Evviva Wojtyla santo!

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L’incidente che il 24 aprile, a Cevo (BS) ha determinato la morte di un povero ragazzo che, a causa di problemi motori, non avrebbe fatto in tempo a scostarsi nella caduta di una grossa croce lignea dedicata all’ex papa polacco, è parso a molti un segno del cielo contro la sua santificazione. Ci sarebbe da ridere su queste superstizioni se non fosse stata una tragedia. witila_pinochetNel libro “Spiegare i miracoli” ho chiarito che un miracolo non è un fatto ma una interpretazione di un fatto, per lo più connesso a una applicazione errata del principio di causalità, ovvero, è la mente del credente che associa un evento di guarigione, che la scienza considera “straordinario”, perché è una guarigione non contro natura ma agli estremi della curva statistica della distribuzione degli eventi (code), a un altro fatto che è la invocazione a un santo o alla Madonna oppure a una statua, una fonte d’acqua, a un dio Indù (es. Ganesh) o, come in passato, a totem, alberi, montagne sacre, ecc. Nel libro ho anche spiegato che, a rigore di logica e di applicazione delle leggi di probabilità, bisognerebbe computare nel calcolo e nella definizione degli eventi straordinari tutti i “miracoli mancati” (es. tutti i malati non guariti che pur hanno pregato e invocato la guarigione; oppure i tanti morti sotto un crollo d’edificio o di un incidente aereo o naufragio, rispetto ai pochi sopravvissuti miracolati) e anche gli “anti-miracoli”, come potrebbe essere l’incidente di Cevo. Ma questo non accade mai nella mente del fedele e dei cleri (di qualsiasi religione), troppo coinvolti nella ricerca del segno divino, per analizzare criticamente i fenomeni. Un credente mi obiettò una volta che le guarigioni miracolose non sono equiparabili a quelle straordinarie, perché “in substantia” cioè dal punto di vista anatomico e fisiologico sono identiche, però ciò che le differenzia sarebbe l’intervento causale divino: replicai che forse non si accorgeva della crudeltà della sua affermazione, avendo io, come medico, assistito alla morte di bambini piccoli e giovani innocenti, cristiani oranti come lui, e che avrebbe dovuto spiegare come Iddio decideva chi miracolare e chi no, e perché anche gli dei zoomorfi di varie religioni operassero tanti miracoli. Ma la diatriba non finirebbe mai, scontrandosi due prospettive opposte, quella fideista e quella critica. Ad ogni modo, la Chiesa di Roma ha deciso per la canonizzazione di Wojtyla, per un paio di miracoli compiuti, nonostante resistenze anche interne. Noi laici, negli anni passati abbiamo denunciato i molti aspetti negativi del pontificato del papa polacco, tra i quali l’uso politico della religione, il silenzio e/o la semicomplicità su dittatori sanguinari (quella apparizione al fianco di Pinochet!!), gli scandali dello IOR (il papa è l’unico sovrano che detiene personalmente i beni economici del suo stato), la copertura della pedofilia nel clero e delle innumerevoli violenze e soprusi morali perpetrate nei collegi e scuole cattoliche (es. le Maddalene in Irlanda) e altro ancora. Ma veniamo all’attualità. In tanti si sono domandati: perché santificare insieme Roncalli e Wojtyla? ossia, perché aspettare mezzo secolo per l’uno e pochi anni per l’altro? forse perché a Roncalli non sono stati attribuiti miracoli per molti anni e solo di recente si? questa ipotesi ci pare assai improbabile, poiché la Chiesa sa trovare miracoli ovunque, quando servono (si legga il capitolo dedicato alla distribuzione dei miracoli in 150 anni e l’appendice sul 67 miracolo di Lourdes, per avere conferma), inoltre il “papa buono” è sempre stato il più amato e invocato. E allora? Mi si perdoni la malizia, ma la santificazione dei due papi insieme ricorda tanto il “paghi uno, prendi due”, ovvero una furbata per soddisfare il popolo che chiedeva la santificazione di Wojtyla, sui quali sussistevano dubbi, e insieme tranquillizzare gli oppositori interni. Non è così? Forse, ma intanto si dovrebbe spiegare perché il 27 aprile piazza S. Pietro era bianca e rossa (i colori polacchi) mentre tutti gli altri colori del mondo erano sparute chiazze. Forse penso male, vedremo, ma intanto mi permetto di coniare un nuovo termine, la bergogliata, ossia un azione pacata, bonaria, sorridente, ma proprio per questo molto insidiosa per la laicità. Confesso che mi stava venendo a piacere molto papa Bergoglio, specie per i suoi sforzi di eliminare gravi aberrazioni della Chiesa, ma mi stavo dimenticando che è il pontefice supremo di una istituzione nefanda, mefitica, addirittura con un passato criminale (Deschner, Storia criminale del cristianesimo, Ariele) per la quale sempre più persone provano repulsione, fastidio, ripugnanza (ma davvero cari cattolici pensate che le mense, i lazzaretti, le varie forme di assistenza che avete posto e ponete in atto possano controbilanciare tutto il male che avete fatto per secoli? pensate davvero che la carità fatta coi soldi e il sudore altrui sia lodevole? pensate che una carezza di un prete possa annullare la sua pedofilia o il sorriso di una suora tutte le vergate e le punizioni distribuite alle educande? Io sono cresciuto nei vostri collegi, io vi conosco!). Poi è arrivato il 27 aprile, che senza l’assenso del nuovo papa argentino non avrebbe potuto svolgersi, e così ho di nuovo realizzato che, sarà anche buono, bravo, simpatico, retto e giusto, ma papa Bergoglio è e resta il capo della cattolicità, che per il non credente e i credenti non cristiani è una delle peggiori confessioni religiose della storia dell’umanità, verso la quale l’opposizione intellettuale e culturale deve essere continua, intransigente, permanente. E allora, viva il 27 aprile, viva Wojtyla santo!

 

Maurizio Magnani

3 Maggio 2014   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , ,