Ancora sulle persecuzioni cristiane

Pubblicato da

E’ ben lungi dall’affievolirsi la campagna di intonazione persecutorio-vittimista portata avanti dalle organizzazioni cristiane per accreditare l’immagine di una religione fatta oggetto di diffusi atteggiamenti discriminatori e di intolleranza (1) tendenti a marginalizzare ed esautorare i credenti e le Chiese.

sunsetQuesta campagna di comunicazione, il cui fine tra gli altri è di suscitare un movimento di simpatia presso quelle frange della pubblica opinione disposte ad accorrere in aiuto di chi si atteggia a vittima, può contare su mezzi di comunicazione acritici e compiacenti che raccolgono e diffondono notizie senza disporre un controllo sul contenuto delle segnalazioni. Né è estranea a questa superficialità il clima di diffusa benevolenza con cui si guarda alle religioni, soprattutto quando assumono, come in questo caso, il ruolo di perseguitate. Ci riferiamo al Rapporto sulle discriminazioni contro i Cristiani in Europa 2005-2011 (2) che costituisce il principale documento di sostegno a questa campagna, citato e accettato nella sua interezza e nelle conclusioni senza alcuna revisione o verifica da parte di coloro che lo citano. In un precedente articolo pubblicato su questo stesso sito (3) già si è già detto a proposito della scarsa attendibilità e probatorietà del Rapporto, caratterizzato da una nutrita elencazione di fatti futili e banali, commisti a pochi veri episodi di violenza, alcuni dei quali appaiono peraltro riconducibili a conflitti tra etnie religiose.

Nel solco di questa azione propagandistica si inserisce ora la voce del Prof. Massimo Introvigne, noto studioso cattolico di religioni, che in sua recente nota (4) ha modo di rilevare che in Europa esisterebbero ben 41 leggi “suscettibili di influenzare negativamente la libertà religiosa dei cristiani”. Inoltre nei tribunali europei si sarebbero registrate nel 2012 ben 169 sentenze giudicate pericolose per la libertà dei cristiani.

Occorre riconoscere che il prof. Introvigne è, per sua fortuna, dotato del senso del ridicolo perché aggiunge che tra i 15 paesi che hanno legiferato in danno della libertà religiosa non c’è l’Italia.

Per capire meglio di cosa si tratta ecco qualche esempio delle leggi che il prof. Introvigne ritiene discriminatorie per i cristiani:

  1. Norme che limitano l’obiezione di coscienza dei sanitari che non vogliono collaborare all’aborto, dei farmacisti che non vogliono distribuire contraccettivi d’emergenza o degli ufficiali di stato civile che si rifiutano di registrare matrimoni o unioni di coppie omosessuali. Accade infatti che in alcuni paesi europei i ginecologi obiettori di coscienza non sono assunti nelle strutture pubbliche o sono multati se si astengono dall’intervenire, vista la necessità di fornire da parte dei sistemi sanitari nazionali l’interruzione di gravidanza laddove essa è consentita.

  2. Norme che puniscono le dichiarazioni omofobiche. Alcuni cristiani sono stati multati per essersi espressi con parole d’odio contro gli omosessuali, richiamando alcuni passi della Bibbia che condannano la sodomia. I cristiani ritengono che tali divieti siano delle limitazioni alla loro libertà di espressione religiosa, ma le dichiarazioni di odio e discriminazione contro gli omosessuali sono punite non perché espresse da Cristiani ma in quanto considerate  “espressioni d’odio” (hate speech).

  3. Norme che in alcuni paesi europei limitano o vietano l’istruzione domestica, ossia la possibilità di educare i figli a casa, senza far loro frequentare la scuola. I credenti vedono in queste norme una grave limitazione della loro libertà educativa.

  4. Norme e sentenze diverse che limitano l’uso di simboli religiosi.

 

Quella che il prof. Introvigne espone come un fatto è in realtà un’opinione, perché le leggi che egli interpreta come lesive dei diritti dei cristiani, con una diversa lettura più aderente alla volontà del legislatore, si mostrano come norme dettate per assicurare a tutta la collettività, credenti e non, diritti generali altrimenti lesi da quegli stessi comportamenti che i cristiani ritengono sia loro diritto religioso esercitare. Si tratta di norme che puniscono comportamenti illeciti o discriminatori, da chiunque commessi che non mirano a colpire una specifica confessione ma sono ispirate a principi di laicità oppure ad assicurare la parità tra le religioni di un paese.

Ed ecco allora che le norme denunciate dal Prof. Introvigne, se interpretate in modo non tendenzioso, si presentano nella loro reale natura: il divieto dell’obiezione di coscienza non vuole colpire i medici cristiani obiettori ma tende ad assicurare a tutti i cittadini le prestazioni sanitarie previste dalle leggi dello Stato; le norme che puniscono l’omofobia sono le stesse che puniscono tutte le espressioni d’odio contro chiunque dirette e da chiunque provenienti a tutela di gruppi o minoranze;  le leggi che limitano l’insegnamento scolastico domestico, pure ritenute discriminatorie dai cristiani, sono dettate a tutela dei diritti minimi dell’infanzia ad aver diritto ad una valida educazione; infine le norme che vietano o limitano, laddove esistono, l’esposizione di simboli religiosi sono espressione della impostazione laica dello Stato che non deve privilegiare alcuna religione o espressione di pensiero.

