25 Aprile, rigurgiti fascisti e ignoranza varia

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Ultime notizie dalla rossa umbria.

A Todi il sindaco di destra toglie all’Anpi il patrocinio per festeggiare il 25 aprile perché, è una festa “di parte”.

Ad Amelia la sindaca di destra vieta alla banda cittadina di cantare Bella Ciao nella commemorazione del 25 aprile.

Le due notizie che sono una novità per la nostra regione ma non certo per la penisola italica dove l’ignoranza veleggia indisturbata (47% di analfabetismo funzionale, ricordiamolo sempre), non giungono certo a ciel sereno ma sono il frutto della sapiente operazione di rimozione della memoria storica operata in questi anni.

Dalle vie intitolate a qualche centinaio di “martiri delle foibe” che vorrebbero cancellare centinaia di migliaia di slavi trucidati dalla pulizia etnica italo-fascista, passando per lo sdoganamento dei repubblichini di Salò che sono equiparati ai partigiani (come se combattere a fianco di Hitler e Mussolini o contro di essi fosse stato lo stesso), ai ridicoli libri di Pansa e suoi emuli locali che guardano la storia dal buco della serratura avventandosi come avvoltoi su episodi senza la contestualizzazione dei fatti.

Verrebbe da dire che stiamo arrivando alla resa dei conti.

Non si può intanto  non sottolineare la pochezza degli amministratori delle suddette città umbre.

È lapalissiano  il fatto che il 25 Aprile è una festa di parte, ovvero di quella parte che ha dato ad Antonino Ruggiano la possibilità di fare politica e candidarsi a sindaco di Todi e vincere l’elezione senza avere in tasca obbligatoriamente la tessera fascista (tessera che forse  lui avrebbe preso con gioia ma questo è un altro discorso), ovvero di quella parte che ha posto fine alla dittatura nel nostro paese cacciando fascisti e l’esercito occupante nazista dal territorio italiano (certo con l’aiuto anglo-americano e quindi?); ovvero di quella parte che ha scritto una delle Costituzioni più avanzate dle pianeta che non è mai stata, purtroppo, pienamente applicata, soprattutto per la parte che proibiva la riorganizzazione in ogni forma del Partito Fascista.

Quindi, dando per scontato tutto questo, proprio non capiamo proprio cosa c’è di male nell’essere una festa di parte e quindi partigiana e quindi italiana e quindi pienamente legittima.

Ancora più ridicolo da parte della sindaca Laura Pernazza (chissà se la su amministrazione è stata in questo consigliata dal loro consulente Vittorio Sgarbi)  il divieto verso Balla Ciao. La canzone in oggetto, pensate un po’ , era stata scelta nel dopoguerra come simbolo unificatrice del paese proprio perché canzone della Resistenza non comunista.

È noto (non certo ai sindaci di destra, la cui cultura viene da altre fonti) che l’inno dei partigiani comunisti era “Fischia il vento” scritta sulla base della sovietica “Katiuscia”. O in alcune zone “ i ribelli della montagna” in cui si nominava il sol dell’avvenire. Bella Ciao invece, era un canto di lavoro delle mondine tramutato in canzone della resistenza senza riferimenti a fedi politici o a partiti.

Vietare oggi “Bella Ciao” significa davvero fare una scelta di parte, ovvero scegliere quella parte  che nel 1943  era schierata a fianco di Mussolini e dalla sua Repubblica di Salò.  Lo stesso vale per il mancato patrocinio tuderte all’Anpi.

Intendiamoci, la colpa non è certo solo della destra che approfitta solo del fecondo clima di revisionismo storico fomentato dai cari “moderati”, per cui è sempre bene concludere un periodo storico con “chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato scurdammoce ‘o passato ecco i tarallucci e vino e state bene attenti a non spaventare il ventre molle della nazione”  .

Viene da chiedersi, guardandosi attorno se siamo ancora in tempo a recuperare la situazione.

Se la risposta è no, già sapete come funziona. Ci vedremo in montagna.

 

Una mattina mi son svegliato,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

Una mattina mi son svegliato,

e ho trovato l’invasor.

 

O partigiano, portami via,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

O partigiano, portami via,

ché mi sento di morir.

 

E se io muoio da partigiano,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E se io muoio da partigiano,

tu mi devi seppellir.

 

Mi seppellirai lassù in  montagna,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E seppellire lassù in  montagna

sotto l’ombra di un bel fior.

 

E le genti che passeranno

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E le genti che passeranno

Ti diranno «Che bel fior!»

 

«È questo il fiore del partigiano»,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

«È questo il fiore del partigiano

morto per la libertà!»

 

Alessandro Chiometti

27 Aprile 2018   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , , ,