Abbassiamo i toni e torniamo alla proposta politica

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dialogo1Mancano ancora quattro o cinque mesi al referendum Costituzionale dell’autunno e i le polemiche e i toni sono già molto al di fuori dei limiti della tollerabilità.
Se da una parte si schernisce l’avversario con la strafottenza sempre comune a chi governa dall’altra si usano ragionamenti ridicoli e parole a casaccio solo per ottenere un voto contro Renzi.
Dopo che i ragionamenti dei vari costituzionalisti contrari alla riforma sono stati visti poco convincenti e francamente attaccabili su più punti si è cominciato, a dar fuoco alle polveri dell’insulto, a citare a vanvera il Cile di Pinochet o la Spagna di Franco. Ancora non siamo arrivati a Hitler, Stalin, Pol Pot e Mussolini ma è questione di ore.
Dall’altra parte la variegata combriccola renziana, che, priva della scuola PCI-DS, di ragionamenti politici sa poco e niente, non trova meglio di fare che rispondere all’accusa di fascismo con il devastante “fascista sarai tu”. Il risultato è che oramai siamo ben sotto al livello di “Chi non è con me è contro di me” bushista, siamo allo “specchio riflesso con linguaccia” dei bambini sotto i dieci anni.
Se da una parte le colpe sono tante e tali da risultare evidenti (terzo governo di non eletti che sta facendo le riforme solo dopo aver massacrato welfare, scuola e sanità) dall’altra sembra che solo il qualunquismo grillino o il becero populismo di Salvini possano essere un’alternativa.
È decisamente ora di mettere un punto. Chi ha più responsabilità la usi.
Discutiamo della riforma, senza tirare in ballo ciò che non c’entra (jobs act, esodati, diritti dei lavoratori) e rifiutiamo l’uso dell’insulto come arma politica.
Si può fare una politica che non sia quella di Renzi e contemporaneamente riconoscere che non è vero che chiunque segua Renzi è un corrotto, massone e piduista.
Dire che un senato di non eletti ma scelti nelle regioni e nei comuni significa che saranno scelti tutti corrotti (che brutta fine hai fatto caro Travaglio…) significa aver perso il lume della ragione.
D’altra parte criticare chi voterà no “perché voterà come Casa Pound” significa non aver ragioni per difendere la riforma che porta il proprio nome.
Riconoscere che si possono avere opinioni politiche diverse, riconoscere che il proprio modo di vedere le cose non può essere l’unico, è alla base delle civili regole democratiche.
A chi conviene invece esasperare i toni?

Alessandro Chiometti

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