Ciao Uolly, non ci mancherai

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E così, a meno di inversioni a U che nella politica italiana sono comunque all’ordine del giorno, Walter “Uolly” Veltroni, “er chennediano de noantri”, si ritira dalle scene del teatrino della politica.

Non ci mancherà, e se un giorno dovessimo rimpiangere pure lui significherà che la razza umana merita l’estinzione.

Nell’arco della sua purtroppo lunga carriera politica l’unico vero successo che si può contare è il rilancio commerciale, per un periodo limitato, del quotidiano l’Unità che culminò nell’allegare il vangelo al quotidiano fondato da Antonio Gramsci.

Per il resto, fra le veltronate che hanno lasciato un segno (negativo) indelebile nella storia della sinistra, si possono annoverare delle vere e proprie perle di autolesionismo allo stato puro.

Quella più controversa, ma mai smentita, è raccontata da Michele De Lucia nel libro “Il baratto”: l’allora responsabile delle comunicazioni di massa del Pci fu l’artefice dell’accordo che nel 1985 ratificò il Decreto con cui Craxi permise all’amico Silvio Berlusconi di aggirare la decisione dei pretori che impedivano la trasmissione simultanea di tre canali televisivi privati su tutto il suolo italiano, il Pci in cambio ottenne la “gestione” di Rai3. I frutti di tale accordo li abbiamo pagati pesantemente per vent’anni e continueremo a pagarli probabilmente per sempre.

La sua decisione di annunciare la politica isolazionista del Partito Democratico proprio durante un periodo di complessi equilibri politici con la sinistra radicale e con l’Udeur durante il Prodi II fu con ogni probabilità la miccia che segno il collasso di quell’esperienza di governo, la successiva debacle elettorale della sinistra tutta (avvenuta nonostante Uolly si fosse peraltro contraddetto alleandosi con Idv e Partito Radicale) fu la misura esatta di quanto impresentabile fosse la politica veltroniana.

Questa sarà ricordata per sempre come la politica del “ma anche” ovvero quella fatta da chi si ostina per puri calcoli elettorali a voler tenere nello stesso partito socialisti e liberali, integralisti religiosi e laici, ambientalisti e industriali; costringendo quel partito a non avere nessuna linea coerente e presentabile all’elettorato. Non è un caso che il Pd è l’unico partito che è calato nei sondaggi nonostante fosse all’opposizione di un governo disastroso e ha lasciato il campo libero alle forze grilline.

Dal punto di vista laico, il Veltroni del “credo di non credere” verrà ricordato per essere stato uno dei primi a prostrarsi al gioco della santificazione in vita di Giovanni Paolo II dandogli la cittadinanza onoraria di Roma, gioco che poi continuò proponendo l’intitolazione a lui della Stazione Termini pochi giorni dopo la sua morte.

Se tutto questo non bastasse non possiamo che aggiungere la nostra esperienza personale di avere a avuto la sfortuna di sentire il chennediano de noantri dal vivo; in quell’occasione era ancora sindaco di Roma e venne a vantarsi in un incontro formale di aver regalato la bicicletta a un povero immigrato che viveva in un sottoscala a Roma. Era la conferma, se mai ne avessimo avuto bisogno, che nel nascente Pd il concetto di carità aveva completamente esautorato quello di solidarietà.

Insomma, dell’ex segretario romano della Federazione Giovani Comunisti Italiani eletto nelle fila del Partito Comunista Italiano prima al comune di Roma e poi al parlamento italiano che nel 1995 ha dichiarato di non essere mai stato comunista, ne faremo senz’altro a meno senza rimpianti ma con un solo dubbio: chissà se alla sinistra italiana ha fatto più danni lui o D’Alema?

Alessandro Chiometti

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