivano addirittura a chiedere al governo un Decreto Legge che “salvi la vita ad Eluana” in attesa di una legge che regoli il Testamento Biologico.

Ovviamente dimenticano di ricordare nelle loro arringhe così accorate di essere stati quelli che per trent’anni hanno bloccato ogni possibile discussione parlamentare di questa legge.

“Non ti curar di loro ma guarda e passa” verrebbe da dire al povero Beppino Englaro che in questi vent’anni ha portato un fardello enorme sulle sue spalle e con la sua perseveranza ha costretto il sistema giudiziario italiano a riconoscere il diritto di sua figlia di non essere torturata con cure indesiderate.

Anche se è incosciente.

Anche se questo significa morire.

Beppino Englaro ha rifiutato tutte le scorciatoie possibili e si è fatto carico di rendere il nostro paese un po’ più rispettoso dei diritti civili, umani e soprattutto costituzionali.

Spero solo che questo suo sforzo non sia annullato da un Parlamento prono al vaticano che potrebbe promulgare una legge palesemente incostituzionale sul Testamento Biologico o “Disposizioni di fine vita” che dir si voglia.

Di questo dobbiamo preoccuparci adesso, cominciamo a far pressione sulle istituzioni competenti perché non facciano baggianate. Dimostriamo di saper far sentire la nostra voce, che gli altri, i clericalisti, per esercitare la loro influenza non si sono preoccupati neanche di rispettare il silenzio precedente alla sentenza della Corte di Cassazione. Dimostrando assoluta mancanza di rispetto per le istituzioni, per i familiari di Eluana, per Eluana stessa.

E poi pretendono di parlare di coscienza.


Alessandro Chiometti

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