Cronache di Talebania

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 [dall’Enciclopedia Galattica, ed. Asimov, anno 980 dell’era post-imperiale]

Talebania, anno del (l’unto del) Signore 2009.

Si alternavano in quei grotteschi giorni il ridicolo e il drammatico, le farse e le tragedie, con un ritmo forsennato che non è possibile rendere nel resoconto scritto.

Un giorno il Benedetto Deus Ex Machina dei talebani sfidando ogni buon senso sproloquiava sul fatto che i preservativi non servissero contro l’AIDS, facendo scompisciare di risate l’intero pianeta e prendendosi severe ramanzine dai governanti mondiali, e il giorno dopo il Parlamento della Talebania, organo fantoccio della CET (Comunità Episcopale di Talebania) negava un diritto civile al popolo. Il diritto a rifiutare le cure, nello specifico caso.

Accadeva infatti in quei giorni che, come se non si rendessero conto delle assurdità che andavano dicendo, i detentori del potere e della disinformazione cercavano di convincere il popolo a mass-media unificati che, per la gloria di un presunto dio, fosse normale essere obbligati a prolungare le sofferenze per decenni con sondini e macchine che protraendo all’infinito quello che era un naturale passaggio da una vita all’altra (o al nulla).

Quello che risulta incredibile è che nonostante le armi di distrazione di massa (tette, culi, palloni, nemici immaginari, sangue macabro e tanto gossip) largamente sganciate sul paese con ogni mezzo più o meno convenzionale, i cittadini di Talebania avessero conservato una propria coscienza civile su questo argomento. Per quanto si sforzassero i poteri di Talebania i sondaggi erano chiari, oltre il 65% della popolazione continuava ad essere favorevole non solo al diritto di rifiutare le cure, ma finanche a quell’impronunciabile atto che nei palazzi d’oro della CET non poteva mai essere neanche sussurrato, ovvero l’eutanasia.

C’è veramente da chiedersi con che faccia i governanti fantocci che tramutavano la volontà della CET in legge dello stato andassero in giro per quel paese che avevano così tanto contribuito a talebanizzare. Del resto si sa, che per i governanti sudditi della CET vigevano dispense speciali, ciò che era talebanamante vietato per il comune mortale era permesso per loro. Divorzi, amanti, prostitute, droghe, razzismo, xenofobia, avidità, cupidigia… se questi peccati li commettevano i governanti sudditi della CET erano immediatamente perdonati e potevano arrivare comunque ad essere ricevuti privatamente dal Benedetto Deus Ex Machina dei talebani. E poi è ormai appurato che loro se ne fregavano altamente della Talebania, a loro quando serviva qualcosa che riguardava la loro salute se ne andavano in un paese civile e risolvevano prontamente il problema.

C’è anche da chiedersi come mai in una democrazia, seppur esclusivamente formale com’era quella di Talebania, non ci fosse nessuna forza politica che impostasse una campagna forte contro questa dipendenza anacronistica da vecchie istituzioni fondate sulle superstizioni e le paure della gente.

C’è infine da sperare che, una volta tanto, il popolo di Talebania si sia smosso dalla sua secolare ignavia e abbia cancellato queste assurdità clerical-giuridiche dal suo ordinamento, ma noi non possiamo saperlo, dato che di quello strano paese che era la Talebania e che è ormai consegnato (giustamente) all’oblio storico abbiamo solo pezzi incompleti della sua storia, che comunque ci permettono di farci un’idea generale del suo squallore.

Alessandro Chiometti

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