Tutte queste norme sono ritenute invece dal Prof. Introvigne persecutorie  nei confronti dei cristiani, sottacendo che non state scritte per essi o contro di essi,  bensì per impedire comportamenti violenti in danno di gruppi di persone oppure per difendere diritti civili individuali o collettivi.

Ma c’è anche un altro fronte sul quale gli integralisti cristiani ritengono di essere discriminati e oggetto di aggressione ed è quello dei “privilegi e delle eccezioni religiose”, di cui da sempre i cristiani in Europa, e in particolare in Italia, hanno beneficiato. In nome della religione sono stati negli anni concessi alle religioni di Stato o di maggioranza privilegi economici ed esenzioni fiscali e normative che hanno creato uno status privilegiato al Cristianesimo e ai credenti. Per chi è stato per secoli il beneficiario di questi vantaggi è naturale considerarli ormai come diritti consolidati ed inalienabili. Accade che da qualche anno questa situazione cominci a essere messa in discussione dall’opinione pubblica che la considera non più tollerabile ed emergono sempre più voci che vorrebbero ridurre questo clima di favore e di presenza della religione nella vita pubblica, riconducendola più correttamente e laicamente entro confini privati e personali.

Un significativo esempio è fornito dalla vicenda della Corte europea per i diritti dell’uomo che si è pronunciata recentemente su quattro casi di cittadini inglesi che erano ricorsi all’alta corte ritenendosi discriminati sul lavoro a motivo della loro religione. La bocciatura di tre di questi ricorsi ha fatto gridare i cristiani alla discriminazione religiosa in base alla pretesa che in nome della loro religione ogni comportamento debba essere consentito anche quando va contro diritti collettivi o individuali altrui.

Questo è quello che accade in Europa dove spira un timido venticello revisionista.

In Italia invece siamo ben lontani da tutto questo e lo riconosce lo stesso Prof. Introvigne. Le leggi  continuano monoliticamente a consentire alla Chiesa cattolica una situazione di smaccato privilegio. Oltre sei miliardi di euro l’anno di fondi pubblici vanno a beneficio diretto del Cattolicesimo sotto forma di erogazioni dirette, di  esenzioni fiscali e di agevolazioni tariffarie, senza contare la decisa influenza esercitata in campo politico. Per quanto riguarda le leggi, in Italia sono ancora puniti i reati di opinione quando si riferiscono alla religione (vilipendio e bestemmia); l’obiezione di coscienza è così diffusa negli ospedali (con punte dell’80%) da rendere spesso inapplicabile l’interruzione della gravidanza; la legge sulla procreazione assistita è stata pura espressione del punto di vista cattolico; non esiste ancora una normativa di fine vita sul testamento biologico e l’eutanasia; il crocifisso continua a essere imposto a tutti negli uffici pubblici sulla base di  vecchie circolari e laddove viene tolto suscita un putiferio di proteste.

Sembra legittimo concludere che questa tanto urlata discriminazione in danno dei Cristiani in Europa e tantomeno in Italia non ci sia. Quello che colpisce i cristiani e ne suscita la reazione è il veder messo in discussione per la prima volta nella storia la loro condizione privilegiata e la possibilità di continuare a curare attraverso le leggi i propri interessi. La campagna cristiana ben lungi dal denunciare una situazione discriminatoria si rivela una pura operazione di propaganda svincolata da basi reali.

La realtà è sotto gli occhi tutti ed è li a smentire certe suggestive affermazioni.

 

Dagoberto Frattaroli

  1. Per discriminazione s’intende ogni comportamento che nega diritti a individui o a classi di individui a motivo della fede professata; per intolleranza si intende ogni comportamento individuale o sociale che emargina una  religione o i suoi simboli.

  2. “Shadow Report on Intolerance and discrimination against Christians in Europe 2005-2010” e “Report 2011”, pubblicati dall’Observatory on Intolerance and Discrimination against Christians, organizzazione non governativa (ONG) con sede a Vienna, diretta dalla teologa D.ssa Gudrun Kugler. I Rapporti, in lingua inglese, sono reperibili sul sito: www.intoleranceagainstchristians.eu/‎

  3. “Persecuzioni contro i Cristiani 2.0” di Dagoberto Frattaroli

  4. “Crescono le intimidazioni contro i Cristiani in Europa”, 22 maggio 2013, da Zenit.org

Il presente articolo utilizza in parte i contributi di diversi interventi della Redazione dell’UAAR reperibili sul sito www.UAAR.it

 

9 Luglio 2013   |   articoli, attualità   |   Tags: , , ,